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Articolo apparso sulla Rivista “Ora et Labora” (nn. 4/2005)

 

Mectilde de Bar e i dottori della Sorbona

 

Sr Marie-Cécile Minin OSB ap

 

 

 

 

In un contesto minato da una parte dalla crisi gallicana e dall’altra dal giansenismo, a partire dal 1663 Madre Mectilde de Bar fonda alcuni monasteri benedettini dell’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento, che sono raggruppati in una Congregazione posta direttamente sotto l’autorità della Santa Sede; i suddetti monasteri sono essenti dalla giurisdizione episcopale. In Francia, infatti, il giovane re Luigi XIV, in un ambiente sempre più imbevuto delle dottrine gallicane, a partire dal 1662 entra in conflitto con il papa Alessandro VII, conflitto che culminerà nel 1687 con Innocenzo XI.

Madre Mectilde, pur guardando con occhio attento tutte le vicissitudini della sua epoca, ha per primo obiettivo la consolidazione dell’osservanza nei suoi monasteri, agendo soltanto dopo essersi consigliata presso gens doctes – persone dotte, ben qualificate. È così che il 15 dicembre 1666 scrive a proposito delle Costituzioni, in una lettera alle monache di Rambervillers, che sono appena state aggregate all’Istituto: “Non voglio e non cerco che il bene comune e particolare di tutto l’Istituto. Non faccio nulla senza i consigli di persone illuminate e dotate di grande esperienza in materia. Si dovrà fare ancora una riunione — il 16 o il 17 del prossimo mese — di dodici o quindici dottori saggi e persone di grande pietà per raccogliere i loro pareri e le loro assensi”[1] sulle Costituzioni in corso di elaborazione.

Nel 1682, alla domanda di Luigi XIV, l’Assemblea del Clero promulga una Dichiarazione in Quattro Articoli, redatta da Bossuet, con l’intenzione di presentare la dottrina gallicana sulla sovranità dei re e sul potere ecclesiale. Con questa promulgazione, l’Assemblea riconoscerà al potere papale una dimensione esclusivamente e soltanto spirituale, vorrà porre al di sopra dell’autorità del papa la superiorità dei concili, come anche affermare la legittimità delle consuetudini in vigore nella Chiesa di Francia. Benché la Facoltà di Teologia della Sorbona non fosse stata direttamente associata all’elaborazione dei Quattro Articoli, era stata ben rappresentata tra la maggioranza dei partecipanti, perché i suoi dottori erano vescovi e rappresentanti del secondo ordine. Tra questi dottori della Sorbona alcuni erano favorevoli alle tesi gallicane, altri mostravano di aver alcune riserve. I dottori di tendenza ultramontana, invece, si opposero alla registrazione dei Quattro Articoli da parte della Sorbona, e all’insegnamento del loro contenuto. 

Anche se Madre Mectilde rimane estranea a tutte queste polemiche, i sommovimenti che cominciano già a scuotere tutta la Francia in generale, e i dottori della Sorbona in particolare, avrebbero avuto una loro incidenza sullo sviluppo di una Congregazione religiosa in piena espansione. Nel corso delle sue fondazioni, Madre Mectilde si trova più di una volta a dover entrare in corrispondenza epistolare e a incontrare personalmente vescovi ed ecclesiastici che tra di loro hanno in comune proprio il fatto di essere dottori della Sorbona.

1.      Monsignor Charles de Bourlon (1613-1685)

Charles de Bourlon nasce a Parigi nel 1613. Dottore in Teologia alla Sorbona nel 1640, diventa coadiutore del Vescovo di Soissons per nomina del re e riceve la consacrazione a Parigi il 2 febbraio 1653. Prende la direzione della diocesi di Soissons il 28 ottobre 1656. Nelle questioni dei giansenisti egli esige dal suo clero la firma alla formula di sottomissione al papa; affida il suo seminario agli oratoriani, e sollecita la canonizzazione di François de Sales.

Nel 1663, Monsignor Charles de Bourlon accetta di dare il suo sostegno alla domanda per creare la Congregazione fondata da Madre Mectilde, scrivendo un’ attestazione che è una testimonianza eloquente della stima che aveva per lei. Egli insiste soprattutto sullo scopo per il quale la domanda di erezione è posta: “mantenere l’adorazione perpetua nei monasteri dell’Istituto”. Certifica così:

“Noi, Charles, per grazia di Dio Vescovo di Soissons, attestiamo a tutti in dovere di sapere che le Religiose del Santissimo Sacramento, stabilitesi nel sobborgo St Germain di Parigi, vivono non soltanto in una lodevole e stretta osservanza della Regola di San Benedetto sotto la quale hanno professato, ma in più hanno istituito tra di loro l’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento dell’Altare, alla quale si applicano giorno e notte, succedendosi l’una dopo l’altra, in qualità di vittima, per fare ammenda onorevole alla santa Eucaristia, in riparazione di tutti gli oltraggi commessi contro di essa nella sfrenatezza delle guerre e in tutti gli altri tempi in cui il furore degli eretici e l’empietà dei libertini hanno disonorato questo sacro Mistero.

