Testimonianze
Intanto invio quello che ho "raccolto" da quest' esperienza, anche se non esprime al meglio tutto quello che ho imparato, che ho conosciuto ancora di me stessa e del grande e infinito amore di Dio...
Questa settimana vissuta sulle orme di San Benedetto è stata per me, ancora una volta, una occasione di grande Grazia: un’ esperienza che aiuta a ripartire, a riprendere il cammino che porta a Gesù in tutta semplicità e serenità, a recuperare il grande Mistero della fede a partire dall’ “Ora et labora” che si sperimenta con mano nella preghiera e nelle attività svolte secondo lo spirito e le intenzioni benedettine.
Più che una settimana, per me è stato l’ inizio di un cammino, di una regola di vita che, magari inconsapevolmente, è entrata poco a poco nella mia quotidianità, raggiungendo ogni azione, ogni pensiero e ogni gesto che, con l’ ordine e la Grazia, diventano occasione di preghiera e di ringraziamento.
Vorrei poi ringraziarVi per tutto quello che avete fatto per me, per la pazienza che avete avuto e per le preghiere con cui tutta la Comunità ci ha ricordato in questi giorni... Davvero ho sperimentato concretamente l' azione di Dio nelle nostre vite e, specialmente, in questa esperienza, ricca di tanta e tanta Grazia...
Ora prego perchè i frutti seminati durante la settimana, possano portare sempre più frutto nella vita di tutti i giorni, anche se in questa realtà sarà tutto più difficile... ma... Gesù confido in Te !!!!!!! Questo deve diventare il mio motto
Ci ricordiamo sempre davanti al Tabernacolo, dove Lui non mancherà ad ascoltare e ad accogliere le nostre speranze, i nostri desideri, le nostre intenzioni e, soprattutto, le persone a noi più care: unite nella preghiera,
mando un grande GRAZIE a tutte le sorelle !
a presto, un abbraccio
F., 18 anni
Proprio leggendo queste pagine sono venuta a conoscenza della Settimana Benedettina e così quest’anno dal 24 al 30 luglio 2016 ho avuto modo di vivere questa stupenda esperienza condividendola fraternamente con alcune altre ragazze.
Si segue il ritmo, il respiro della comunità: l’Ora et Labora benedettino non è più una formula imparata a scuola ma un’esperienza viva. L’orologio sembra spostarsi indietro di 3-4 fusi orari (es. l’Ufficio delle Letture è alle 5,30)...Il tempo viene soppesato per tutto il valore che ha, diventando pieno di Vita, se si accoglie con semplicità e disponibilità tutto ciò che ti è donato di vivere lungo l’intensa giornata. Arrivando “dal mondo” è necessario fisiologicamente un tempo di assestamento, di “decompressione” graduale lasciandosi accompagnare in modo filiale da chi è più avanti di te nel cammino di sequela al Signore Gesù.
La dedizione, la delicatezza, la cura e il senso di ospitalità con cui siamo state accolte fa emergere in modo eloquente da quale Fonte di Amore, adorata giorno e notte, si deve attingere per vivere e agire così. Pensare ad una vita spesa attraverso questo ritmo, plasma davvero tanto il cuore e non può che irradiarsi ad altri uscendo dalle “mura” del monastero. E’ un esserci tutta con umiltà, portando qui tutto e tutti; un fare chiarezza, ordine, ricentrarsi sull’Essenziale.
No dunque ad ogni forma di intellettualismo o idealismo che appesantisce la mente e il cuore, ma essere vigilanti nel discernere scavando tanto, in modo da accogliere Colui che nell’Eucarestia è il vero centro reale.
S.Benedetto, come abbiamo avuto modo di conoscere attraverso la Vita e la Regola, è molto pratico ma esigente perché chiede di andare al Fondamento per ordinare, chiarire, ricentrare, semplificare per fare unità e sintesi nella nostra vita così troppo spesso frammentata. E’ un “uomo di Dio”, orante, perché ha saputo abitare solo con se stesso (un rimanere in modo stabile su Ciò che conta davvero): solo nell’ascolto di Dio, nel vivere alla Sua Presenza filiale nella solitudine, ha potuto diventare in seguito padre di molte generazioni.
Questo abitare soli con se stessi non è egoismo ma il primo atto di misericordia verso noi stessi, un fermarsi per fare il punto della propria vita, per fondare la nostra casa sulla Roccia.
