Indice |
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Settimana benedettina |
2018 |
2017 |
Esperienza di preghiera 2016 |
2016 |
2015 |
Tutte le pagine |
Qui puoi trovare il materiale, varie testimonianze e foto delle settimane benedettine per le giovani presso il nostro monastero. Un vero assaggio della nostra vita!
Fermati e torna a te stessa
La stabilità interiore
“Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”
(Os 2, 16)
“Gli disse: ‘Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore’. Ed ecco il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto. Ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto…” (2 Re 19, 11-13)
“In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici…” (Lc 6. 12-13)
Fèrmati. Dove vai, se prima sai fermarti? Di fermarti alla presenza del Signore, di ritrovarti davanti a Lui, per recuperare la roccia, il fondamento stabile della tua vita. Una vita ben stabile e centrata è quel che tutti cercano e desiderano, ad ogni età, oggi più che mai, e in modo spesso esasperato. Ma allora, come si fa?!
La nostra Regola Benedettina ci chiede la stabilità nel monastero, il voto di stabilità è tipicamente benedettino. Alla Professione monastica facciamo voto di stabilità nel monastero in cui emettiamo i Voti: voto di stabilità nel luogo di appartenenza, per tutta la vita. Fino alla morte! Stabili in monastero fino alla fine. Non è come fuori, che si va, si viene, si corre, si gira e si rigira, si viaggia e si vola… in monastero si sta, si rimane… per sempre.
Non è solo una stabilità del luogo, ma, più ancora, è stabilità del cuore. Stabilità di un cuore che non si disperde, che non fluttua di qua e di là, che non tradisce. Perché è di Cristo. Ed è una santa battaglia da portare avanti ogni giorno! Non bisogna illudersi mai di essere a posto. Se si vuole diventare STABILI, bisogna camminare, non stare statici; lasciandosi portare ogni giorno al centro, verso Gesù Cristo.
Ma non è che san Benedetto se l’è inventato questo voto di stabilità…Ricordiamo il motto ricorrente dei padri, di fronte alla prova e alla tentazione: “Rimanere nella propria cella”. Restare, rimanere, stare in Dio, aggrappati a Lui, più ‘infuria la bufera’. Più le cose, dentro e fuori, si mettono male, e più è urgente fermarsi, restare, non fuggire, aspettando con pazienza e perseveranza che ogni vento contrario cessi. Rimanere, per diventare stabili. Rimanere dentro una costante conversione, questa è la vita monastica.
Rimanere per tutta la vita in conversione. Rimanere con il cuore aperto alla conversione, passando dalla in-firmitas (l’anima è in-ferma) alla stabilitas. Restare in un luogo, sì, la cella, che però è il cuore stesso di Dio. Restare in Dio è l’abitazione, la vera dimora del monaco, nei tempi felici e in quelli turbolenti, e non ce n’è altre. Tutto il resto è illusione, fuga, appunto. Questo è significativo, e ci illumina.
“Che nessuno ci inganni: non sfuggiamo al maligno fuggendo da un posto all’altro, ma solo passando dal peccato alla virtù, dalla passione al pentimento.
Se pensi di sfuggire al demonio cambiando luogo, lui ti seguirà; correggiti, e il demonio fuggirà da te”.
“essi passano la vita errando di regione in regione, facendosi ospitare per tre o quattro giorni nelle celle degli altri, sempre vagabondi, mai stabili, schiavi delle proprie voglie e dei vizi della gola, peggiori persino dei sarabaiti (‘molli come il piombo’)…” (RB 1, 10-11)
Se cerchi la luce, Benedetto, perché scegli la grotta buia? La grotta non offre la luce che cerchi.
Continua pure nelle tenebre a cercare la luce fulgente, perché solo in una notte fonda brillano le stelle.
