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Sr. Marie Véronique Andral, OSB ap
La dimora di Dio nell’anima

 

Rileggendo alcune conferenze

di Madre Mectilde de Bar

Non sapremmo cominciare in modo migliore che citando questa piccola preghiera «tratta dall’originale» da Madre Monique des Anges de Beauuvais [1], all’inizio del florilegio scritto di sua mano e conservato nel monastero di Rumbeke:

«Mio adorabile Salvatore Gesù Cristo, per la tua infinita misericordia, mostrami dove fai la tua dimora in me. Introducimi in quell’intimo fondo, per non essere mai più separata da te, e affinché io non vada più vagabondando tra le creature che mi allontanano da te con continue infedeltà. Dammi la grazia, per amore di te stesso, di poter dimorare in te, che io viva di te, in te, per tuo mezzo e per te, e che tutto il creato sia per me un puro niente, in cui io non possa prendere nessuna vita. Amen».

La preghiera è accompagnata da questa dedica: «Vi prego di dire ogni giorno questa piccola orazione, essa non vi sarà inutile davanti a Dio; l’ho appena scritta proprio per voi».

Questo tema della dimora di Dio in noi è dovunque onnipresente nella vita e nell’insegnamento di Madre Mectilde. Abbiamo quindi raccolto un’ampia messe e tentato di classificarla. Vedremo come l’anima nostra è il tempio di Dio, creata a sua immagine, consacrata col battesimo. Tempio vivo ove risiede la Trinità.

Gesù abita in noi, con la santa Comunione che ci trasforma tutte in lui. Dio risiede nel fondo, nell’intimo dell’anima: come entrarvi.

Infine, l’Adorazione perpetua nell’intimo dell’anima. Questa serie di parole-chiave ci servirà da filo conduttore per raggruppare i testi che si illuminano e si completano a vicenda.

Creazione

«L’anima nostra è fatta e creata per Dio solo, che risiede realmente nell’intimo dell’anima» (115) [2].

«Dio è in noi per presenza, per potenza e per essenza, questo è di fede» (253).

«Entrate nel tempio della vostra anima, il quale è stato consacrato alla santità di Dio fin dal momento della sua creazione, e poi nel battesimo» (187).

«Le nostre anime sono create in onore dell’augustissima Trinità» (114).

«L’anima nostra è uscita da Dio, essa è tutta spirituale, è una essenza; ecco perché noi non possiamo comprenderla, e Dio è l’Essenza dell’essenza dell’anima nostra ... Se mi domandate quale differenza c’è tra la presenza di Dio e le sue operazioni nell’anima dei giusti e quella dei peccatori, vi dirò che Dio è presente dappertutto per essenza, per potenza e bontà; e nei giusti... lo è anche per grazia e per gli effetti e operazioni del suo amore» (199).

«La nostra anima è uscita da Dio, la fede ve lo insegna: essa dunque non viene da voi né è vostra. Vi è imprestata per meritare l’eternità, e pertanto, voi siete obbligata di ritornare a Dio come alla sorgente da cui siete uscita e di darvi perfettamente a lui per mezzo di Gesù Cristo, che è venuto sulla terra per essere la nostra via per la quale andiamo al Padre. Ora, l’anima vostra, con tutti i doni eccellenti con cui vi viene rappresentata, ornata delle tre potenze che la mettono in rapporto con le tre Persone divine, è però creata dal nulla. E proprio in questa verità l’anima stabilisce l’origine del suo nulla, dal quale non deve mai uscire» (3117).

«Forse mi domanderete dove Dio risiede in noi... Vi rispondo che Dio è dappertutto in noi, che Dio ci muove, che concorre a tutti i nostri movimenti e azioni più di quanto non lo facciamo noi stessi. Dio è in noi come la nostra anima. Domandate dove questa risiede. Vi dirò che essa è in tutto il vostro corpo come nella punta del vostro dito. L’anima è stata ispirata nel corpo da Dio. Avviene nei piccoli nascituri la stessa cosa che avvenne una volta per Adamo: Adamo era una massa [inerte] e il soffio di Dio la animò. Così accade agl’infanti nelle viscere della madre: «Il soffio [3] di Dio li anima. Il soffio di Dio è l’anima nostra: non vi è nulla di così bello quanto un’anima. Nostro Signore ne fece conoscere la bellezza e l’eccellenza alla beata Marie des Vallées, ed ella diceva poi di non stupirsi più che Gesù Cristo avesse tanto sofferto, dato che una sola anima ha un così grande valore» (253).