Misericordia non è buonismo ma chiede fortezza, disponibilità, umiltà di guardarsi davanti a Dio e non a partire da se stessi in un ripiegamento psicologico sterile. E’ un esserci con tutto noi stessi per “nulla anteporre all’Amore di Cristo”: un bel “programma di vita” di cui siamo tutti mendicanti!
La dimensione pratica che ho potuto sperimentare nei “laboratori” proposti (lavori all’orto, preparazione di coroncine del S.Rosario, preparazione delle Ostie) mi ha donato tantissime intuizioni sul piano spirituale...davvero un Opus Dei (un’officina per la vita). Ci è stato chiesto all’orto di strappare le erbacce lungo la serra delle verdure...metafora di tante cose...
Dunque un partire dalla terra per fare solide fondamenta; a mani nude perché è necessario sporcarsi le mani avendo delicatezza e/o risolutezza per togliere il Male che c’è in noi e attorno a noi...
E’ uno scavare, un coltivare il terreno del cuore lasciandosi lavorare e plasmare...
Strappare poi le erbacce tra i cardi...i cardi come le persone bisogna “saperli prendere” per non pungersi; non guardare solo le spine (i difetti) ma sapendo come prenderli puoi fare la tua parte di bene aiutando a strappare le erbacce attorno...L’orto è la Tua Vigna e i doni che ci sono stati dati sono da spendere proprio qui senza disperdersi...I laboratori delle coroncine del S.Rosario e della produzione delle Ostie sono stati molto istruttivi: “ogni grano del Rosario, ogni Ostia è un’anima” ci viene detto con semplicità e solidarietà verso l’umanità...chissà chi riceverà...a pensarci ti passa il mondo...Bello essere fiduciosi che con la preghiera del S.Rosario qualche anima possa arrivare a ricevere Gesù nell’Eucarestia! La produzione delle Ostie chiede tutta la delicatezza possibile...che il nostro lavoro presentato a Te viene santificato e trasfigurato perché niente vada perduto...
Condivido con ciascuno di voi ciò che è risuonato in me durante questa intensa Settimana attraverso alcune “Parole di Misericordia” da custodire con cura: Amore; umiltà; semplicità, lasciarsi fare, disponibilità; fedeltà, esserci tutta; ordine, chiarezza, essenzialità, esigente; abitare, rimanere, scavare.
C., 25 anni
Andare al Monastero di Ghiffa secondo me è una grande grazia.
Io la prima volta che sono andata è stato l'anno scorso, quando siamo venuti a prendere mia sorella che aveva appena finito la Settimana Benedettina. Era una 'toccata e fuga' ma si è accesa dentro di me una lucina che mi ha portato poi a desiderare tanto di voler fare la settimana a luglio.
Le cose da portare sono poche: tanta voglia di conoscere un po' di più di quella Persona che è morto per i nostri peccati e per la nostra salvezza; tanta, tanta allegria (che, se devo essere sincera, arriverà da sola durante quei bellissimi giorni) e il cuore, capace di diventare un cuore di carne che ama tutto.
Quello che mi ha colpito di più è il fatto di fare due cose completamente differenti, come il lavoro e la preghiera, ma che si uniscono tanto facilmente.
Nella preghiera offri il lavoro che farai, nel lavoro offri la fatica e il silenzio per tutti, in particolare per le anime lontane da Dio e per la pulizia del tuo cuore.
La Settimana Benedettina è semplice:
preghiera e lavoro, sia manuale che spirituale.
Da queste due cose, che sembrano poco, impari molto.
Inizi a mettere tanto impegno su quelle due cose, e impari che nelle cose di ogni giorno devi impegnarti, poi inizi a fare ordine.
Fai ordine nel lavoro che compi e nella preghiera fai ordine nel tuo cuore e nella tua vita, e scacci le cose superflue e superficiali della tua vita.
Per me questa Settimana è stata una carica e un momento di stacco in cui metti in chiaro:
CHI SEI
e
COSA DAVVERO E' IMPORTANTE!
Cresce l'anima,
cambia il cuore,
e ti accorgi che stando con Dio in umiltà e silenzio puoi tutto, perché Lui può tutto.
A., 14 anni
Pulitura dei cardi
Con tanta pazienza
La raccolta dei frutti
Laboratorio dei rosari
Ogni grano è un'anima
Meditazione al parco
San Benedetto insegna
Nella gioia dello Spirito
Seguiamo il Signore
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Laboratorio delle particole
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