È per questo che stimiamo che, in riparazione di così tanti sacrilegi che hanno profanato la Santità degli altari, sarebbe desiderabile poter stabilire sotto l’autorità della Santa Sede una Congregazione per mantenere questa adorazione perpetua in tutti i monasteri dello stesso Istituto, o in altri conventi dello stesso Ordine che vorranno aggregarvisi.

In fede di che abbiamo firmato il presente certificato, dopo avervi apposto il sigillo delle nostre insegne, perché possa giovare alle suddette religiose ovunque credono che sia giusto produrlo.

Dato a Soissons, nel nostro palazzo vescovile, il giorno 19 del mese di giugno dell’anno 1663.

Firmato: Charles, Vescovo di Soissons.

 

Per l’ordine dell’illustrissimo e reverendissimo Monsignor Vescovo di Soissons: C. Baublan”[2].

 

Questa attestazione, insieme a quelle dei vescovi d’Evreux e di Rennes, è allegata a una lettera inviata dalla Regina Madre Anna d’Austria al papa Alessandro VII nel 1663. Un’altra lettera viene indirizzata, nello stesso anno, al Cardinale Ginetti, Prefetto della Congregazione per i Religiosi. Purtroppo la morte di Alessandro VII nel 1667 e poi quella di Anna d’Austria interrompono le procedure di domanda di erezione della Congregazione; la pratica non sarà ripresa che nel 1668.

Quanto a Mons. Charles de Bourlon, egli muore il 25 ottobre 1685 a Château-Landon.[3]

 

2. Monsignor Hardouin de Péréfixe de Beaumont (1605-1671)

Dottore della Sorbona nel 1640, Hardouin de Péréfixe de Beaumont fu precettore di Luigi XIV. Nel 1648 diviene Vescovo di Rodez. Nel 1661, su mandato del re,  presenta – insieme al Vescovo di Rennes, Monsignor Henri de la Motte di Houdancourt – ai dottori della Sorbona, riuniti in assemblea, la formula di sottomissione alle condanne del giansenismo stabilite dall’Assemblea del Clero; i dottori accolgono senza commento.

Nel febbraio 1663, Hardouin de Péréfixe de Beaumont viene nominato Arcivescovo di Parigi. Viene anche eletto Proviseur [4] della Sorbona. L’8 maggio guida una delegazione di dodici dottori che presentano “al re la Dichiarazione della santa Facoltà di Teologia di Parigi…su alcune proposte che certe persone hanno voluto attribuire alla stessa Facoltà. Il prelato assicura al monarca lo zelo da parte della Facoltà nella difesa dei diritti della corona” [5] : il che rende manifeste le sue tendenze gallicane. D'altronde sarà solo nel 1664 che riceverà le sue Bolle di nomina quale Arcivescovo di Parigi.

Nel 1666 Pierre Nicole e Antoine Arnault, docente giansenista della Sorbona e fratello dell’abbadessa di Port-Royal, pubblicano l’Apologie pour les religieuses de Port-Royal, uno scritto che venne considerato ingiurioso verso Monsignor Hardouin de Péréfixe e contrario alla dottrina della Chiesa. “Si trattava di un attacco assai violento circa il comportamento dell’Arcivescovo a riguardo di questa comunità monastica, e soprattutto di un attacco contro l’argomentazione teologica del suo recente ordine, a proposito dell’adesione di ‘fede umana’ alle decisioni del magistero ecclesiale”[6]. Arnault sarà infine escluso per un certo periodo dalla Sorbona.

Nel maggio 1668 il Cardinale de Vendôme, era a Parigi in qualità di legato a latere della Santa Sede. Madre Mectilde, dopo aver domandato consiglio, decise di chiedergli delle Bolle di conferma delle Costituzioni della sua Congregazione, mentre attendeva quelle che sperava ricevere dalla Santa Sede. Fu così che il 29 maggio, la Congregazione delle Benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento fu approvata dal Cardinale de Vendôme che accettò di esserne il primo Superiore Protettore. Le Bolle di erezione e approvazione furono spedite a Madre Mectilde il 4 giugno da Bonfils, uditore e segretario della legazione. Il 25 agosto esse furono presentate al Rev. Padre Priore dell’abbazia di Saint-Germain, superiore ordinario in quanto Gran Vicario di Monsignor de Metz, abate di Saint-Germain des Prés, il quale dà il suo consenso affinché siano pienamente e interamente valide. 

Il monastero della rue Cassette che sorge sul territorio dell’abbazia di Saint-Germain si trova sotto la giurisdizione di questa abbazia e non sotto quella dell’Arcivescovo di Parigi. Ma la situazione non dura. Infatti, il 20 settembre, a seguito della cessione della giurisdizione – da parte dell’abate di Saint-Germain all’Arcivescovo di Parigi – per ciò che riguarda tutto il quartiere Saint-Germain, salvo l’abbazia, che rimane esente, il monastero della rue Cassette passa sotto la giurisdizione dell’Arcivescovo di Parigi. Così la situazione diventa delicata per la comunità della rue Cassette, che ha appena ottenuto le Bolle di erezione della Congregazione ma deve ancora farle registrare presso Mons. de Péréfixe, Arcivescovo di Parigi.