Battesimo

«Non potete ricevere da Dio una grazia più elevata di quella del battesimo. Perché essa vi fa figlia di Dio, vi fa membro del suo Corpo, vi fa sposa di Gesù, vi rende partecipe con lui dell’eredità eterna, insomma, vi fa rassomigliare a Gesù Cristo, vi unisce e trasforma così perfettamente che egli in certo modo è tutto diffuso in voi e vi riempie di sé, vi dà vita in se stesso, ma una vita di grazia, una vita tutta santa e divina ... Egli deve vivere in voi più che voi stessa ... Gesù Cristo è in voi, lo dovete credere ...». «È fare Professione di voi, o divino Gesù » (653).

«Per il battesimo siamo divenuti figli di Dio. Dio ci adotta per grazia come Gesù Cristo lo è per natura. Se avessimo l’uso di ragione, sentiremmo la voce dell’eterno Padre che, quando ci fanno l’unzione nel sacramento del battesimo, dice: «Io ti ricevo come mio figlio, come mia figlia. Metto in te il Figlio mio umanato (humanisé) perché tu viva della sua vita, del suo Spirito, perché tu sia tutta nascosta in lui nel quale prendo tutte le mie compiacenze». Noi veniamo unti con la medesima unzione con cui è stato unto Gesù Cristo, e il carattere non si cancellerà mai» (32).

«Ricevete questo Verbo, Gesù Cristo, innestato in voi col battesimo» (100).

«Il battesimo è una consacrazione delle nostre anime fatta da Gesù Cristo alla SS. Trinità» (996).

«L’anima vostra è un tempio dedicato alle tre divine Persone e Gesù Cristo ne fa la dedicazione e l’unge con la sacra unzione della sua grazia al battesimo» (ibid.).

«Se la grazia è lo Spirito Santo, dovete dunque riconoscere che lo Spirito Santo è tutto in voi mediante Gesù Cristo, poiché il battesimo vi riempie completamente della sua grazia, vi rinnova tutta in lui. O grazia, o misericordia incomprensibile!» (2477) .

«Sorelle mie, noi abbiamo l’uso di esortarvi tutti gli anni a rinnovare la grazia del vostro battesimo, in questa augusta e adorabile festa della santissima Trinità. Vi sono parecchie tra voi che non conoscono il giorno del loro battesimo. Non c’è uno più adatto di quello di domani, anche per quelle che lo conoscono, perché siete consacrate alla Trinità santa. È la festa della vostra interiorità: infatti le vostre anime sono il Tempio vivo della santissima Trinità. Domani fatene la dedicazione e rinnovatevi con un fervore maggiore degli anni passati» (113).

«Oggi è la festa della Dedicazione. Io amo le dedicazioni, esse mi fanno ricordare che le anime nostre sono consacrate a Dio col battesimo e tutte le volte che ci comunichiamo, Gesù Cristo viene a rinnovare questa consacrazione, e noi dobbiamo farlo con lui» (183).

«Noi siamo consacrate a Dio per il battesimo e riconsacrate con i voti di Religione. Eccoci dunque diventate per una duplice obbligazione tempio e dimora di Dio» (32).

Il Tempio

«Vi sono tre tipi di Templi ove Dio risiede e dove vuol essere onorato. Il primo è il Tempio della sua gloria ove manifesta apertamente le sue grandezze. Il secondo è il cuore dell’uomo, che è un Tempio vivo della divinità: ‘Templum Dei estis’. Il terzo, è costituito dai templi materiali, ove riposa l’adorabile umanità di Gesù Cristo sui nostri altari» (184) (cfr: ‘Le tre dimore di Dio’ nel ‘Vero Spirito’).

