In questo giorno di gioia ci disponiamo a fare spazio a Gesù nella nostra vita, aprendo il cuore a Maria. Chi è per me la Madonna?
Che spazio ha, che posto occupa in concreto nella mia vita?
È una vera presenza, oppure è ancora lontana, astratta dal mio cuore, dai miei problemi, dalle mie gioie e sofferenze, dai progetti, dalla mia vita?
Se oggi sei qui, non è un caso. È perché Maria ti ha molto a cuore.
Sai che lei è la Madre, la vera Superiora di questo monastero: presenza concreta, concretissima, tangibile nella fede… Lei ci ha chiamati e convocati qui, attirandoci nel Suo cuore immacolato, per condurci a Gesù, al Sacro Cuore di suo Figlio.
Seguiamo una traccia semplice ma intensa in questo ritiro.
Si tratta delle indicazioni che san Luigi M. Grignion de Montfort da’ in un libretto che è un vero gioiello – da scoprire e valorizzare nella vita! – intitolato Il Segreto di Maria.
Segnaleremo semplicemente quanto questo grande autore mariano suggerisce. Notiamo che il sottotitolo è: Un segreto per diventare santo. Molto eloquente. Cosa c’è di più importante?
Parlando di Maria, e della missione di Maria nel piano di salvezza, il Montfort dice a ciascuno di noi:
“Anima, immagine vivente di Dio e riscattata dal sangue prezioso di Cristo, la volontà di Dio è che tu ti faccia santa come lui in questa vita e divenga gloriosa come lui nell’altra” [1].
La santità è la nostra strada e il nostro fine. Siamo sulla terra per diventare sempre più partecipi della santità di Dio, in vista del Cielo. E questo è bellissimo!
Il Montfort continua:
“La tua certa vocazione consiste nell’acquisto della santità di Dio, ed a questa devono tendere tutti i tuoi pensieri ed azioni, le tue sofferenze, tutte le aspirazioni della tua vita, a meno che tu voglia resistere a Dio…”
Morale: Dio naturaliter ci attrae, ci attira. Siamo noi, con il nostro resistere alla Sua mano e volontà di santità per noi, a impedire alla Sua grazia di agire, e di ‘tirare fuori’ quel bel capolavoro che Lui vede e ricompone in noi, dopo il disastro del peccato originale: capolavoro che non può ridipingere senza il nostro concorso, la nostra viva collaborazione alla Sua opera.
Dunque, la vita vera si gioca tutta nel collaborare con la grazia di Dio. E più collaboriamo, credendoci sul serio, più facciamo spazio a Dio e alla Sua grazia, più diventiamo santi. Il punto sta: nel rendersene conto e desiderare questo compimento, senza frenare, senza rovinare, senza perdere tempo altrove.
Il Montfort enumera poi dei mezzi di salvezza e di santificazione: l’umiltà del cuore, la continua orazione, l’universale mortificazione, l’abbandono alla divina provvidenza, la conformità alla volontà di Dio. Mezzi che non possiamo applicare senza “la grazia e l’aiuto di Dio, ma tale grazia è data a ciascuno in misura più o meno grande”.
Ora, il Montfort si chiede: qual è il mezzo facile che ci ottiene da Dio la grazia?
E risponde: Maria! “Per trovare la grazia di Dio, bisogna trovare Maria”. “Soltanto Maria ha dato l’essere e la vita all’Autore di ogni grazia; per questo è chiamata Madre della grazia”.
Già queste espressioni ci fanno comprendere che di Maria non possiamo con leggerezza… fare a meno, come se niente fosse… Che Maria non è un optional nella nostra vita! Perché lei, Madre della grazia, è canale sicuro di grazia. Ci da’ la grazia.