Non solo: in mancanza della ratifica del papa circa tutto ciò che il Cardinale de Vendôme ha realizzato durante il suo mandato in qualità di legato, risulta che le Bolle di conferma non sarebbero state concesse che alla condizione che l’Arcivescovo di Parigi rimanga Superiore ordinario, perché — a dispetto delle antiche istituzioni, il concilio di Trento era riuscito a rinforzare il potere episcopale sulle case delle religiose. Il Vescovo doveva vegliare sulla osservanza regolare delle comunità ed intervenire, se necessario, per favorire il rispetto delle osservanze e la clausura. Incontrando delle resistenze negli ordini antichi, l’autorità episcopale s’impose invece in maniera più decisa circa le nuove fondazioni[7]; e questo era il caso del monastero di rue Cassette. 

Nel contesto di questa situazione, Madre Mectilde preferisce soprassedere alla domanda di ratifica aspettando tempi migliori. Ma in maniera del tutto imprevista, nell’ottobre 1669, venuto a conoscenza di tutto ciò che era stato già fatto per la congregazione, Mons. de Péréfixe concede in fine il suo assenso e accetta di essere uno dei tre Superiori Protettori della Congregazione, in sostituzione del Cardinale de Vendôme, morto nell’agosto 1669. Ecco il testo di quell’atto:

“Noi, Hardouin de Péréfixe, Arcivescovo di Parigi, etc…

Avendo visto e considerato le umilissime e insistenti suppliche rivolteci dalle Priore e religiose benedettine dell’ Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento dell’altare, dei monasteri di Parigi, Toul, Rambervillers e Nancy, di voler gradire ed approvare l’utilizzazione delle Bolle, ad esse conferite, e delle Costituzioni, confermate da Mons. de Vendôme, Legato Apostolico; [suppliche con le quali ci viene richiesto] di approvare e unire in Congregazione i suddetti monasteri, e di accettare di diventarne il primo e principale Superiore Protettore; Noi – volendo dare il nostro assenso ad un progetto che ci sembra tanto eccellente in quanto non tende, nei suoi usi e nelle sue pratiche, che a onorare incessantemente il Figlio di Dio nel più grande dei nostri Misteri, e a riparare con omaggi continui la gloria che il peccato gli rapisce ogni giorno; e per testimoniare a Madame la Duchessa d’Orléans lo zelo e il rispetto con cui compiamo i suoi desideri – con questo nostro atto abbiamo gradito e gradiamo, abbiamo approvato e approviamo, l’uso e la pratica delle suddette Bolle e Costituzioni, date e confermate dal Sig. Cardinale de Vendôme, Legato Apostolico: VOGLIAMO E ACCONSENTIAMO che le dette Priore e religiose dei monasteri di Parigi, Toul, Rambervillers, Nancy, e altri che nell’avvenire potranno riunirsi nella detta Congregazione, godano delle grazie, privilegi e benedizioni (contenuti) nelle suddette Bolle e Costituzioni; accettiamo la qualità di primo Superiore e Protettore della detta Congregazione, assicurando le dette Priore e religiose della nostra benevolenza e particolare protezione. E a conferma di tutto quanto sopra dichiarato, e per renderlo saldo e stabilito per sempre, abbiamo firmato il presente [atto], nel nostro palazzo vescovile e l’abbiamo sigillato con il nostro sigillo, l’8 ottobre 1669”

     Hardouin, Arcivescovo di Parigi[8]

           

In concreto Mons. de Péréfixe occuperà l’incarico di primo Superiore Protettore per solo due anni, fino alla sua morte nel 1671, all’età di 66 anni.

 

3. Mons. François Harlay II de Champvallon (1625-1695)

            François Harlay II de Champvallon nasce il 14 agosto 1625 a Parigi. Nel 1650 è deputato all’Assemblea del Clero, e consacrato Arcivescovo di Rouen nel dicembre 1651. Nel 1659, Mons. François Harlay II de Champvallon, allora Arcivescovo di Rouen, interviene per denunciare un’opera di Antoine Arnault intitolata L’Office du Saint-Sacrement[9].