«Noi siamo delle pietre vive destinate alla costruzione della Gerusalemme celeste» (184).

«L’anima nostra è un tempio ecc. .. Dovete considerare la vostra anima come un tempio consacrato: e perciò conservarla pura e netta, perché deve essere il sacro repositorio della divinità ... Dio solo deve regnare nel suo Tempio; e se voi servite le creature, sia per puro suo amore; che il tempio dell’anima vostra riceva i continui sacrifici, le immolazioni, le vittime presentate a Dio in odore di soavità» (996).

«Vi faccio memoria che domani è la festa dell’augusta Trinità che risiede nel vostro interno. Dovete solennizzare questa festa con un profondo sentimento di umile riconoscenza per l’amore che vi ha fatto la santissima e adorabile Trinità di scegliervi per fare la sua dimora in voi e consacrarvi, con la sua presenza e la sua divina unzione, il suo Tempio interiore che racchiude in sé meraviglie ben più grandi dell’Arca dell’Alleanza» (112).

«(Nel Tempio vivo della nostra anima) si fanno sacrifici continui, per opera di Gesù che ne è il grande Pontefice, e le reliquie di questo altare sono le tre Persone della santissima Trinità. La festa di oggi è la sua dedicazione» (115).

«L’anima vostra è il Tempio consacrato dalle tre divine Persone della santissima Trinità. È la casa di Gesù Cristo ... ‘La mia casa sarà chiamata casa di orazione’» (182).

«Voi siete come (Maria) nel Tempio del Signore, ma poiché non potete stare sempre in chiesa per rendergli i vostri omaggi, potete essere sempre nel vostro interno ove risiedono le tre divine Persone, e render dappertutto i vostri rispetti e le vostre adorazioni, poiché è vero che le vostre anime sono i Templi del Signore molto più dei templi materiali. E dato che non c’è Tempio senza sacrifici, dovete offrirne continuamente alla sua maestà nell’intimo di voi stesse. Gesù Cristo nostro Signore, come eterno Sacerdote, gliene offre per primo e santifica e dà merito ai nostri; ma vuole che noi ne offriamo a Dio insieme con lui» (188).

La Trinità

«Poiché abbiamo Dio in noi e tutta la santa Trinità, cioè l’oggetto eterno della beatitudine del cielo, e il Padre con uno sguardo [4] in se stesso genera incessantemente il suo Verbo, e il Padre e il Figlio producono lo Spirito santo in noi, quale rispetto e quale attenzione dobbiamo avere per questo Dio che possediamo!» (253).

«Se conosceste la profondità di questo mistero e l’amore infinito che le tre Persone divine portano alle creature, potreste vivere ancora un momento senza essere tutta convertita a Dio?» (79).

«(Non gli rifiutereste niente se) vi applicaste a vedere il tesoro che possedete nel vostro interno, che altro non è se non le tre Persone divine» (94).

«‘Che essi siano uno come noi siamo Uno!’: Il Padre è nel Figlio; il Figlio è nel Padre, e lo Spirito Santo è in tutt’e due, e queste tre divine Persone non sono che un’unica essenza. O unione meravigliosa e ineffabile! ‘Che essi siano uno come noi siamo Uno!’. Gesù Cristo con questa preghiera chiede al Padre che siamo unite a lui, e che per mezzo di lui entriamo nell’unione col Padre e con le tre Persone divine».

«Se per una volta io credessi efficacemente che Dio è attualmente in me, che la santissima Trinità vi abita e vi fa la sua dimora, che il Padre vi genera il Figlio che è il suo Verbo, e che questo stesso Verbo con il Padre vi producono lo Spirito Santo, che essi vi operano le stesse meraviglie che operano in cielo, non sarei continuamente rapita e fuori di me per l’ammirazione? ... Mi potreste dire che vi ripeto spesso questo. È vero. È perché sono colpita dalla nostra poca fede, e che avendo in noi un tesoro così grande, ne facciamo così poco caso» (101).

