Nel cammino che stiamo compiendo assieme quest’anno, con Maria, verso Gesù, non può mancare questo incontro centrato in Maria, Donna Eucaristia.
Maria, la Madre del Verbo Incarnato, proprio lei, è La Donna dell’Eucaristia, che ci insegna a vivere così, da donne e uomini eucaristici, da giovani eucaristici.
Prendiamo le mosse del brano, tanto noto, della Visitazione, così come ce lo presenta l’evangelista Luca (Lc 1, 39-45).
Siamo qui di fronte a Maria, La Madre che porta in grembo Gesù. Questo brano ci mostra, senza ombra di dubbio, che mettendoci alla scuola di Maria, lasciandoci prendere per mano da Maria, noi veniamo portati con Lei a Gesù.
Afferma Giovanni Paolo II nella Lettera enciclica Ecclesia de Eucaristia, che tratta dell’Eucaristia nel suo rapporto con la Chiesa, al n. 53:
“Se vogliamo riscoprire in tutta la sua ricchezza il rapporto intimo che lega Chiesa ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, madre e modello della Chiesa. […]…al di là della sua partecipazione al Convito Eucaristico, il rapporto di Maria con l’Eucaristia si può indirettamente delineare a partire dal suo atteggiamento interiore. Maria è donna ‘eucaristica’ con l’intera sua vita. La Chiesa, guardando a Maria come a suo modello, è chiamata a imitarla anche nel suo rapporto con questo mistero santissimo”.
In questa bella lettera enciclica, da riscoprire, per rinfrescare la nostra fede nell’Eucaristia, e nell’Eucaristia come dono per la Chiesa, per noi, il grande papa polacco ci offre alcune luci significative:
- Primo: La Vergine Maria nei confronti dell’Eucaristia ha un ruolo di ANTICIPAZIONE. La vive in anticipo, con tutta la sua persona e la sua vita, prima ancora che, nel Cenacolo, Gesù istituisca questo Sacramento. E non potrebbe essere altrimenti: quel Verbo fatto carne è… carne della Sua carne! Maria “ci ha messo del suo”, ed è coinvolta.
La Vergine Maria, dice sempre in questa lettera Giovanni Paolo II, è il primo tabernacolo della storia. Bellissimo! Lei, vera arca della nuova alleanza, porta Gesù, e ci porta a Gesù.
Maria arriva prima. In tutta la vita del Figlio, nascostamente, discretamente, silenziosamente, ma efficacemente, c’è, e c’è prima.
Come ogni Madre, arriva prima. Maria anticipa, prepara, vive tutto, dice Giovanni Paolo II, INTERIORMENTE, mossa e guidata “a partire dal suo atteggiamento interiore”. L’abbiamo sottolineato di proposito. Questo è molto importante per noi, per la Chiesa oggi, per la società, per i giovani.
Troppo spesso il nostro vivere è disperso, esteriore, frammentato, superficiale, leggero, faticando a trovare un ‘centro’. Ma se il ‘centro’ diventa Gesù, se la nostra forza, il nostro cuore è Lui, allora tutto cambia, e la vita si unifica.
Alla scuola di Maria impariamo ad andare in profondità.
A capire che la vita interiore è il dono più bello, e che vale la pena vivere così. Che non ci si stanca mai a vivere così!
- Secondo: Si alzò e andò in fretta.
Quando Gesù è in noi, con noi, quando l’Eucaristia diventa la nostra vita… non possiamo essere fermi. Noi andiamo con Lui, ci muoviamo, camminiamo, operiamo il bene, facciamo passi di carità, diventiamo solleciti del vero amore, che guarda e pensa all’altro, che esce da sé.
Il teologo Giovanni Moioli ha chiamato questo il misero dell’andare.