            Nel 1663 Madre Mectilde, che sta lavorando per una fondazione a Rouen, scrive a François Harlay II de Champvallon per chiedere i permessi necessari per quella fondazione. Ecco la risposta benevola del prelato, in data del 28 marzo 1663:

            “Mia Reverenda Figlia,

            Ho ricevuto con molta stima la lettera di cui Voi vi siete data pena di scrivermi: in essa fate un elogio perfetto della riverenza che devono avere tutti i fedeli verso l’augusto Sacramento dell’altare. È il centro della santità, della comunione e della devozione di tutti i cristiani; per mezzo di esso la Chiesa esiste e si mantiene e riceve le grandi consolazioni che le sono necessarie durante l’assenza del suo Sposo. È per questo ho cercato di diffondere nella mia diocesi quelle massime che nutrono la pietà della anime devote e pie, imprimendo in loro un grande amore e una profonda venerazione per il corpo mistico e il corpo reale del Nostro Signore Gesù Cristo. (…) Lodo la Provvidenza eterna perché le è piaciuto dare al vostro Istituto religioso un programma così giusto, così cristiano e così gradito al nostro Maestro. Così sarò molto felice di vedere la mia diocesi arricchirsi di un gruppo di queste belle anime a cui Dio ha dato tali propositi. Perciò nelle ultime celebrazioni del divin Sacrificio non ho mancato di rendergli azioni di grazie umilissime e di chiedergli di perfezionare un’opera così utile alla sua gloria. (…)

Sulla base di questa stima, e giacché bisogna fare il bene con ordine perché possa durare a lungo, dal momento che la carità che muove ad intraprendere è saggia, prudente e regolata, non mancherò di usare ogni mia cura perché il progetto sia realizzato in tal modo e di spedire tutti i documenti a Monsieur de Gaumont. È illuminato, un uomo per bene, pieno di grande zelo e stima in modo particolare la vostra virtù.

Su questo punto non sono in nulla meno di lui, né inferiore nel desiderio di essere per tutta la mia vita, in Nostro Signore, Signore, mia Reverenda Figlia, vostro, ecc.”[10]

 

            Bisognerà però attendere fino al 1677 perché prenda corpo la fondazione di Rouen. Durante questo periodo Mons. François II Harlay de Champvallon gioca un ruolo importante nel 1670 nella riforma della Facoltà di Teologia della Sorbona e succede a Mons. Hardouin de Péréfixe come Arcivescovo di Parigi. Prende la licenza in Sorbona il 12 marzo 1671[11].

            La Facoltà di Parigi, nel suo insieme, non riconosceva altro Protettore che il Sommo Pontefice. Tre deputati, i vescovi di Meaux, di Beauvais e de Senlis, servivano da commissari, cioè difensori dei privilegi apostolici. Così, quando alcuni  si appelleranno all’Arcivescovo di Parigi, Protettore della Sorbona, alcuni membri della Società della Sorbona protestarono.

Nell’anno 1681 abbiamo il primo segnale di una svolta importante nella storia della Facoltà della Sorbona. L’influsso di Mons. François II Harlay de Champvallon è rilevante nell’Assemblea del Clero del 1682, quando egli appoggia le tesi gallicane e l’accoglienza dei Quattro Articoli redatti da Bossuet. Nel 1684-85, già Protettore della Casa della Sorbona, egli diventa anche Protettore della Casa di Navarra: ciò fa di lui il Superiore della Facoltà; ormai è inevitabilmente lui l’interlocutore tra la stessa Facoltà ed il re.

Ora a Parigi Mons. François II Harlay de Champvallon non si dimentica della stima che aveva dimostrata a Madre Mectilde nel 1663. Un piccolo gruppo di monache del monastero di Toul era stato mandato a Dreux nel 1680 in vista di una nuova fondazione. Non aveva ancora potuto realizzarsi, e queste monache si trovavano a Parigi; egli le consiglia di rimanere nella sua diocesi.

A causa del numero elevato di piccole comunità religiose rifugiate a Parigi in quegli stessi anni, Luigi XIV ordina a Mons. François II Harlay de Champvallon di sopprimerle. Però la comunità di cui è responsabile Madre Bernardine de la Conception non è compresa nel numero, anche se essa deve trovare modo di stabilirsi in Parigi in maniera definitiva. Nel 1684 questa piccola comunità di monache darà vita a un secondo monastero a Parigi situato in rue SaintLouis au Marais.[12] 

Nel 1683, la priora della Comunità di Liesse, situata in rue du Vieux Colombier a Parigi aveva fatto appello presso Madre Mectilde per la riforma della sua comunità, caduta in decadenza. La morte della Priora e un’opposizione violenta da parte dei giansenisti obbligarono Madre Mectilde a ritirare le due monache che aveva mandato in questo monastero. Mons. François II Harlay de Champvallon sollecitò di nuovo Madre Mectilde perché vi mandasse altre monache, pur dichiarando, in un primo tempo, di non poter concedere a Madre Mectilde autorità alcuna. Ma finalmente, grazie alle sollecitazioni ripetute dal p. de Roncherolles, Superiore della Comunità di Liesse, Mons. François II Harlay de Champvallon dà l’ordine a Madre Mectilde di mandare le monache in quel monastero. Tuttavia anche questo secondo tentativo risulterà infruttuoso e si abbandonerà il progetto. 

