Settimana benedettina - Esperienza di preghiera 2016

Settimana Benedettina

Settimana benedettina - Esperienza di preghiera 2016 - Testimonianze

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Testimonianze

Durante questo fine settimana di inizio settembre ho avuto la possibilità di partecipare alla proposta dell'Esperienza di preghiera: "fermarsi per imparare a vivere alla presenza di Dio".
I motivi per decidersi o no di partire sono sempre numerosi e misteriosi...personalmente, frequentando l'università, avevo programmato esami proprio in quei giorni! Dunque un possibile buon motivo per proseguire sui propri intenti senza farsi provocare dalla Realtà che chiama a reagire, a metterti in discussione.
E' una Vita che si desidera ascoltare, un respiro che si desidera ricevere, una testimonianza che trasmetta la Vita in Lui.
"Se non ti fermi non puoi capire", ci viene detto durante l'introduzione a questi intensi giorni che avremmo vissuto. No a troppa introspezione, no alla fuga dal mondo, ma avere coraggio e tanta umiltà di rimanere, di lasciarsi fare. Questo è da chiedere perché "la preghiera è il timone della Storia".
Un entrare nel Silenzio per fare spazio ad un Altro.
Il silenzio è appartenere e appartenere è stabilità stando centrati sull'Essenziale. Una semplicità esigente e radicale, che più di tante parole, è viva in chi ci ha accompagnate in questa profonda esperienza e che per "santo contagio" ci ha fatte ritrovare insieme alla Sua Presenza.

C., 25 anni

Questo ritiro è stato davvero speciale: tutto quello che in un anno ho conosciuto riguardo al Monastero e a Gesù stesso, ora l'ho messo in pratica.
La preghiera racchiudo tutto ciò che a parole non può essere spiegato o capito, ma che lascia nel cuore una gioia, una serenità e una forza realmente indescrivibili!
Ho capito in questi giorni come sia fondamentale l'ORA di san Benedetto, che accostato al LABORA diventa un'unica forma di ringraziamento, di lode e di intercessione per tutto il mondo...
È proprio stando in ginocchio che si raggiunge ogni angolo della terra, ogni uomo abbandonato, ogni situazione difficile.
Se Dio ha donato questo strumento essenziale che è la preghiera, perché non sfruttarlo al massimo, anche se spesso richiede fatica?
Le piccole offerte sono tante gradite al buon Dio e mi sono sentita, in questi giorni, chiamata fortemente a cooperare con Lui per il bene degli uomini attraverso la preghiera, anche se nel mio piccolo... E portare questa gioia a tutti, dando testimonianza di aver sperimentato con mano l'amore di Gesù Eucaristia, trasmettendo la gioia e il bene che dona ai cuori che si fidano di Lui.
Grazie Gesù!
E grazie infinite alla Comunità intera per avere permesso che tutto ciò si realizzi!

F., 18 anni

Dopo la Settimana Benedettina di luglio ho voluto partecipare ai giorni dedicati totalmente alla preghiera. È stata, come tutte, un’esperienza fantastica dell’amore di Dio.

Siamo state la maggior parte del tempo in adorazione, ma un’adorazione che trasforma e cambia pian piano.

Sono stati giorni di grazia e di ascolto, di gioia e di amicizia. Giorni semplicissimi, ma indimenticabili, in cui la preghiera era la base di tutto: capisci che senza di essa le cose non stanno in piedi… Giorni di meditazione e di riflessione, di amore e di gioia.

La preghiera è un tema molto complesso… ma la monaca che ci aiutava nelle meditazioni è riuscita a evidenziarci le parti più semplici e facili: la preghiera è semplice e facile, è qualcosa che ti guida nel corso della giornata e ti restituisce nell’amore di Dio.

Adesso che ho questa guida nel cuore non riesco a farne a meno, perché dopo un po’ capisci che è una cosa quasi essenziale. Spero che questa sia una delle tante esperienze che vivrò a Ghiffa.

A., 15 anni

È successo per caso; non ci avevo mai pensato a me, da sola, e in un monastero di clausura. È successo che negli ultimi mesi mi sono fermata, stanca del continuo incerto vagabondaggio, per la necessità di capire verso dove andare, perché, e soprattutto per chi vivo, quale forma dare alla mia esistenza; c’è stata l’angoscia e la paura, la solitudine, il senso di abbandono e la disillusione del sentimento dell’amore, della misericordia e della gratitudine.

