Esposizione del SS. Sacramento


Canto: PANE DI VITA
Pane di vita tu sei, Signore,
pane del cielo che nutre il cammino;
noi che veniamo alla mensa del regno
oggi con fede annunciamo il mistero.
Vieni tra noi e rinnova l’incontro
pace rinnova tra il cielo e la terra
ad ogni cosa ridona bellezza
ad ogni uomo ridona amicizia.
Popolo santo in cammino nel mondo,
tempio che accoglie la tua presenza
noi ti cantiamo la lode del cuore:
tu sei, Signore, la nostra speranza.
Guida: Nella Chiesa ciascuno di noi ha un posto, ciascuno ha una chiamata. Il Signore ci interpella personalmente e, qualunque sia la nostra chiamata, Egli ci chiede di diventare santi. Nell’adorazione di questa sera vogliamo contemplare l’amore di Cristo che si fa tutto a tutti, per chiedere per noi, per i Sacerdoti e per tutta la Chiesa la grazia di poter fare della nostra vita un dono, una Eucaristia, come Cristo.


Preghiera di S. Giovanni M. Vianney:
Lett.: Ti amo, mio Dio, e il mio desiderio
é di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita.
Rit. cantato: O Dio, sei Tu il mio Dio, io ti cerco,
l’anima mia ha sete di te
Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferisco morire amandoti,
piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.
Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedo
è di amarti eternamente.
Rit. O Dio, sei Tu il mio Dio...
Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo,
soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente.
Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo,
voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro.
Rit. O Dio, sei Tu il mio Dio…
Ti amo, mio divino Salvatore,
perché sei stato crocifisso per me,
e mi tieni quaggiù crocifisso con te.
Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti
e sapendo che ti amo.
Rit. O Dio, sei Tu il mio Dio...


I. COME  FRUMENTO

Guida: Davanti a Gesù Eucaristia contempliamo il mistero dell’amore che sa donarsi fino alla fine per gli altri. Chiediamo il dono di essere come frumento, completamente donati per i nostri fratelli.
Lett. : Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15,13)
In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna (Gv 12,24-25).

Nel silenzio, medito…

“Con il comando « Fate questo in memoria di me » (Lc 22,19; 1 Cor 11,25), Egli [Cristo] ci chiede di corrispondere al suo dono e di rappresentarlo sacramentalmente. Con queste parole, pertanto, il Signore esprime, per così dire, l'attesa che la sua Chiesa, nata dal suo sacrificio, accolga questo dono, sviluppando sotto la guida dello Spirito Santo la forma liturgica del Sacramento. Il memoriale del suo dono perfetto, infatti, non consiste nella semplice ripetizione dell'Ultima Cena, ma propriamente nell'Eucaristia, ossia nella novità radicale del culto cristiano. Gesù ci ha così lasciato il compito di entrare nella sua «ora»: «L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo soltanto in modo statico il Logos1 Cor 15,28)”. (Benedetto XVI, Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, n. 11). incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione ». Egli «ci attira dentro di sé». La conversione sostanziale del pane e del vino nel suo corpo e nel suo sangue pone dentro la creazione il principio di un cambiamento radicale, come una sorta di « fissione nucleare », per usare un'immagine a noi oggi ben nota, portata nel più intimo dell'essere, un cambiamento destinato a suscitare un processo di trasformazione della realtà, il cui termine ultimo sarà la trasfigurazione del mondo intero, fino a quella condizione in cui Dio sarà tutto in tutti.
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“L’Eucaristia è il Dio spogliato dagli uomini, è il Dio che si è fatto “macinare” e prendere. Gesù Eucaristia mi insegna non solo a vivere amando, ma anche a morire per amore, a soffrire senza avere la pretesa di essere risarcito dalla sofferenza subita. Per questo, ogni momento di adorazione crea in me il senso della libertà: dona gioia e amore.
Adorare è dire: “Eccomi, sono qui”. Adorare è liberarsi dalla tirannia dell’io egoista, distratto, prepotente, per restare davanti a Dio per quello che siamo veramente. Che dono ci fai, Signore, spogliandoci di tutto: nessuno è così libero e vivo come colui che ha accettato la “morte”, la propria insignificanza, ed ha la forza di dire ancora: io ti amo”. (L. Oropallo, Davanti al Signore, ed. AdP, Roma 2001,2, p. 20).
“Tutta la nostra esistenza, tutto il nostro essere deve gridare il Vangelo sui tetti; tutta la nostra persona deve respirare Gesù, tutti i nostri atti, tutta la nostra vita devono gridare che noi apparteniamo a Gesù, devono presentare l’immagine della vita evangelica” (Charles De Foucauld)