Domani la Chiesa ci presenta dunque la discesa dello Spirito Santo. Mirabile mistero, che è la consumazione di tutti i misteri della vita e della morte di nostro Signore Gesù Cristo. È il Dono che ci fanno il Padre e il Figlio, è l’Amore di queste Persone divine, che viene a farvi bruciare dello stesso amore di cui bruciano loro stessi. Egli viene a comunicarci la sua vita divina, vita ineffabile e della quale desidera farvi vivere» (105).

«È la festa della santissima Trinità ... Che volete di più grande che Dio stesso il quale, amandosi di un amore infinito, genera il suo Verbo, e il Padre e il Verbo contemplando se stessi con uno scambio di compiacenza e d’amore infinito, vedendosi così perfetti, producono la terza Persona che è chiamata lo Spirito Santo. Ecco l’occupazione di tutta l’adorabile Trinità durante tutta l’eternità, e ciò che fa l’occupazione, la felicità e la beatitudine dei santi e dei beati nel cielo, e l’oggetto della nostra fede e delle nostre adorazioni sulla terra ...

Tutte le mattine, svegliandoci, dobbiamo adorare la santissima Trinità inabissandoci nel suo seno adorabile, pregarla molto umilmente di esserci favorevole e che tutte le nostre azioni, parole, e moti dei nostri cuori siano sempre in adorazione di questo divino Mistero. Infatti, benché noi quaggiù lo vediamo unicamente per la fede, tuttavia è una verità, Sorelle mie, che possediamo in noi questo tesoro adorabile. Voi sapete infatti che le nostre anime sono create in onore dell’augustissima Trinità, e che le tre facoltà dell’anima – memoria, intelletto e volontà – sono l’immagine e la viva rappresentazione in noi delle divine Persone. La memoria è attribuita al Padre, l’intelletto al Figlio e la volontà allo Spirito Santo» (114).

«Rimanete nella solitudine interiore, occupate di Dio che è in voi. E perché non volete essere tutte sue? È bene un oggetto capace di incantarci. Dio in noi, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Tutto ciò che costituisce la gloria e la gioia dei beati è in noi, e noi invece ce ne occupiamo così poco ... Buon Dio, in che cosa passiamo il tempo? ... Moriamo a tutto quello che non è Dio in noi, per il rispetto a Dio che vi fa la sua dimora» (213).

«(La fede, la speranza e la carità) agiscono attualmente in noi per rapporto alle Persone divine e sono meravigliosamente legate insieme. Esse risiedono in ogni potenza della nostra anima: la fede ha rapporto al Padre e risiede nell’intelletto. Noi infatti esercitiamo la fede con l’intelletto, che ci fa credere in Dio e nello stesso tempo adorarlo, ciò che è un altro atto della volontà.

La speranza risiede nella memoria e ha rapporto al Figlio, facendoci ricordare per fede le promesse che il Figlio di Dio ci ha fatte, e che noi speriamo. Ricordate bene questo, è un po’ teologico.

 

La carità, che è come la regina delle altre due virtù e alla quale esse si rapportano tutte, dimora nella volontà che è una potenza libera e come la padrona delle altre due, e ha rapporto allo Spirito Santo: con essa noi amiamo Dio, come lo Spirito Santo è l’amore del Padre e del Figlio. È meraviglioso vedere il rapporto che l’anima nostra ha con queste divine Persone» (247).

«È sufficiente che noi abbiamo una certa tendenza interiore a Dio presente, un profondo rispetto in omaggio alla sua grandezza, credendolo in voi come c’è in verità, giacché la santissima Trinità vi fa la sua dimora, il Padre vi agisce e opera con la sua potenza, il Figlio con la sua sapienza e lo Spirito santo con la sua bontà. Voi dunque dovete adorarlo continuamente proprio nell’intimo dell’anima vostra. Mettete ogni tanto la mano sul cuore, dicendo a voi stessa: ‘Dio è in me. Egli c’è soltanto per sostenere il mio essere, come nelle creature inanimate, ma agisce, opera, per elevarmi alla più alta perfezione, se io non metto ostacolo alla sua grazia’. Immaginate che egli vi dica interiormente: ‘Io sono sempre in te, dimora sempre in me. Pensa per me, e io penserò per te, e avrò cura di tutto il resto. Sii tutta a mia disposizione come io sono per te. Non vivere che per me’.