“Perseverando nella Tua dottrina, il Vangelo di oggi, nel monastero, fino alla morte, che si è fatta vicina e rimane minacciosa, partecipando alle tue sofferenze, o Cristo nostra Pasqua, mediante la pazienza al fine di meritare di essere consorti, eucaristizzati, cristificati. Nel monastero fino alla morte, sì, se e come Tu vuoi, ma non fuori da una fedeltà viva al tuo insegnamento: ciò che ha detto a noi lo Spirito in questo tempo della Chiesa” [1].
“Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo…,vorrei che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese… E anche per te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio da te previsto. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se lo vuole Dio, nostro Padre comune”.[2]
“Più la speranza è immensa, meglio percepisce istintivamente che potrà compiersi solo investendosi risolutamente in una lunga pazienza con sé, con l’altro, con Dio stesso. È giorno per giorno che dovrà mantenersi, per vivere. Ogni piccolo gesto le serve per dirsi. Un bicchiere d’acqua offerto e ricevuto, un pezzo di pane condiviso, una stretta di mano parlano meglio di un manuale di teologia riguardo a ciò che è possibile essere insieme. Siamo segnati, gli uni e gli altri, dalla chiamata di un aldilà, ma la logica prioritaria di questo aldilà è che si può far meglio tra noi, oggi, insieme. Un mondo nuovo è in gestazione, e a noi spetta di lasciarne presentire l’anima.”[3]
La Settimana Benedettina
Ghiffa, 16–21 luglio 2017
Esperienza di preghiera
per le ragazze
Da sabato 3 a martedì 6 settembre 2016
Settimana Benedettina
per le ragazze
dal 24 al 30 luglio 2016
Settimana Benedettina
per le ragazze
dal 19 al 24 luglio 2015
"... e fu davvero benedetto di nome e di grazia. Fin dagli anni della sua fanciullezza era già maturo... (...) Abbandonò con distacco gli studi, abbandonò la casa e i beni paterni e partì, alla ricerca di un abito che lo designasse consacrato al Signore..."
Dal secondo Libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno
Si tratta di una proposta che ogni estate cerchiamo di offrire con gioia alle ragazze, perché la vita monastica è un dono troppo grande, e va, nelle possibilità della clausura, fatta scoprire e condividere, con cuore aperto e grato al Signore.
Quest'estate hanno partecipato 5 ragazze splendide, motivate e alla ricerca sincera del Signore nella loro vita. Ciascuna di loro, di età e provenienze diverse (una è arrivata persino dall'Inghilterra... le vie del Signore sono infinite!) si è aperta con gioia al dono di questi giorni, e all'amicizia fraterna.
Rendiamo grazie nella preghiera di quanto tutte insieme abbiamo ricevuto con il loro bel passaggio, che ha allietato... e ringiovanito la Comunità.
Proponiamo, di seguito, le riflessioni personali di due delle giovani partecipanti, assieme a qualche foto dei momenti di lavoro insieme all'orto.
Offriamo anche le riflessioni proposte ogni giorno durante il ritiro da una monaca.
Nella speranza che qualche altra ragazza, leggendo, decida di aggiungersi con gioia al gruppo la prossima estate!
Ma... si può arrivare a Ghiffa anche prima dell'estate, ogni giorno dell'anno, basta... volerlo!
Ciao a tutte,
arrivederci!
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Penso che sia molto difficile riassumere la mia esperienza della settimana benedettina, perché ognuna ha un'esperienza diversa, ed è stata una proposta molto profonda e personale. Per me una delle cose più notevoli era che all'inizio sentivo subito la presenza di Gesù tra le Suore che passano la loro vita in clausura. Ogni loro sorriso mostra la felicità di vivere una vita magnifica ed unica, facendo tutto con il Signore e per il Signore... ed ora ho un'idea di cosa significa la vita monastica, anche se è durata solo una settimana!
Abbiamo fatto varie attività, ma soprattutto abbiamo pregato e trascorso il tempo facendo le meditazioni e pensando alla nostra vita, alla strada davanti a noi.