E ho ricominciato a pregare, a pregare quel Dio che tanti anni prima avevo chiuso in un cassetto del mio cuore; a pregare a modo mio, non capendo perché fosse tanto forte il desiderio di andare nella Casa del Signore e con semplicità parlare a Lui.

Non conoscevo nessuna realtà monastica, ma dopo qualche ora di ricerca in Internet mi ridondavano alcune parole che avevo letto in un sito: … per te… se vuoi… se ti stai chiedendo cosa il Signore voglia da te, come vuoi spendere la tua vita, se desideri sinceramente ascoltare Lui… non devi aver paura di bussare e di aprire il cuore, il Signore ti aspetta.

Dallo stesso sito ho scoperto che da lì a breve si sarebbe tenuta un’esperienza di preghiera di quattro giorni, e l’entusiasmo delle testimonianze delle giovani che già vi erano state mi hanno convinta, senza tanti interrogativi, a prendere il telefono e chiamare. E in un attimo è arrivato il momento di partire per Ghiffa; non sapevo bene cosa aspettarmi, se l’esperienza avrebbe avuto un’impostazione formale, se avrei avuto modo di entrare in contatto con l’essenza della vita monastica, se mi sarei trovata di fronte a delle imposizioni o a regole ferree, e in chissà quali demoni interiori mi sarei imbattuta. Perché, per luogo comune si sa, il Monastero di clausura è aleggiato dal mistero, e la vita claustrale concepita come un disinteressamento dal mondo, un modo ristretto e rigido di vita; senza tralasciare che lì, per un frammento di vita, più che mai di prima, mi sarei potuta fiondare nell’abisso delle mie paure.

A Ghiffa ho ritrovato quello che avevo perduto e quello che nel profondo andavo cercando. Ho trovato umiltà, devozione, misericordia, gioia; ho trovato amore autentico e onesto affetto, una casa e una famiglia, generosità verso il prossimo e una costante spiritualità materna; un porto sicuro di pace, libero dalle oppressioni della vita comune e dalle negative tentazioni.

A Ghiffa si respira e si vede Dio in ogni cosa: nella quiete della natura incontaminata e nel rispettoso silenzio; negli occhi delle Monache durante l’Adorazione del Santissimo sacramento, nello svolgimento delle loro mansioni con instancabile impegno e dedizione, nel dedicarsi con animo libero e accogliente alla preghiera, collaborando così all’edificazione del Regno di Cristo, spinte “solo” dall’amore di Dio; lo si vede quando ti accolgono come un fratello ritrovato, e ti cullano con le loro attenzioni; quando con la loro semplicità ti rassicurano e ti fanno sentire il loro conforto.

La giornata al monastero è molto intensa e scandita dalla preghiera, il lavoro e la vita fraterna, e le monache non si fermano un momento; la Sorella che nei giorni del ritiro si è occupata di noi, ci ha dedicato del tempo che, tra meditazione, dialogo individuale e risposte a tutte le domande che le rivolgevamo, non sembrava mai abbastanza. E quando ci insegnava che la preghiera è forza cosmica, è il rapporto vivo con Dio, che a Lui bisogna rivolgersi con umiltà, lo potevo veramente constatare attraverso l’adorazione e durante la celebrazione della Santa Messa, con ancora maggior forza quando abbiamo potuto condividere gli stalli delle monache; lo potevo sentire nelle loro voci aggraziate unite nei canti, e quando restavo incantata ad osservarle dall’altra parte della grata. E quando poi mi ritrovavo in Chiesa a parlare con il Signore o a seguire la Liturgia delle Ore, mi rendevo conto che era un desiderio interiore a spingermi a farlo.

Non ci sono state forzature o privazioni: al contrario, le monache, molto premurose, si preoccupavano per noi e ci suggerivano di riposarci ogni qualvolta ci sentissimo affaticate; per non parlare delle prelibatezze culinarie che ci venivano offerte ogni giorno, e di quanto le Sorelle con il loro sorriso e gioia fossero persuasive nel convincerci a prendere un’altra porzione…

Non sono nemmeno mancati i momenti di ilarità, anche quando ci venivano svelati alcuni simpatici aneddoti relativi alla vita in Monastero.

Sono infinitamente grata a tutte le Monache per avermi accolta, ascoltata e accompagnata, per gli insegnamenti che mi hanno lasciato, per il loro carisma di intercessione e per abbracciare così tutta l’umanità nell’amore.

E, in fondo, questo non è successo proprio per caso.

Il Signore mi ha offerto questo prezioso dono, affinché si riaccendesse in me la speranza, e mi sentissi di nuovo accompagnata!

Grazie, Gesù!

S. , 29 anni.

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