Se siamo con Gesù e in Gesù, necessariamente andiamo. Dice così:
“Andare è una dimensione dell’essere cristiani, dell’essere per gli altri: disponibili a servire come il Figlio dell’uomo, nella gratuità e nell’umiltà. […] Se l’andare del cristiano è l’andare con Cristo, con il senso di Cristo, esso è andare anche con il senso autentico dell’uomo e per l’uomo. […] La Visitazione è il mistero dell’andare dimorando nella carità di Cristo. L’andare di Maria è, infatti, l’andare nell’andare stesso del Salvatore; è l’andare con il Salvatore, in comunione con Lui. Non a caso Luca richiama l’Arca dell’alleanza. Quasi a dire che il viaggio di Maria è il viaggio del Salvatore, che ella porta con sé. […] Si va, sempre richiamati da un Centro, sempre partendo da un Centro: il quale è Gesù Cristo, in cui si resta, in cui si dimora (cfr Gv 15). […] Si parte dal Cuore di Cristo, si resta in lui; e si è da lui sollecitati ad andare: perché non vi è contrapposizione tra l’essere di Cristo e l’agire. Perché Dio e uomo, la ragione e la fede, il naturale e il soprannaturale non sono in lotta tra loro. L’azione cristiana è capace di sintesi…” [1].
Ecco cos’è la vita eucaristica.
Vita che contempla Gesù Cristo, che ‘dimora in Lui’, per portare Lui, andando… E si va a partire da un Centro ben preciso. Si va fondati, motivati, sostenuti da questo centro che è Gesù, e che da’ senso e fa bella la vita.
È questo centro – il cristocentrismo! – che spiega tutto di noi, anche le cose più piccole, anche gli eventi che paiono casuali, anche le scelte ordinarie
Così il nostro andare ha un perché: Gesù Cristo!
Il nostro andare ha una “fretta”, una sollecitudine; Gesù Cristo!
Lui è la mozione e la motivazione. E tutto si fa chiaro.
Allora, l’Eucaristia è mistero del Dio che in noi dimora e che va, che è fonte di contemplazione e di carità, dove tutto si unifica, in una sintesi che ci fa felici.
E allora, quando in me non c’è unificazione e sintesi tra il mio essere di Cristo ed il mio agire, tra quel che dico e quel che sono e quel che faccio…
… allora io devo solo tornare a Lui, Gesù, e ricominciare!
Sempre ricominciare da Gesù, senza scoraggiarmi mai.
La vita cristo-centrica, eucaristico-centrica, ci fa felici!
Non c’è niente da fare!
E così ne abbiamo da riflettere e da meditare. Anche da ‘aggiustare il tiro’, se è il caso. Guardando Gesù nell’Eucaristia. Solo Lui ci cambia.
Ancora un punto.
La nostra Madre Fondatrice, Mectilde de Bar, commentando questo brano della Visitazione, afferma:
“La Santissima Vergine ci offre qui un bell’esempio di obbedienza verso Dio e di amore per il prossimo: e infatti, sebbene essa sia elevata alla più alta dignità, quella di Madre di Dio, non appena il Signore le fa conoscere nel suo cuore la propria volontà – di andare a visitare santa Elisabetta – senza alcun indugio essa si mette in cammino. È anche esempio di amore del prossimo, andandovi per santificare il piccolo san Giovanni. Voi vedete anche qui un abbassamento profondo: Maria glorifica Dio rendendo a Lui tutta la gloria che riceve dall’elogio che le fa santa Elisabetta” [2].
Madre Mectilde, essendo una monaca benedettina votata al culto del mistero eucaristico, legge subito questo evento della Visitazione in chiave eucaristica, vedendo immediatamente Gesù in Maria, Gesù come protagonista, che nella Madre adora, ripara, da’ gloria a Dio… Scrive così:
“Che cosa fa Nostro Signore nel seno della Sua santa Madre se no adorare, riparare con i suoi omaggi gli oltraggi fatti alla maestà del suo divin Padre, non avendo altro motivo che la pura gloria di Dio e la salvezza delle anime?...”
