(I brani di riflessione  sono tratti da: R.Cantalamessa, “Questo è il mio Corpo. L’Eucaristia alla luce dell’Adoro te devote e dell’Ave verum” , Ed. San Paolo, 2005)



Esposizione dell’Eucaristia

Canto: Adoro te devote
Adoro te devote, latens Dèitas,
Quae sub his figùris vere làtitas:
Tibi se cor meum tòtum sùbjicit,
Quia te contèmplans totùm dèficit.
Visus tactus gustus in te fallitur
Sed auditu solo tuto creditur:
Credo quidquid dixit Dei filius:
Nil hoc verbo Veritatis verius
In cruce latèbat sola Deitas,
At hic latet simul et humanitas:
Ambo tamen credens atque confitens
Peto quod petivit làtro poenitens.
Plagas sicut Thomas, non intueor:
Deum tamen mèum te confiteor:
Fac me tibi semper màgis credere,
In te spem habère, te dilìgere. Amen.

Preghiamo
(Insieme)
Noi ti adoriamo,
o mirabile Sacramento della presenza
di Colui che amò i suoi “sino alla fine”.
Noi ti ringraziamo, o Signore,
che nell’Eucaristia edifichi ,
raduni e vivifichi la Chiesa.
O divina Eucaristia,
fiamma dell’amore di Cristo
che ardi sull’altare del mondo,
fa che la Chiesa, da te confortata
sia sempre più sollecita
nell’asciugare le lacrime di chi soffre
e nel sostenere gli sforzi
di chi anela alla giustizia e alla pace.



I. L’ADORAZIONE EUCARISTICA


Nel silenzio….meditiamo

La prima strofa dell’Adoro te devote - che abbiamo cantato – è Traboccante di adorazione.
Adoro: questa parola è da sola una professione di fede nell’ identità tra il Corpo eucaristico e il Corpo storico di Cristo, “nato da Maria Vergine, che veramente ha patito e fu immolato sulla croce per l’uomo”. E’ solo grazie a questa identità infatti e all’unione ipostatica in Cristo tra umanità e divinità, che noi possiamo stare in adorazione davanti all’Ostia consacrata, senza peccare di idolatria. Già Sant’Agostino diceva: “ In questa carne, il Signore, ha qui camminato e questa stessa carne ci ha dato da mangiare per la salvezza; e nessuno mangia quella carne senza averla prima adorate…Noi non pecchiamo adorandola, ma pecchiamo se non la adoriamo”.
E’ stato il Nuovo Testamento ad elevare la parola adorazione a una dignità ignota fino allora. Ogni volta che nel Nuovo Testamento si tenta di adorare qualcuno che non sia Dio in persona, la reazione immediata è :” Non farlo!”, “E’ Dio che si deve adorare. La Chiesa ha raccolto questo insegnamento, facendo dell’adorazione l’atto per eccellenza del culto di latria, distinto da quello detto di dulia riservato ai Santi e da quello di iperdulia riservato alla Vergine.
L’adorazione è dunque l’unico atto religioso che non si può offrire a nessun altro, nell’intero universo, neppure alla Madonna, ma solo a Dio. E’ qui la sua dignità e forza unica.
Ma in che cosa consiste propriamente e come si manifesta l’adorazione? L’adorazione può essere preparata da lunga riflessione, ma termina con una intuizione e, come ogni intuizione, essa non dura a lungo. E’ la percezione della grandezza, maestà, bellezza, e insieme della bontà di Dio e della sua presenza che toglie il respiro. E’ una specie di naufragio nell’oceano senza rive e senza fondo della maestà di Dio…..
Quando è genuina l’adorazione non ha nulla di servile; non è espressione di timore, ma di amore e liberà filiale….. “Quando sto davanti al Santissimo, non abbasso più lo sguardo per paura di incontrare il suo, ma per adorarlo. Quei momenti mi accompagnano poi per tutto il giorno”.
Un’espressione di adorazione, più efficace di qualsiasi parola, è il silenzio. Adorare, secondo la stupenda espressione di S. Gregorio Nazianzeno, significa elevare a Dio un “inno di silenzio”.