Il periodo dell’episcopato di Mons. François II Harlay de Champvallon (1671-1695) coincide con le grandi tappe dello sviluppo della congregazione di Madre Mectilde (1677-1688). In quanto Superiore, è a lui che Madre Mectilde deve fare ricorso quando deve uscire della clausura per le fondazioni. Di queste fondazioni egli doveva avere così una conoscenza precisa. È dunque sotto il suo episcopato che propriamente il funzionamento della congregazione come tale ha conosciuta difficoltà che obbligano, nel 1688, Madre Mectilde a rinunciarvi, per lo meno di fatto. « Se la divina Provvidenza – scrisse – non ha permesso il compiersi del progetto che avevamo formulato, quello di continuare ad essere unite (demeurer) in congregazione, tutti i monasteri nondimeno devono rimanere strettamente uniti (…) Questa unione sarà per l’Istituto una fonte di beni molto preziosi. Se Dio benedice due o tre persone riunite nel suo nome, che cosa non farà per delle comunità religiose, unite dall’ideale (esprit) e con il cuore, nel suo nome, per la sua gloria? » [13].

Nel 1687, Luigi XIV è più che mai in conflitto con papa Innocenzo XI e i rapporti tra Francia e Roma finiscono per arrivare sull’orlo della rottura. Il Procuratore generale riceve dal re l’ordine di fare appello al concilio universale. Secondo le direttive di Luigi XIV, Mons. François II Harlay de Champvallon, gallicano, dà vita a un movimento per cui tutti gli ecclesiastici e i religiosi della diocesi sono invitati ad associarsi all’appello del concilio ecumenico. Il Capitolo di Notre-Dame, i parroci di Parigi, le case del clero secolare e religioso non tardano a aderire. L’affare non va però molto più avanti.

Nel 1693 Luigi XIV tratta un riavvicinamento con la Santa Sede. Ma Madre Mectilde, già precedentemente, anche se aveva esortato i monasteri a mantenere una forte unione spirituale tra di loro, ha rinunciato alla Congregazione nei fatti, anche se essa giuridicamente esiste ancora. La Bolla di Innocenzo XII che, vista la domanda di Madre Mectilde, riporta i monasteri sotto la giurisdizione episcopale, è promulgata nel 1696, un anno dopo la morte dell’arcivescovo gallicano, che si spegne a Conflans il 6 agosto 1695[14].

 

4. Monsieur Charles Mallet

            Monsieur Charles Mallet è originario della diocesi di Amiens. Dottore della Sorbona nel 1644, è canonico e arcidiacono di Rouen quando scoppia la querela del Nuovo Testamento di Mons ed egli si rivela coraggioso anti-giansenista in uno scritto intitolato: Esame di alcuni passaggi della traduzione francese del Nuovo Testamento stampato a Mons e Della sacra Scrittura nella lingua volgare. Mallet raccomanda, tra l’altro, di non mettere le traduzioni in francese dei libri sacri nelle mani di persone troppo poco istruite per poter approfittare della loro lettura.

Monsieur Charles Mallet era stato compagno di studi di François II Harlay de Champvallon, che lo fece il suo Vicario generale quando fu nominato Arcivescovo di Rouen. Ma non sembra che segua il suo Arcivescovo sulla via del gallicanesimo e riconosce nel papa, più che nei concili, l’autorità suprema della Chiesa.[15]

A partire dal 1671, Mons. Rouxel de Medavy de Grancey, nuovo Arcivescovo di Rouen, lo conferma nel suo incarico fino alla morte. In quanto Superiore di alcune case religiose, ha lasciato un ricordo di canonista rigido e molto severo.

Ora, Monsieur Mallet fu anche il primo Superiore della comunità fondata da Madre Mectilde a Rouen nel 1677. A proposito della prima messa celebrata il 1° novembre 1677, la narratrice della fondazione di Rouen scrive: “Dopo aver fatto l’orazione e aver recitato Prima e Terza, Monsieur Mallet, Vicario generale di Mons. l’Arcivescovo e nostro Superiore, cominciò la messa comunitaria e consacrò le ostie che avevamo preparato nella santa pisside. Una volta che tutte fummo comunicate, racchiuse le altre ostie consacrate nel tabernacolo, mettendoci in possesso del nostro adorabile Tesoro.”

A proposito del 4 novembre 1677, giorno ufficiale della fondazione del monastero di Rouen, la narratrice annota ancora: “Fu Monsieur Mallet, nostro Superiore, che ufficiò il primo giorno”.

I rapporti tra Superiore e comunità sono molto tesi.  Difatti quando fa il suo terzo viaggio a Rouen, nel maggio del 1679, Madre Mectilde pensa alle prime professioni e ne parla con Monsieur Mallet, il quale, da rigido canonista, le dà una risposta imprevista. Egli ritiene che Monsignor Arcivescovo non permetterà le professioni se non quando la comunità sarà proprietaria del suo monastero; e vi si opporrà sempre per questo motivo. Dopo la sua morte, avvenuta il 20 agosto 1680, la questione delle professioni sarà regolata rapidamente e l’Arcivescovo di Rouen nel maggio del 1681 darà il permesso di fare la professione alle novizie che aspettavano a causa di Monsieur Mallet[16].