E riflettendo su questo santo incontro tra la Vergine Maria e la cugina Elisabetta, la madre Fondatrice dichiara, riferendosi alle monache:
“Voi siete pure obbligate alla tenerezza verso il vostro prossimo, non tanto per il suo bene esteriore, quanto per la salvezza dell’anima sua. È alle anime che la vostra carità si deve estendere, essendo l’anima molto più preziosa davanti a Dio… Domandate dunque senza tregua la conversine dei peccatori…” [3].
In questa lettura ‘datata’ del brano evangelico in esame, troviamo però delle indicazioni chiarissime:- quando c’è di mezzo Maria, il centro non è mai Maria, ma sempre Gesù; Maria è come una ‘freccia’ puntata su Gesù;
- quando c’è uno sguardo eucaristico sulla vita – Maria che ‘porta’ Gesù, quello sguardo non è mai intimistico, ma sempre aperto al prossimo, dilatato alla carità;
- e quando si tratta di carità, si fanno gli interessi più grandi di Dio.
Maria, Donna Eucaristica, è, allora, la donna dell’interiorità, che “dall’interno” si dirige verso il prossimo. È cioè un dirigersi chiaro, ben determinato, che ha chiarissimo il fine del suo andare: portare Cristo, per beneficare, per volgersi al vero bene dei fratelli, che è la salvezza delle anime.
Una vita così è tutta eucaristica, perché non è ripiegata sui propri interessi, chiusa sul proprio piccolo mondo, ma sempre rivolta ad orizzonti più larghi, ad un bene più grande del proprio piccolo io.
Questa è la vita eucaristica: contemplare Gesù nell’Eucaristia porta ad andare oltre se stessi, per la salvezza del mondo. Porta a varcare nuovi confini senza troppe paure.
La paura è chiusura, ed è proprio il contrario di una vita eucaristica, che dal di dentro va oltre.
Una vita veramente eucaristica ci porta così a fare la volontà di Dio, a diventare Suoi gioiosi collaboratori nella storia del mondo:
“Se la volontà di Dio, di Gesù Cristo, rappresenta il riferimento assoluto, allora tutto il resto non è svuotato di senso: è relativizzato. Quello che importa non è il ‘fare’ comunque, l’ ‘andare’ comunque, ma il ‘collaborare’ con Dio, l’obbedire alla Sua volontà […] Non conta, allora, l’azione come tale, ma l’azione secondo la sapienza o la verità, cioè secondo Gesù Cristo… Da Cristo viene la missione… Tutto questo ci può dire il mistero della Visitazione. Tutto questo ci insegna Maria, nel mistero della Visitazione” [4].
Tutto questo ci insegna Maria, Donna Eucaristica. Donna che parte da Gesù, che porta a Gesù, e in tutto il suo ‘andare’ e operare rimanda a Gesù, indica Lui, indirizza a Lui ogni cosa, in una linearità di ideali ed intenti bellissimi, in una carità che si lascia da Lui purificare, per divenire gratuita e disinteressata, sollecita e piena di gioia. Una carità che da’ la vita.
Per cui diciamo che Gesù Cristo è la vita di Maria.
Ora, alla luce dell’Eucaristia, possiamo guardarci.
Vedere bene la nostra vita.
Le nostre attese, le nostre paure, i nostri ideali, le nostre mete, le nostre scelte.
- Quanto vi incide l’Eucaristia?
- Quanto il nostro sguardo è ‘eucaristico’?
- Quanto sentiamo Maria, Donna Eucaristica, al nostro fianco?
- Quanto Gesù è al centro?
- Quanto Lui è la nostra vita?
Rendiamo grazie del dono di questo ritiro, per fare bene il punto sul nostro rapporto con l’Eucaristia, in Maria, e da qui ripartire per scelte più grandi, per SI’ decisivi, che faranno di noi, fidandoci, senza paure, donne e uomini eucaristici.
Tutti di Gesù, per Maria!
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.
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