Così, com’è detto nella Scrittura: ‘Chi mangia me vivrà per me, dimorerà in me e io in lui’. Oh, beate quelle che comprendono queste parole e che adorano in spirito e verità il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo!» (44).

Gesù in noi

«Rallegratevi con (i magi) di aver trovato la Madre e il Bambino, ma fate come questi santi adoratori: portate con voi nel vostro cuore il tesoro che avete e imparate a camminare d’ora in avanti per un altro sentiero che è quello della fede ... quello di cui si parla nei vangeli ... Amiamo, onoriamo e ringraziamo questi santi magi e preghiamoli di associarci con loro per cercare Gesù, per trovare Gesù e per portare Gesù nei nostri cuori» (43).

«Dobbiamo perdere tutto se vogliamo che Gesù viva in noi » (50).

«Poiché porto un grande rispetto alle operazioni della grazia nelle nostre anime voglio cercarle in silenzio, adorando quest’adorabile Incarnazione del Verbo in voi, in un certo modo, e desidererei che le anime vostre fossero fuse e liquefatte nell’amore dei suoi annientamenti » (60).

«Se tu conoscessi il dono di Dio! Dono dei doni, dono ineffabile che è Gesù Cristo, il quale ci è stato dato in tre maniere: 1) nell’Incarnazione del Verbo nel seno della sacra Vergine, 2) nel nostro augusto Sacramento, 3) nell’intimo delle nostre anime ove questo dono è infinito, reale e attivo, benché conosciuto da pochissimi. Dobbiamo desiderare questo dono, dobbiamo cercarlo e possederlo con la fede, con umile riconoscenza e con applicazione di tutto ciò che noi siamo a questo adorabile dono» (79).

«Tutte vi siete comunicate e questo ammirabile Re fa il suo ingresso in voi... È un Re dolce e pieno di bontà ... Ma se è Re, dov’è dunque il suo Regno? È nei nostri cuori. Là egli vuole regnare. Il suo regno è un regno di pace e tutto interiore (tutta la bellezza della figlia del Re è all’interno) ... Pregate che egli regni nei vostri cuori, dato che non viene se non per questo» ... «Più sarete fedeli, più Dio regnerà in noi e più vi prenderà le sue compiacenze ... Possedere Gesù è un Paradiso» (85).

«Oggi è Pasqua chiusa. Sapete cosa significa questa espressione? Vuol dire che dopo aver fatto Pasqua, dovete chiudere la porta dell’anima e dei sensi, perché Gesù non ne esca più ... Dovete credere che egli è in noi, rimanere con lui e non occuparvi né preoccuparvi di tutto il resto ... Niente sia capace di ostacolare il vostro sguardo verso di lui. .. Niente deve distogliervi dal vostro divino oggetto quando avrete fatto Pasqua chiusa ... e conserverete bene Gesù in voi» (97).

«Ricevete con dolcezza il Verbo innestato in voi. Ma qual è questo Verbo, se non Gesù Cristo, innestato in noi nel santo battesimo, che fa di noi dei Gesù Cristo, come il piccolo innesto del ciliegio cambia nella sua sostanza un tronco selvatico e ne fa un ciliegio».

«Gesù Cristo nostro Signore innestato in noi nel santo battesimo e innestato di nuovo con la santa comunione…».

«Non c’é una vita reale se non quella di Gesù nelle nostre anime ... Entriamo in noi stesse e vediamo se c’è Gesù. In questo caso, noi siamo dei Gesù Cristo. È la sua vita che anima le nostre anime? che forma il nostro interiore e che regola il nostro agire esteriore?

Portiamo noi Gesù nei nostri occhi, sulla lingua, nelle orecchie, in tutti i nostri movimenti? Poiché infine così deve essere con tanta verità com’è vero che egli è innestato in noi; e come innesto, egli ci deve trasformare nella sua sostanza. Sì, è di fede che la sostanza di un Dio deve diventare la nostra sostanza, la vita di un Dio la nostra vita ...