 

5. Martin Humbelot (+1718)

            Martin Humbelot è canonico di Saint-Nicolas du Louvre. Diventa dottore della Sorbona il 5 gennaio 1665 e s’interessa alla riforma degli statuti della Facoltà di Teologia nel 1670. Una cronaca che apparteneva al Seminario di Saint-Sulpice di Parigi segnala Martin Humbelot[17] come un avversario ardente dei Quattro Articoli del 1682 e il suo daffare per impedirne la registrazione. Fu allora esiliato a Lescar nel Béarn da Luigi XIV con i dottori principali responsabili di aver manifestato la propria ostilità a questa Dichiarazione. Egli appartiene di preferenza alla corrente “politica”: certamente era antigiansenista, ma moderato[18].

Il 30 luglio 1681 Martin Humbelot dà la sua approvazione alla pubblicazione delle Dispositions et pratiques pour les Filles du Très-Saint Sacrement [Atteggiamenti interiori e esercizi per le Figlie del Santissimo Sacramento dell’Altare] che verrà stampata nel 1683 con il titolo di Le Véritable esprit des Religieusse adoratrices perpétuelles du Très Saint Sacrement de l’Autel [Il Vero spirito delle Religiose perpetue adoratrici del Santissimo Sacramento dell’altare]. L’opera appare in una nuova edizione nel 1684 con dei cambiamenti, non solo nel numero dei capitoli ma anche nel loro contenuto. Anche lo stesso testo di Approvazione subisce una piccola modificazione. Il riferimento all’ “autore” nella prima edizione viene sostituito nella secondo edizione con quello a  “colei che l’ha composto”.

Ecco il testo dell’Approvazione nelle due edizioni:

Edizione del 1683

 

Edizione del 1684

Ciò che io scopro in questo libro dal titolo Dispositions et pratiques pour les Filles du Très-Saint Sacrement [ Atteggiamenti interiori e esercizi per le Figlie del Santissimo Sacramento ] mi fa concludere che il suo Autore

è ricolma della sapienza artefice di tutte le cose, di cui parla il Saggio; in quella persona c’è lo spirito d’intelletto per penetrare i misteri più nascosti della santità, per toccare i cuori di chi lo leggerà, in quanto, non manifestando che un’unica cosa, di dare gloria a Dio, quell’unico spirito, di cui essa è animata, si ritrova articolato nei differenti mezzi  additati per soddisfare agli obblighi dell’Istituto di cui essa professa le Regole. È questo che mi spinge ad invitarla a dare alle stampe quest’opera, che sarà utilissima ai veri adoratori di Gesù umiliato nella santa Eucaristia.

 

In fede di che io, dottore in Teologia della Facoltà di Parigi, ho sottoscritto quanto sopra il 30 luglio 1681.

HUMBELOT

 

Ciò che io scopro in questo libro dal titolo Dispositions et pratiques pour les Filles du Très-Saint Sacrement [ Atteggiamenti interiori e esercizi per le Figlie del Santissimo Sacramento ] mi fa concludere che colei che l’ha composto è ricolma della sapienza artefice di tutte le cose, di cui parla il Saggio; in quella persona c’è lo spirito d’intelletto per penetrare i misteri più nascosti della santità, per toccare i cuori di chi lo leggerà, in quanto, non manifestando che un’unica cosa, il dare gloria a Dio, quell’unico spirito, di cui essa è animata, si ritrova articolato nei differenti mezzi additati per soddisfare agli obblighi dell’Istituto di cui essa professa le Regole. È questo che mi spinge ad invitarla a dare alle stampe quest’opera, che sarà utilissima ai veri adoratori di Gesù umiliato nella santa Eucaristia.

 

In fede di che io, dottore in Teologia della Facoltà di Parigi, ho sottoscritto quanto sopra il 30 luglio 1681.

HUMBELOT

 

 

            Sappiamo da Madre Mectilde stessa che la prima edizione è stata pubblicata a sua insaputa. Scrive difatti il 5 febbraio 1683 a una carmelitana che ne chiede alcune copie: “La cara Madre Marie de Jésus vi spedirà alcuni libri per accontentare la vostra pietà o piuttosto la vostra umiltà; è lei che li ha fatto stampare a mia insaputa. Ne sono stata molto mortificata e per riparare ho proibito di darli a chiunque sia, al di fuori delle nostre Case”[19]. Il contenuto di questa lettera ci permette di spiegare la piccola variante tra i due testi di approvazione di Martin Humbelot pubblicati sotto la stessa data: 30 luglio 1681, variante che peraltro toglie qualcosa dall’anonimia del suo autore.

            Tra il 1684 e il 1690, il testo sarà l’oggetto di una terza edizione aumentata che porterà la stessa approbazione del 1681 nella quale Martin Humbelot incoraggiava la diffusione del Véritable esprit (Il Vero spirito), che ritiene un’opera di grande utilità. Egli muore nel 1718.