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Intercessioni
Diciamo insieme: Signore, donaci la tua grazia

Perché scopriamo sempre più la profondità del tuo dono nell’Eucaristia
Perché abbiamo il coraggio di spenderci per te e per i fratelli, gratuitamente
Perché siamo tuoi testimoni dove ci chiami a vivere
Perché modelliamo il nostro amore per gli altri sul tuo amore per noi
Perché la nostra vita, i nostri gesti, le nostre parole, siano trasparenza di Te


II. COME LIEVITO


Guida La nostra vita offerta in unione con quella di Gesù ci rende lievito di santità nella Chiesa e nel mondo. Chiediamo oggi questo dono di amore per noi e in modo particolare per tutti i laici.
Lett.: Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti (Mt 13,33).


Rit.: Vieni a noi, Signore.
Tu che sei pane di vita.
Tu che sei pane d’immortalità.
Tu che sei cibo santo e ineffabile.
Tu che sei vita viva e vivificante.

Canto: Il tuo popolo in cammino
Il tuo popolo in cammino cerca in te la guida.
Sulla strada verso il Regno sei sostegno col tuo corpo:
resta sempre con noi, o Signore!
È il tuo pane, Gesù, che ci dà forza
e rende più sicuro il nostro passo.
Se il vigore nel cammino si svilisce,
la tua mano dona lieta la speranza.
È il tuo dono, Gesù, la vera fonte
del gesto coraggioso di chi annuncia.
Se la Chiesa non è aperta ad ogni uomo,
il tuo fuoco le rivela la missione.


Nel silenzio, medito…
“Chissà perché noi uomini ci preoccupiamo sempre tanto di apparire, e non ci fidiamo del tuo amore? Chissà perché il poco ci spaventa, e si fa fatica a capire che quel ‘poco’, se è vero e sincero, vale più dell’apparenza, del ‘forse’?
Un pizzico di lievito. Quando si mangia il pane, nessuno pensa a quel chicco di grano piantato in terra, nessuno pensa a quella spiga maturata, tagliata, spogliata, frantumata, macinata, fatta farina, impastata con l’acqua e con il lievito e avvolta poi dal calore forte del fuoco.
Per dare consistenza alle cose bisogna perdersi dentro di esse. Dov’è la farina, il chicco, la spiga, il sole, la terra, l’acqua, il lievito, il lavoro dell’uomo, il fuoco?
Tutto si trasforma per diventare ciò che è pane. Un pezzo di pane, e tutto questo è ciò che il fuoco ha trasformato. Un po’ di pane, un pizzico di lievito, delle gocce d’acqua, un sorriso, delle lacrime: tutto un po’ che, nelle mani dell’amore, diventa Presenza. Questa tua Presenza. Tu sei Presenza.
Ecco, allora, Signore, il mio poco davanti a te, che viene trasformato dal tuo amore quale segno della tua Presenza… (L. Oropallo, o.c., pp.72- 73).
“I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano un qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale genere di vita. La loro dottrina non è stata inventata per riflessione e indagine di uomini amanti delle novità, né essi si appoggiano, come taluni, sopra un sistema filosofico umano. […]
Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Trascorrono la loro vita sulla terra, ma la loro cittadinanza è quella del cielo. […] In una parola i cristiani sono nel mondo quello che è l’anima nel corpo.” (Lettera a Diogneto, nn. 5-6, passim).
“Signore, ogni volta che decido di adorarti mi rendo conto che non è sufficiente guardare fisso verso l’Eucaristia. Tu mi chiedi anche di guardare intorno, di guardare ‘oltre’, ‘lontano’. […] L’adorazione non si esaurisce nel dialogo io-Tu. Tu, Signore, vuoi vedere quanto sono capace di accogliere quelli che mi stanno accanto: mi vieni a cercare per fare del mio volto il segno dell’amicizia e della speranza, per riaccendere in tanti il desiderio dell’amore. […]
Dammi il coraggio di donarti il ‘di più’ di me. Vedi Gesù, in questo tempo di adorazione mi rendo conto che quel poco che c’è in me è proprio quello da cui non so staccarmi per donartelo. Ma se non lo so donare a te, non so neanche darlo o proporlo agli altri.
La mia falsa umiltà mi fa rimandare il dono che da me vuoi. Ma da sempre, ci dici che quello che tu desideri da noi è proprio quello che ancora non riusciamo a donarti.
Non dici che cosa vuoi, ma tu desideri il nostro ‘tutto’ fatto dal nostro ‘poco’ “ (L. Oropallo, o.c., p. 74).


