1. VITA MONASTICA, BELLEZZA DELLA CHIESA
“Fa’, o Signore, che il nostro vivere insieme sia sotto il segno della tua prima Chiesa / Insieme nella preghiera e nel lavoro, insieme nel silenzio contemplativo e nella Frazione dei Pane / Insieme nel dividere i frutti del nostro lavoro, insieme nel condividere i doni dello Spirito / Insieme nell’attesa del tuo regno, insieme nel pacifico lavoro che accelera la tua venuta, / Amen, Marana tha”.
Per l’intervallo che separa l’ascensione dal suo ritorno, il Signore Gesù ha lasciato un comandamento nuovo, quello della carità fraterna, che, mediante lo Spirito Santo, ‘sgorga da cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera’ (1 Tim. 1, 5). E così, negli Atti degli Apostoli leggiamo: “I fedeli non avevano che un cuore solo e un’anima sola” (At. 4, 32), e si gusta ‘quant’è buono, quanto è dolce che i fratelli vivano insieme’ (Sal. 132).
Il monastero è, fin dagli inizi della storia della Chiesa, “una comunità in cammino alla ricerca di Dio e della sua santità, una famiglia sovrannaturale consacrata all’ascolto della Parola di Dio e alla celebrazione della sua gloria nella divina liturgia. Così si forgia il volto della comunità e si fa convergere in unum personalità in partenza molto diverse, senza per questo appiattirle, ma, al contrario, potenziandole” (G. Dossetti, in M. Gallo, Una comunità nata dalla Bibbia, p. 11), perché “il luogo della comunità è il cuore dell’uomo; tutti sono in te e tu in tutti” (D. Barsotti, Fissi gli occhi nel sole, p. 237).
In effetti, fin dalle origini, il monachesimo prolunga la dolce e forte esperienza della Chiesa primitiva perché ‘il fervore di questa fraternità è passato a quelli che li hanno seguiti. Lo sappiamo, fratelli, e ne benediciamo il Signore’ (S. Agostino): “Noi, fratelli. che siamo membra gli uni degli altri, figli di Dio, tralci della stessa vite, pecore del gregge spirituale che il vero Pastore ha radunato. A noi sono state date la carità e la pace. Ci è stata consegnata la generosità e la disponibilità nel sentirci fratelli. Amiamo gli uomini e noi saremo amici di Gesù, amico degli uomini” (S. Pacomio, Cat. I, 37, 44).
La vita dei monaci, nella ‘schiera fraterna’, non è una semplice convivenza impersonale, ma uno ‘stare insieme’ che coinvolge anima e corpo, non secondo un modello di natura sociologica, ma sull’esemplarità e ispirazione della prima comunità di Gerusalemme (RB, Prol. 45-50; 1, 2; 33, 6; 34, 6; 3 4, 1-2), per cui la comunità monastica non è una moltitudine ma ‘un cuor solo e un'anima sola,’ (At. 4,32), una ‘comunità’, costruita con libero e cosciente contributo di ogni suo membro (RB 1, 3 -5), liberato da ogni ricerca di successo personale (RB 7, 55).
Histoire - Communauté - Oblature - Initiatives - Textes - Deus Absconditus - Spazi di luce |
Benedettineghiffa.org - online dal 2009
Cookie Policy - Questo sito utilizza unicamente cookies tecnici necessari alla navigazione. Non installa cookies di profilazione.