Invocazioni
Santa Eucaristia    noi ti adoriamo
Gesù presente e vivo in mezzo a noi noi ti adoriamo
Gesù salvezza del mondo noi ti adoriamo
Gesù dono di grazia per il mondo noi ti adoriamo



II. LA CONTEMPLAZIONE EUCARISTICA


Canto:
O Gesù ti adoro Ostia candida
Sotto un vel di pane nutri l’anima
Solo in Te il mio cuore si abbandonerà
Perché tutto è vano se contemplo Te

Nel silenzio….meditiamo

L‘adorazione eucaristica può essere personale o comunitaria; anzi essa esprime tutta la sua forza di segno, proprio quando è un’intera assemblea che sta dinanzi al Santissimo Sacramento, cantando, lodando, o semplicemente rimanendo in ginocchio.
La contemplazione invece è un’attrattiva eminentemente personale; richiede silenzio, esige che ci si isoli da tutto e da tutti per concentrarsi sull’oggetto contemplato e perdersi in esso.
Te contemplans, quel pronome Te? Certamente il Cristo realmente presente nell’ostia, ma non una presenza statica e inerte; indica tutto il mistero di Cristo, la persona e l’opera; è un riascoltare silenziosamente il vangelo che dà alla parola una forza e immediatezza particolari.
Ma questo non è ancora il vertice della contemplazione eucaristica. Questa consiste essenzialmente in uno sguardo amante e adorante, penetrante e immobile sul Cristo presente. E’ il tentativo di stabilire un contatto da cuore a cuore con Gesù presente realmente nell’ostia e, attraverso lui, elevarsi al Padre nello Spirito Santo. Nel cristianesimo, la contemplazione non è mai a senso unico; sono sempre due sguardi che si incontrano: “Lui guarda me, io guardo lui”, come diceva il contadino della parrocchia di Ars al suo curato. E’ un guardare uno che ci guarda.
La contemplazione eucaristica è tutt’altro che sterile e inoperosa. L’uomo riflette in sé, a volte anche fisicamente, ciò che contempla. Non si sta a lungo esposti al sole senza portarne le tracce sul viso. Stando a lungo e con fede, non necessariamente con fervore sensibile, davanti al Santissimo noi assimiliamo i pensieri e i sentimenti di Cristo, per via non discorsiva ma intuitiva. In altre parole, è ciò che dice l’apostolo Paolo: “Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore” (2 Cor .3,18) E’ vera anche in senso cristiano l’intuizione del filosofo Plotino: “Ogni essere è ciò che contempla”.
La contemplazione eucaristica ha anche uno straordinario potere di guarigione. Nel deserto Dio ordinò a Mosè di elevare su un’asta un serpente di rame e quelli che erano morsi dai serpenti velenosi, se guardavano il serpente, venivano guariti (cfr.Num 21,4-9). Gesù ha applicato a sé il simbolo misterioso del serpente di rame (Gv 3,14). Quello dunque che dobbiamo fare quando siamo raggiunti dai morsi velenosi dell’orgoglio, della sensualità e di tutte le altre malattie dell’anima non è perdersi in vane considerazioni o cercare scuse, ma correre davanti al Santissimo, guardare l’Ostia e fare sì che la guarigione passi per dove così spesso passa il male: i nostri occhi.
Se ora però, da questi squarci di luce che l’autore ci ha fatto intravedere, ritorniamo con il pensiero alla nostra realtà e al nostro povero modo di stare davanti all’Eucaristia, rischiamo di sentirci avviliti e scoraggiati. Sarebbe del tutto sbagliato.
L’unica cosa che lo Spirito Santo richiede da noi è solo di dargli il nostro tempo, anche se all’inizio esso dovesse sembrare tempo perso. Io non dimenticherò mai la lezione che un giorno mi fu data a questo riguardo. Dicevo a Dio: “Signore, dammi il fervore e io ti darò tutto il tempo che vuoi per la preghiera”. Nel mio cuore trovai la risposta: “Dammi il tuo tempo e io ti darò tutto il fervore che vuoi nella preghiera”.

(preghiera personale)


Preghiera litanica
Gesù tu sei il pane di vita donaci forza
Gesù tu sei l’Emmanuele resta con noi
Gesù tu sei il buon Pastore guidaci
Gesù tu sei la luce del mondo illuminaci
Gesù tu sei l’Agnello di Dio perdonaci
Gesù tu sei il fuoco di Dio consumaci
Gesù tu sei il medico delle anime guariscici
Gesù tu sei il Figlio di Dio abbi pietà di noi




III. IL MIRACOLO DELLA "TRASFORMAZIONE"


Canto:
Anche se le piaghe non mi fai toccar
grido con Tommaso: “ sei il mio Signor”:
cresca in me la fede, voglio in Te sperar,
pace trovi il cuore solo nel tuo amor:
Sei ricordo eterno che morì il Signor
Pane vivo, Vita, Tu diventi in me.
Fa che la mia mente luce attinga in Te
e della tua manna porti il gusto in sé.