Preghiera
Signore Gesù
che la tua mente diventi la mia mente,
che il tuo pensiero si faccia mio pensiero
e la tua parola diventi la mia
e la mia si faccia tua parola.
Signore Gesù,
che il mio cuore diventi il tuo cuore
e la mia volontà la tua volontà
e i miei siano i tuoi sentimenti
e il tuo sentimento il mio.
Signore Gesù,
che la mia voce sia la tua voce
e le mie mani le tue mani:
che tu abbia ancora e sempre
e occhi e sensi e voce.
Signore Gesù,
che tutto il tuo corpo sia il mio corpo,
la tua vita la mia vita,
tutto il tuo essere sia il mio essere:
così continui a incarnarti, Signore,
in ogni nuovo giorno che sorge,
in ogni nuova eucaristia,
e ogni mia comunione con te
non sia mai la stessa comunione
ma una comunione sempre più vera.
Amen.

(p. David Maria Turoldo)



III. COME PANE


Guida Uniti a Gesù Eucaristia, vogliamo anche noi diventare pane spezzato e donato per il mondo. Offriamo al Signore tutte le nostre povertà e debolezze perché Lui le possa trasformare.
Lett. 1: Gesù, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla (Mt 14,19).
Lett. 2: I cinque pani e i due pesci stanno a indicare il nostro apporto, povero ma necessario, che Egli trasforma in dono di amore per tutti. (…) L’Eucaristia è dunque una chiamata alla santità e al dono di sé ai fratelli, perché “la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo” (Benedetto XVI).

Nel silenzio, medito…

“Adorare è ritrovare il coraggio di fare della propria vita un dono gratuito, scoprendo sempre più che ‘la vita è fatta per esplodere, per andare più lontano, per farsi dono. Quando la si conserva per sé la si soffoca. La vita è triste quando la si conserva per sé. È magnifica nel momento in cui si comincia a donarla. Una vita di cui ci si rifiuta di essere i proprietari, una vita che si dà perché il mondo non sia più come prima, una vita come questa fa dei miracoli’ (M. Delbrêl).
Adorare significa voler fare della propria vita questa ‘eucaristia’  niente di più. Ma questo è tutto” (L. Oropallo, o.c., pp. 15-16).
“La storia della Chiesa è una storia di santità. Il Nuovo testamento afferma con forza questa caratteristica dei battezzati: essi sono santi nella misura in cui, separati dal mondo in quanto soggetto al Maligno, si consacrano a rendere il culto all’unico e vero Dio. Di fatto questa santità si manifesta nelle vicende di tanti Santi e Beati, riconosciuti dalla Chiesa, come anche in quelle di un’immensa moltitudine di uomini e donne sconosciuti il cui numero è impossibile calcolare. La loro vita attesta la verità del Vangelo e offre al mondo il segno visibile della possibilità della perfezione” (Giovanni Paolo II).
“Santità significa accettare la volontà di Dio. La santità non è un lusso per pochi, non è destinata solo a pochi, è destinata a voi e a me, è un dovere semplice. Poiché si impara ad amare, poiché si impara ad essere dono per gli altri, allora si impara ad essere santi. Io penso che solo la santità potrà sconfiggere il male e tutte le sofferenze e le miserie della gente e della nostra vita”.
(Beata Teresa di Calcutta)