           

6. Martin Grandin (1604-1691)

            Martin Grandin nasce l’11 novembre 1604 a Saint-Quentin. Terminati i suoi primi studi a Noyon e a Amiens, diciassettenne si reca a Parigi e si dedica alla teologia. Ammesso al Collège del Cardinal Lemoine, insegna lì filosofia. Direttore del Collège de Dainville e canonico di Saint-Quentin, nel 1638 diventa dottore della Sorbona e ottiene una cattedra in teologia.

            Superiore ecclesiastico delle carmelitane della Francia (1655-1657), nel 1655 delibera di intraprendere la visita canonica dei monasteri, ma il Nunzio vi si oppone, e san Vincenzo de’ Paoli lo convince ad accettare la decisione di Roma. È membro della Compagnia del Santissimo Sacramento.[20]

            Martin Grandin fa parte della commissione incaricata di esaminare l’edizione latina delle Lettere provinciali di Pascal. Mons. de Péréfixe, allora Vescovo di Rodez, e Mons. Charles de Bourlon, Vescovo di Soissons, fanno parte della stessa commissione, la quale il 7 seetembre 1660 condanna questa edizione in latino. Martin Grandin gioca un ruolo di primo piano alla Sorbona più volte, come syndic[21]. Nel 1663 capeggia una campagna contro le decisioni gallicane presentate da parte del Parlamento e della Corte, e per questo viene sospeso dalla sua funzione di syndic per sei mesi.

            Dopo questa sospensione di sei mesi, benché favorevole verso le posizioni romane, si trova obbligato a presentare delle posizioni gallicane che non approva. Durante il suo mandato di syndic, oscilla tra ultramontanismo e gallicanismo, senza pronunciarsi apertamente durante le controversie sul gallicanesimo che alla fine del suo  mandato, si imporrà finalmente vincitore. Egli è stato definito come un uomo d’esprit, buon umanista, lungimirante negli affari, rispettoso verso le autorità, attaccato a Roma e ai Gesuiti, infaticabile nel lavoro, molto sapiente. Timido per natura, diffidava di tutti.

            Nel giugno del 1682, dopo la registrazione dei Quattro Articoli da parte della Facoltà, contemporaneamente a un gran numero di altri dottori, Martin Grandin firma una Richiesta al Parlamento per chiedere che siano osservati i diritti della Facoltà.

            Martin Grandin è tra i più celebri e influenti professori della Sorbona del suo tempo. La sola menzione del suo nome come approvazione di un libro vale come garanzia della sua ortodossia. Questo particolare spiega forse il tono laconico dell’approvazione firmata da lui nella prima edizione del Véritable esprit des Religieuses adoratrices perpétuelles du Très Saint-Sacrement de l’Autel pubblicato nel 1683. È così che egli si esprime:

 

            “Ho letto questo manoscritto. Dato il 23 luglio 1682”

            GRANDIN

 

Ci si può chiedere se tali Approvazioni da parte dei dottori della Sorbona fossero obbligatorie .

“Tradizionalmente la censura preventiva dei libri religiosi in Francia era nelle mani della Facoltà di Teologia. Durante la prima parte del secolo questo privilegio fu abolito progressivamente, restando nelle mani dei dottori solo l’approvazione dei libri. Questa era ben lontano dall’essere indispensabile dal momento che pochissime opere dogmatiche furono presentate alla Facoltà. Osserviamo che, di per sé, non si tratta veramente di un’approvazione, ma di un nihil obstat: infatti la Facoltà poteva rifiutarle oppure esigere che vi fossero apportate modifiche. Ma il regolamento manifesta chiaramente che questa approvazione, sollecitata da uno o più dottori particolari, obbliga la Facoltà che vi delega la sua autorità”[22]

            La Facoltà della Sorbona si è dunque impegnata sull’ortodossia del Véritable esprit, libro di spiritualità composto, del resto, da una monaca. Sarebbe interessante conoscere le opere scritte o composte da donne che hanno ricevuto l’approvazione dei dottori della Sorbona nel XVII secolo.

            L’11 agosto 1682, viene concesso il permesso di far stampare l’opera da un tale De Lareynie; sarà data alla stampa a Parigi, presso Christophe Journel, rue Saint Jacques, au petit Saint Jean.

            La seconda edizione registrata sull’albo della comunità dei librai e tipografi di Parigi il 27 novembre 1683, è stampata per la prima volta nel dicembre 1683 da EDME COUTEROT, rue Saint Jacques, au bon Pasteur.[23] L’Approvazione di Martin Grandin vi si ritrova tale quale, con la stessa data del 23 luglio 1682, anche se, come abbiamo visto, il contenuto di ciascun capitolo è stato rimaneggiato in modo notevole e il numero dei capitoli aumentato. Vi sarà ancora nella terza edizione, che sarà anch’essa ulteriormente ampliata.

            Martin Grandin muore a Parigi il 16 novembre 169l.