Nel silenzio….meditiamo

Nell’Eucaristia non c’e solo comunione tra Cristo e noi, ma anche assimilazione ; la comunione non è solo unione di due corpi, di due menti, di due volontà, ma è assimilazione all’unico corpo, all’unica mente e volontà di Cristo. “ Chi si unisce al Signore forma con lui un solo Spirito”.
La carne incorruttibile e datrice di vita del Verbo incarnato diventa “mia”, ma anche la mia carne, la mia umanità diventa di Cristo, è fatta propria da Lui. Nell’Eucaristia noi riceviamo il corpo e il sangue di Cristo, ma anche Cristo “riceve” il nostro corpo e il nostro sangue! Gesù, scrive sant’Ilario di Poitiers, assume la carne di colui che assume la sua. Egli dice a noi: “Prendi, questo è il mio corpo” ma anche noi possiamo dire a lui: “Prendi questo è il mio corpo”.
Non c’è nulla nella mia vita che non appartenga a Cristo. Quale inesauribile motivo di stupore e di consolazione al pensiero che la nostra umanità diventa l’umanità di Cristo! Ma anche quale responsabilità da tutto ciò! Se i miei occhi sono diventati gli occhi di Cristo, la mia bocca quella di Cristo, quale motivo per non permettere al mio sguardo do indugiare su immagini lascive, alla mia lingua di non parlare contro il fratello, al mio corpo di servire come strumento di peccato.

(preghiera personale)


Guarda con amore l’Ostia, fissa il tuo sguardo in Gesù, e digli con tutto l’ardore della tua fede: “Signor mio e Dio mio!”. Sentirai il tuo cuore pervaso da una dolcezza profonda, da un gusto divino, e capirai le parole di Gesù: “Beati coloro che pur non avendo visto crederanno”.

Lode a Te,    pane vivo disceso dal cielo
Lode a Te,    Dio nascosto e Salvatore
Lode a Te ,   frumento che nutri gli eletti
Lode a Te,    mensa purissima
Lode a Te,    difesa della nostra fragilità
Lode a Te,    fonte di vita
Lode a Te,    fonte di santità
Lode a Te,    miracolo stupendo
Lode a Te,    memoriale dell’amore di Dio
Lode a Te,    vincolo di carità
Lode a Te,    Signore Gesù
Lode a Te,    pane celeste
Lode a Te,    ora e sempre.




IV. IL NOSTRO PELLICANO


Canto:
Come il pellicano nutri noi di Te;
dal peccato, grido: “Lavami Signor”.
Il tuo Sangue è fuoco, brucia il nostro error;
una sola stilla tutti può salvar.

Nel silenzio….meditiamo

Era credenza comune nell’antichità e nel medioevo che il pellicano si aprisse, con il becco, una ferita nel petto per nutrire, con il proprio sangue, i suoi piccoli affamati, o anche per ridestarli alla vita se morti.
San Giovanni Crisostomo aveva espresso lo stesso pensiero con un simbolo non meno bello e certamente più umano: “Come la donna nutre colui che ha generato con il proprio sangue e latte, così anche Cristo nutre continuamente col proprio sangue colui che egli stesso generò”….. Il contenuto teologico è un solenne atto di fede nel valore universale del sangue di Cristo di cui una sola goccia, si dice, basta a salvare tutto il mondo. Un’affermazione quasi identica troviamo in san Tommaso d’Aquino che dice di desumerla da san Bernardo: “La più piccola goccia del sangue di Cristo sarebbe bastata alla redenzione del genere umano”.
Se crediamo che il sangue versato sulla croce è il sangue di un Dio fatto uomo come abbiamo proclamato in precedenza, l’affermazione che una sola stilla di esso può salvare il mondo intero non è più un’esagerazione, ma una necessità. “Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Gv 2,2)
L’autore non ha torto di insistere sulla purificazione dai peccati mediante il sangue… Il nesso tra il sangue e la remissione dei peccati è affermato già nelle parola dell’istituzione: “Questo è il calice del mio sangue…versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”… Nella Messa noi abbiamo la possibilità di sottoporci ogni volta a una specie di dialisi spirituale: le scorie di peccato che si accumulano nella nostra coscienza  dissolte dal contatto con il sangue di Cristo che viene in noi.