Ogni giorno ci svegliavamo alle 5,30 per l'Ufficio delle letture: mi è piaciuto l'Ufficio, perché si poteva riflettere in silenzio e pensare a cosa Dio ci vuole dire attraverso le letture. Poi facevamo la lectio divina nel parco del monastero, ed era questo uno dei momenti che preferivo: potevo sedermi a rimirare le montagne ed il lago, vedendo sorgere l'alba e lodando Dio per la bellezza della natura, creata per noi! Uno spettacolo che io non ho sotto gli occhi nella mia vita quotidiana, in una città industriale inglese. Poi c'erano le Lodi, la Messa, Terza e colazione. Ci si ritrovava quindi al parco, per "il punto della Regola" del giorno, spiegataci da una Sorella, che ogni giorno estraeva per noi un brano della regola di san Benedetto. È stato molto bello conoscere un po' la Regola benedettina, e comprendere su quali valori si basa la vita monastica.
Quindi, divise in due gruppetti, si lavorava all'orto o al parco. Il lavoro nella vita monastica benedettina, fondata sull' Ora et Labora, è molto importante. Aiutare le Suore nell'orto mi è piaciuto tantissimo, visto che mentre silavora si possono mettere in pratica i valori della vita monastica. Per esempio, mentre si raccolgono i fagiolini, si prega insieme il Rosario, il che dà un significato unico al lavoro che stai facendo. Ciascuna mette in comune forze e competenze nel lavoro, offre a Dio le sue mani, ed è unita al mondo intero pregando e parlando con il Signore.
Poi c'era la preghiera di Sesta ed il pranzo, che di solito consumavamo in silenzio, ascoltando la musica. All'inizio avevo paura di mangiare senza parlare, e pensavo che non sarei riuscita a farlo, ma poi, quando si è in gruppo e tutte fanno la stessa cosa, diventa persino piacevole meditare mentre i mangia, e si può apprezzare il cibo come dono di Dio... Mangiare in silenzio mi ha colpito tanto, perché mi sono resa conto che si può essere unite al Signore ovunque e in ogni tempo. Qualsiasi cosa si faccia, può trasformarsi in un momento di preghiera e di meditazione.
Dopo pranzo c'era un po' di tempo libero, che io trascorrevo leggendo...
C'erano poi le meditazioni tenuteci da una Suora, lo scambio fraterno, i Vespri ed il Rosario pregato al parco, davanti alla statua della Madonna. Qui potevamo aprirci in preghiere spontanee, condividendo i pensieri e conoscendoci meglio. Inoltre, pregare il Rosario insieme è importante, e ci si sente parte viva della Comunità monastica.
Anche dopo cena c'era una bella condivisione. E c'è stata anche l'adorazione notturna.
Un giorno particolarmente bello per me è stato il giovedì: è venuto un Padre missionario e ci ha tenuto una meditazione nel parco sulla vocazione. Mi sono resa conto dell'importanza e anche della difficoltà di scegliere la strada giusta... perché non dobbiamo scegliere tra il bene e il male, ma, tra tante cose buone possibili, noi dobbiamo scegliere la migliore, come in una pasticceria!
Insomma, questa settimana mi ha offerto la possibilità di approfondire la mia esperienza di fede, il mio rapporto personale con Gesù, ma anche le relazioni con le altre ragazze. Ho sentito un grande legame tra noi, specialmente quando facevamo l'adorazione insieme. Ho conosciuto le suore della comunità monastica, che mi hanno accolta come un membro della famiglia... ho imparato tanto di me stessa, e i miei pensieri ora sono un po' più ciari rispetto alla mia vita...
Consiglierei a tutto di fare questa esperienza! La Settimana benedettina si rivolge a tutte le ragazze che cercano una relazione più profonda con il Signore, e vogliono decidersi sul serio per la vocazione giusta. Si lascia parlare il cuore in questi giorni, e si ascolta il Signore, in un ambiente meraviglioso di pace e di amore!
J., 19 anni
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F., 18 anni
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