 

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            Con Mons. Charles de Bourdon abbiamo visto come il progetto della Congregazione è stato vigorosamente sostenuto fin dal 1663. Mons. Hardouin de Péréfixe de Beaumont e Mons. François II Harlay de Champvallon, in quanto arcivescovi di Parigi, sono stati dal 1664 al 1695, gli interlocutori di Madre Mectilde sul suo progetto di fondazione del primo monastero a Parigi, poi della creazione della Congregazione. Entrambi sono contrari al giansenismo e danno il loro pieno appoggio e sostegno all’opera benedictino-eucaristica di Madre Mectilde durante il loro episcopato. Monsieur Charles Mallet, Gran Vicario dell’Arcivescovo di Rouen e primo Superiore della comunità di Rouen, nel 1677 non ha facilitato gli esordi di quel monastero. Infine nelle persone di Martin Humbelot e di Martin Grandin, siamo entrati in contatto con due altri dottori di teologia, e certo non dei meno insignificanti, la cui attività si è svolta in una Sorbona agitata da tendenze ultramontane, gianseniste e gallicane: il che non ha impedito loro di trovare il tempo di leggere un’ opera di piccola mole, pubblicata sotto il titolo di: Le Véritable esprit des Religieusse adoratrices perpétuelles du Très Saint Sacrement de l’Autel, e di affermarne la legittimità, l’opportunità e l’ortodossia in tutte e tre le sue prime edizioni.

 

 



[1]  N° 2321, Lettre aux religieuses du monastère de Rambervillers du 15 décembre 1666, in CATHERINE DE BAR,Lettres inédites, Rouen, 1976, p.278.

[2]  CATERINE MECTILDE DE BAR [ Mère Mectilde du Saint-Sacrement], Documents historiques, Rouen, 1973, p.234.

[3]  YVES POUTET, «Les Docteurs de Sorbonne et leurs options théologiques au XVIIe siècle» in Divus Thomas, vol 81, fasc. III-IV, luglio-dicembre 1978, p.240.

[4]  Proviseur = Protettore particolare, eletto a vita.

[5] JACQUES M. GRES-GAYER, Le Gallicanisme de Sorbonne. Chroniques de la Faculté de Théologie de Paris (1657-1688), Paris, Honoré Champion, 2002, p. 59.

[6]  JACQUES M. GRES-GAYER, Le Gallicanisme de Sorbonne pp., 106, 193.

[7]  CONCILIUM OECUMENICO DECRETA, a cura dell’Istituto per le scienze religiose, EDB, 1991, Concilio di Trento, Sessione XXV, capp. V-X.

[8]  C. DE BAR, Documents historiques, o.c., pp.245-246.

[9]  J.M. GRES-GAYER, Le Gallicanisme de Sorbonne, o.c., pp. 54-55.

[10] CATHERINE DE BAR, Foundation de Rouen, Rouen, 1977, pp.21-22.              

[11]  J. M. GRES-GAYER, Le Gallicanisme de Sorbonne, o.c., p. 215.

[12]  C. DE BAR, Lettres inédites, o.c., p. 326 nota 2.

[13] Règlement des Offices religieux de l’Institut du Très-Saint-Sacrement, Lille, 1853, p. 1.

[14]  Y. POUTET, Les Docteurs de Sorbonne…, a.c., pp. 304-305.

[15]  Ibid. ,p.245.

[16] C. DE BAR, Foundation de Rouen, o.c., , p. 58, note 49, 60, 81, 90,91,92.

[17]  Marin o Martin; Humbelot o Humblot, c.f. Y: POUTET, a.c., p.288.

[18]  J.M. GRES-GAYER, Le Gallicanisme…, o.c., pp. 229, 265. Y. POUTET, Les Docteurs…, a.c., p. 288.

[19] N° 2169a, Lettre du 5 février 1683 à une religieuse carmélite, manoscritto Z4 di Rumbeke. La publication d’un ouvrage à l’insu de son auteur n’est pas un cas isolé. Rancé connut la même chose avec la publication, sans son autorisation,  des Règlements de l’abbaye de Notre Dame de la Trappe. Cfr.  Anna Maria CanevA, Il Riformatore della Trappe, Vta di Armand-Jean de Rancé, Città nuova, 1996, p. 98.

[20]  Y. POUTET, Les Docteurs…, a.c., p.239. Dictionnaire de théologie catholique, vol. VI, col. 1725; A. TALLON,  La compagnie du Saint-Sacrement (1629-1667), Spiritualité et société, Paris, Cerf, 1990, p. 122; P. COSTE, Le grand saint du Grand Siècle Monsieur Vincent, vol. III, Paris, Desclée de Brouwer, 1932, p. 191.

[21] Il Dictionnaire de Furetière dà questa definizione della parola syndic: “Ufficiale incaricato degli affari di una città, di una comunità (…) C’è anche un syndic della Sorbona, che ha doveri verso il clero, verso la diocesi, verso vari associazioni professionali”.

Il Dictionnaire de l’Académie française lo definisce così: “Colui che è stato eletto per curarsi degli affari di una comunità, di un ente, di cui egli stesso è membro. Procuratore syndic, syndic della Sorbona.”

[22]  J.M. GRES-GAYER, Le Gallicanisme…,o.c., p. 405.

[23]  Anche se il frontespizio dell’opera porta l’anno 1684.