(preghiera personale)


Preghiera
(silenziosa)
O Gesù, che hai aperto nelle tue piaghe
una fonte di vita per chi ti ama,
fa che non invano
io mi accosti al Mistero del tuo amore.
A me povero di bene e ricco di peccato,
venga il tuo sangue prezioso,
o Agnello senza macchia,
e mi rinnovi infondendomi nell’anima
purezza e splendore

(Mons. Gremigni)


Invocazioni
Rit. Salvaci!
Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza
Sangue di Cristo, senza il quale non vi è perdono
sangue di Cristo, bevanda e lavacro delle anime
Sangue di Cristo, fiume di misericordia
Sangue di Cristo, fortezza dei martiri
Sangue di Cristo, che fai germogliare i vergini
Sangue di Cristo, sostegno dei vacillanti
Sangue di Cristo, sollievo dei sofferenti
Sangue di Cristo, conforto dei morenti
Sangue di Cristo, pace e dolcezza dei cuori
Sangue di Cristo, pegno della vita eterna


Preghiamo
(Insieme)
O Dio,
che ami tanto gli uomini
da scendere ogni giorno sugli altari
e rimanere in comunione con essi,
suscita anche in me le disposizioni di spirito
per accoglierti il meno indegnamente in me
e purificami con il tuo Sangue prezioso.
Sangue e acqua
che scaturisci dal Cuore di Gesù
come sorgente di misericordia per noi,
purificami.



V. PEGNO DELLA GLORIA FUTURA

Canto:
Ora guardo l’Ostia che Ti cela a me
ardo dalla sete di vedere Te:
quando questa carne si dissolverà
il Tuo viso, luce si disvelerà

Nel silenzio….meditiamo

L’adoro te devote inizia parlandoci di una presenza di Cristo nascosta e termina parlandoci di una presenza velata. Ma proprio questo suo essere nascosto e velato genera il desiderio dello svelamento, della visione senza veli. A chi ama, non basta una presenza nascosta e parziale. Bossuet scrive: “Ho dunque tutto. Cosa mi resta da desiderare se non vedere ciò che posseggo, rompere il velo e contemplare chiaramente, per visione manifesta, ciò che io so bene di avere, ma che non vedo ancora?”. L’Eucaristia non si limita a suscitare il desiderio della gloria futura, ma è anche il pegno (et futurae gloriae). L’Eucaristia è pegno perché cesserà quando finiranno i segni e i sacramenti e saranno sostituiti dalla visione della gloria.
Un’orazione liturgica dice che l’Eucaristia è il sacramento che a noi pellegrini sulla terra, rivela il senso cristiano della vita. Essendo come la manna, nutrimento di coloro che sono in cammino verso la terra promessa, essa ricorda costantemente al cristiano che egli è “pellegrino e forestiero” in questo mondo. Che la sua vita è un esodo.
Potessimo alla fine della vita dire anche noi con S. Tommaso d’Aquino: “ Credo vero e tengo per certo essere egli vero Dio e vero uomo. Figlio di Dio Padre e della Vergine Maria e credo con il cuore e professo con la bocca quello che il sacerdote mi ha detto di questo santissimo sacramento… Ricevo Te, prezzo della redenzione della mia anima, per amore del quale ho studiato, ho vegliato e lavorato...e nell’obbedienza alla santa Romana Chiesa, passo da questa vita”.


Intercessioni
Rit. O Gesù Eucaristia ascoltaci
- Per il Papa, i Vescovi, i Presbiteri, i Diaconi: il Signore li renda attenti ai bisogni del popolo cristiano, ispiri loro le scelte giuste e necessarie per l’edificazione di ogni comunità. Preghiamo.
- Per la pace nel mondo: perché tutti i popoli della terra possano vivere in serenità e concordia come fratelli. Preghiamo
- Per i missionari: perché lo Spirito Santo sostenga il loro impegno apostolico e dia a tutti i battezzati la coscienza di essere responsabili dell’annuncio del Vangelo. Preghiamo
- Per quanti soffrono nel corpo e nello spirito: perché il Pane Eucaristico sia loro nutrimento, conforto e sostegno. Preghiamo.
- Per noi tutti, per i nostri familiari e amici: perché nutriti della Parola e dell’Eucaristia siamo di giorno in giorno più fedeli e generosi nel servizio del regno di Dio. Preghiamo.


Padre nostro….


Preghiamo
(Insieme)
O Dio, dell’Eucaristia che vuoi e devi essere da noi amato, con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutta l’anima, poiché noi miseri non abbiamo la forza di amarti così perfettamente, infondici, te ne supplichiamo, il tuo santo Spirito che è Amore: e questo divino amore regni su tutte le potenze dell’anima nostra e le accenda del suo fuoco, affinchè tutta la nostra vita e la stessa morte altro non sia che amore a Te, o Gesù, che per amore ti sei fatto nostro Compagno e nostro Cibo nell’Eucaristia. Amen!

(B. Elena Guerra)



Reposizione dell’Eucaristia


Canto alla Vergine Maria