Ecco perché affidarsi, meglio, consacrarsi a lei, in Gesù, è la via maestra:
“Dio l’ha scelta come tesoriera,amministratrice e distributrice di tutte le grazie; per questo ogni grazia sua ed ogni suo dono passa per le mani di lei e, per il potere che le è stato assegnato, ella da’ a chi vuole, come vuole, quando vuole e nella misura che vuole le grazie dell’eterno Padre, le virtù del Cristo e i doni dello Spirito Santo”
Troppo grande è in Maria la grazia, perché noi, cristiani, ce ne disinteressiamo; o riteniamo superficialmente di poterne fare a meno…
Il Monfort definisce Maria:
Pertanto, Maria non è ostacolo all’unione con Dio; perché “soltanto il Cristo vive in lei!”. Maria è la grande scorciatoia per andare a Gesù!
Consacrarsi a lei significa, allora, trovare Gesù per mezzo di Maria; scegliere Gesù attraverso Maria. E “una volta trovati Maria e Gesù per mezzo di Maria e Dio Padre per mezzo di Gesù si è trovato tutto il bene”. Tutto! Ma proprio tutto! “Tutta la grazia e tutta l’amicizia di Dio, tutta la sicurezza contro i nemici…”
Il Monfort ci incoraggia dunque e sollecita questo rapporto personale, cuore a cuore con Maria, per trovare Gesù, “per avere ogni grazia abbondante”. Ed è bellissimo quello che dice: come Dio si è servito del ‘mezzo’ di Maria per discendere a noi, in Cristo, così è conveniente (cita san Tommaso), che noi utilizziamo questo stesso ‘mezzo’, Maria, “per salire e per unirsi a Lui”.
E il modo più perfetto per unirsi a Lui è, appunto, la consacrazione mariana.
In che cosa consiste la consacrazione mariana?
In un “darsi interamente, in qualità di schiavo, a Maria e a Gesù per mezzo di Maria; e poi nel fare ogni cosa con Maria, in Maria, per mezzo di Maria e per Maria”.
Non ci spaventi la parola: schiavo.
Vuol dire: esserci tutti, totalmente, senza zone buie; senza calcoli, senza condizioni ancora nostre. In piena libertà. E questo non è bello?!
Per cui, il Montfort consiglia di:
- “scegliere una data importante per darsi, per consacrarsi per amore, senza costrizione, interamente, senza limitazioni, il corpo e l’anima, con i beni esteriori di fortuna – come la casa, la famiglia e le proprie rendite – e con quelli interiori dello spirito – i meriti, le grazie, le virtù e le soddisfazioni…”
Ma, cosa abbiamo di nostro?
La vita, forse?! Non ci è tutto dato, sempre, minuto per minuto?
E allora, non è bello questo dire: tutto ciò che è mio, è tuo?!!
Essere di Dio!E lo siamo in verità. Ma è bello anche poterglielo dire! Emettere, manifestare questa consacrazione.
Tutto Suo. Totus tuus. Giovanni Paolo II: la sua ‘grandezza’ era tutta qui: nell’essere totalmente consegnato a Cristo per mezzo di Maria. E quindi libero, con il coraggio di darsi tutto, appunto perché tutto di Dio, senza… zone d’ombra o zavorre… Libero!
Continua il Montfort:
“Con questa devozione si mettono nelle mani della Madonna i propri meriti, ma soltanto perché li conservi, li aumenti, li abbellisca… Le si offrono tutte le preghiere e le buon e opere personali, in quanto sono imperatorie e soddisfatorie, affinché le distribuisca e le applichi a chi vorrà. Se dunque, dopo essersi consacrati in tal modo alla Madonna, si desiderasse aiutare un’anima del purgatorio, oppure salvare qualche peccatore, o sostenere qualcuno dei nostri amici con le preghiere, le elemosine, le mortificazioni, i sacrifici, bisognerà chiederglielo umilmente…”.
Si esprime così un’appartenenza: piena, totale, reale. Non aleatoria. Concreta.