Rit. Signore, donaci il coraggio della santità
Per vivere il nostro battesimo
Per svolgere con umiltà il compito a cui ci chiami nella Chiesa
Per fare del quotidiano un tempo di salvezza
Per aiutare i fratelli nella sofferenza e nel bisogno
Per riconoscere il male e combatterlo con tutte le forze
Per diventare pane spezzato per la vita del mondo
Per contribuire alla trasformazione del mondo




IV. PREGHIAMO PER I SACERDOTI, STRUMENTI E DISPENSATORI DELLA SALVEZZA

Guida Il Signore cerca strumenti disponibili per realizzare nel mondo il suo progetto di amore e per annunciare a tutti la chiamata alla santità. Rispondiamo anche noi, come il profeta Isaia, “Eccomi, manda me!” e chiediamo per tutti i battezzati la grazia di questa disponibilità a farsi annunciatori e strumenti della sua salvezza. Ma chi, più dei Sacerdoti, dispensatori dei misteri divini, è costituito per questa missione? La nostra preghiera vuole quindi accompagnare e sostenere il grande e arduo ministero dei sacerdoti.
Lett.1 : Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele (1 Cor 4,1-2).
Lett. 2: Con tutta l’ansia del mio cuore di pastore vi dico: amate i vostri sacerdoti! Stimateli, ascoltateli, seguiteli! Pregate ogni giorno per loro. Non lasciateli soli né all’altare né nella vita quotidiana. (Giovanni Paolo II)
Lett. 1: Domandiamo per tutti i sacerdoti il dono della perseveranza: che si mantengano fedeli alla preghiera, celebrino la santa Messa con devozione sempre rinnovata, vivano in ascolto della Parola di Dio e assimilino giorno dopo giorno gli stessi sentimenti ed atteggiamenti di Gesù Cristo, il Buon Pastore (Benedetto XVI)

Nel silenzio, medito…

Anche il sacerdote è un uomo peccatore: nessuno lo sa meglio di noi. Anche il sacerdote è un uomo tentato, debole, capace di stanchezza, di solitudine, di scoramenti. C’è un amico che possa capire un sacerdote peccatore? Ce n’è uno solo: si chiama Cristo. C’è un amico che possa capire, e capire fino in fondo, il sacerdote tentato? C’è un amico capace di non scandalizzarsi mai di fronte a non importa quale debolezza di un sacerdote? E’ Cristo. Il sacerdote, di questo amico non si può privare. Vi sono tanti momenti nella vita nei quali non c’è che Lui, non c’è che Lui a venirci incontro attraverso un avvenimento sensibile, inoppugnabile, assolutamente oggettivo, che è il sacramento dell’Eucaristia.
Non occorre arrovellarmi per sapere se Cristo mi accoglie: lo so, mi riceve: lo so! Io posso navigare nel buio più fondo, nell’angustia di conoscere la mia condizione interiore, ma so e posso sapere che Cristo mi accoglie. Se a questo amico confidassimo di più ciò che ci passa dentro, con la fedeltà, con l’assiduità, con l’umiltà di un incontro eucaristico lungamente assaporato, silenziosamente vissuto, il nostro sacerdozio riuscirebbe irrobustito, rasserenato, felice…
C’è, nella vita del prete, una necessità profonda di incontro eucaristico. L’amicizia assume dimensioni di intimità, assume dimensioni di confidenza, che vanno oltre il rito. E bisogna che di questo ci occupiamo e ci preoccupiamo specialmente in questo mondo frettoloso che ci ruba tutto il tempo, che ci fa sempre correre. Non dobbiamo lasciarci rubare l’amicizia con Gesù eucaristico.
Non permettiamo per nessun motivo alla fretta di rubarci l’amico che è Gesù in Sacramento, un amico che ci aspetta tutti i giorni; anche tutte le notti; è sempre a nostra disposizione.
Abbiamo tanto bisogno di essere sacerdoti felici per rendere credibile il Vangelo che annunciamo! Ed abbiamo bisogno anche di essere inesauribili, vigorosi, giovani di spirito, esuberanti di cuore per assolvere al nostro ministero sacerdotale. E questo bisogno si sazia lì, nell’Eucaristia, il sacramento dal quale siamo nati e del quale siamo nutriti anche noi; il sacramento che nella nostra vita da’ a Cristo il suo posto; un posto che è totale, perché a poco a poco la Sua Carne ed il Suo Sangue trasfigurino la nostra carne nella gloria e questa nostra fatica terrena in una beatitudine senza fine” (A. Ballestrero, In comunione con Dio. Meditazioni teologiche sul Sacerdozio, Città Nuova, Roma 1977, pp. 200-201).


Admirabile commercium!
La vocazione sacerdotale è un mistero. E’ il mistero di un ‘meraviglioso scambio’ – admirabile commercium – tra Dio  e l’uomo. Questi dona a Cristo la sua umanità, perché Egli se ne possa servire come strumento di salvezza, quasi facendo di quest’uomo un altro se stesso. Se non si coglie il mistero di questo “scambio”, non si riesce a capire come possa avvenire che un giovane, ascoltando la parola “Seguimi!”, giunga a rinunciare a tutto per Cristo, nella certezza che per questa strada la sua personalità umana si realizzerà pienamente.
C’è al mondo una realizzazione della nostra umanità che sia più grande del poter ripresentare ogni giorno in persona Christi il Sacrificio redentivo, lo stesso che Cristo consumò sulla croce? In questo Sacrificio, da una parte è presente nel modo più profondo lo stesso Mistero trinitario, dall’altra è come “ricapitolato” tutto l’universo creato (cfr. Ef 1,10).  (Giovanni Paolo II, Dono e mistero, p. 84).


Invocazioni
(Lettrice/assemblea)
L.   Gesù Sacerdote, concedici pastori secondo il tuo cuore
A.   Riempili con lo spirito del tuo sacerdozio
¨       Fa’ che le loro labbra custodiscano la scienza
¨       Manda operai per la tua messe
¨       Moltiplica i fedeli dispensatori dei tuoi misteri
¨       Dona loro un servizio perseverante nella tua volontà
¨       Concedi loro mitezza nel ministero, sollecitudine nell’azio-ne e costanza nella preghiera
¨       Promuovi per mezzo loro ovunque l’adorazione dell’Eu-caristia
¨       Sostieni i Sacerdoti vacillanti nella fede, provati dalla malattia, attraversati dal turbamento e dalla tentazione
¨       Accogli nella tua gloria coloro che sono stati tuoi buoni servitori


Padre nostro


Guida: Padre buono e misericordioso, che ci hai donato il tuo Figlio Gesù, nostro Salvatore e lo Spirito Santo, santificatore, fa’ che la nostra vita, unita a quella di Cristo, possa essere sacramento del tuo amore, che desidera la salvezza e la santità di ogni tuo figlio. Per Cristo nostro Signore.


Reposizione del SS. Sacramento


Canto finale alla Vergine Maria