Soprattutto, si percorre così non una strada tra le tante, appunto, ma la più grande, la più eccellente, la più conveniente. Perché, ci spiega sempre san Luigi Maria,
“Darsi a Gesù per le mani di Maria in questa maniera è imitare Dio Padre che ci ha dato il Figlio soltanto per mezzo di Maria; è imitare Dio Figlio che venne a noi solo per mezzo di Maria e, avendoci dato l’esempio per fare come egli ha fatto, ci incoraggia ad andare a lui con lo stesso mezzo con il quale è venuto a noi, Maria; è imitare lo Spirito Santo che non comunica le grazie e i favori che per mezzo di Maria. Allora, non è forse giusto che la grazia ritorni al proprio autore – dice san Bernardo – attraverso il medesimo canale con il quale è giunta a noi?
Andare a Gesù per mezzo di Maria. E così, spiega san Luigi Maria, si arriva a “fare tutte le azioni con Maria, in Maria, per mezzo di Maria e per Maria”: prendendo lei come modello in tutto, “unendoci a lei e alle sue intenzioni”, per poi unirsi, attraverso di lei, alle intenzioni di Cristo…
Tutto per Maria! Non fare nulla senza Maria; non arrivare mai ad un fine senza Maria. Parlare con lei, agire per mezzo di lei, operare nelle sue mani…
“Se hai trovato nel campo di Maria il tesoro nascosto, la preziosa perla evangelica, devi vendere tutto per comprarla, devi fare il sacrificio di tutto nelle mani di Maria e felicemente perderti in lei per trovare il solo Dio”
Felicemente! Perdendoci in Maria troviamo Dio, e dunque, siamo felici.
Questo è tutto per noi.
“Totus tuus!”. Torniamo a Giovanni Paolo II. Il suo segreto era Maria. La sua consacrazione a lei si vedeva, si capiva!
Solo un episodio della sua vita. Siamo nel 1948. Il primate di Polonia, cardinale Wyszy?ski, convoca don Karol, e gli dice:
“Ho qui un’interessante lettera che abbiamo ricevuto dal Santo Padre. Mi ascolti, la prego: ‘Su richiesta dell’Arcivescovo Baziak, nomino don Karol Wojtyla vescovo ausiliare di Cracovia. Voglia gentilmente esprimere la sua approvazione per questo incarico’.
Il primate si fermò per studiare le reazione di Wojtyla. Più tardi, quella sera, Wyszy?ski avrebbe descritto la scena nel diario privato che teneva da anni. A volte un candidato intimidito, trovandosi a decidere se accettare un incarico pastorale come quello offerto a Wojtyla, si limitava a balbettare: ‘devo consultarmi con il mio padre spirituale prima di prendere una tale decisione’. Altri preti cercavano di guadagnare tempo, dicendo: ‘devo chiederlo a Gesù…’. Al che il primate replicava: ‘C’è una cappella proprio lì dietro. Si accomodi. Ma per piacere non ci metta più di 15 minuti, perché non ho tempo, e non ne ha nemmeno Gesù!’. Wyszy?ski chiese a Wojtyla: ‘accetta l’incarico?’ ‘Dove devo firmare?’ rispose il prete senza esitare. Quell’8 luglio rimase impresso nella memoria del primate!”
[…]Mezz’ora dopo un prete arrivò al convento delle Orsoline… Chiese alla portinaia dove fosse la Cappella, e vi entrò senza dire una parola; si avviò rapidamente all’altare e cadde in ginocchio nel banco della prima fila. Passò un’ora e poi un’altra… E continuò a pregare per otto ore filate” [2].
A chi chiedere il coraggio del sì, se non a Gesù, per Maria?!
[1] Cfr Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 40: “tutti i fedeli di qualsiasi stato e grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità”.
[2] C. Bernstein – M. Politi, Sua Santità Giovanni Paolo II e la storia segreta del nostro tempo, Rizzoli, Milano 1996, pp. 95-97.
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