«Vorrei dal centro dell’anima che in tutta la nostra vita non perdessimo mai questo ricordo che Dio è in noi e vuole animarci della sua vita per perderci totalmente in lui».

«Gesù Cristo vive in noi due tipi di vita. Dell’una, non tocca a me parlarne. Quanto all’altra, dobbiamo collaborare con lui per formarlo in noi con la pratica di tutte le virtù, abbandonandoci alla sua condotta, dandogli spazio nel nostro cuore, adorandolo in tutte le sue divine perfezioni e operazioni, poiché egli opera continuamente per trasformarci in lui, come un innesto divino. Se lo faremo, il suo Spirito ci introdurrà nell’intimo dell’anima nostra per conoscere qualcosa di quell’altra vita di cui io non posso parlarvi: questo appartiene alle anime morte [a se stesse]. Dobbiamo portarvi rispetto e avervi una certa tendenza, non per presunzione di spirito, ma per vederci unite perfettamente a Dio come al nostro fine, mediante la partecipazione di questa vita divina. Siamo create proprio per questo ...».

«D’ora in poi, rendiamoci più fedeli nell’aderire e unirci a questo Verbo divino innestato in noi» (100).

«Che essi siano una cosa sola come noi siamo Uno! Gesù Cristo, con questa preghiera, chiede al Padre che siamo uniti a lui e che, attraverso di lui, entriamo nell’unione col Padre e con le tre Persone divine ... Preghiamo Nostro Signore di attirarci così potentemente dove è lui, da dimorarvi sempre e non uscirne mai più. Là io vi lascio (10l).

«Dobbiamo dunque rientrare in noi stesse e di là passare in Gesù Cristo per essere con lui nascoste in Dio, come dice san Paolo. Questo avverrà per opera dello Spirito Santo» (104).

«Poiché Gesù Cristo deve essere la vostra gloria e la vostra lode al divin Padre, dimorate in lui e per lui per lodarlo, adorarlo e amarlo con lui. Lo Spirito Santo vi dirà il resto» (112).

«L’anima nostra è la casa di Gesù Cristo. Ma ricordatevi che, parlando di essa, egli ha detto: ‘La mia casa sarà chiamata casa di orazione’ (182). Là si offrono i continui sacrifici mediante Gesù Cristo che ne è il sommo Pontefice».

«Il nostro cuore deve amarlo e adorarlo continuamente e in tutte le nostre azioni dobbiamo essere sempre unite a lui...».

«Che cosa è questo Regno di Dio che dobbiamo cercare preferendolo a tutte le altre cose? È il regno di Gesù Cristo nei nostri cuori. Bisogna che egli regni in noi e che ne sia il padrone ... l’anima nostra è il suo regno» (183).

«‘Cercate per prima cosa il Regno dei cieli’. E cosa è questo Regno che egli ci dice di cercare, prima di tutte le cose? Questo Regno di Dio è Gesù Cristo suo Figlio, perché è lui la sua ricchezza, ogni suo tesoro e la sua felicità. Questo è il Regno che dobbiamo cercare. Dove? In noi stesse, ossia nell’intimo fondo ove egli risiede in verità» (123).

«Dobbiamo ... desiderare ardentemente di veder Gesù, supplicarlo di continuo che ci mostri il luogo della sua dimora ... camminare sempre alla sua sequela ... e sperare che alla fine si degnerà di rivolgerci uno sguardo amoroso e introdurci nella sua dimora ... in quel palazzo divino ... (egli ci farà parte della sua croce) attraverso vie interiori crocifiggenti e rigorose, che ci faranno entrare nella Casa di Dio fin da questa vita, cioè nel fondo più intimo, e di là ci faranno passare nel suo palazzo di gloria» (192).)

La Comunione

«O mistero dell’Incarnazione perfettamente compiuto con la Comunione! Non bastava che vi foste incarnato nel seno di una purissima vergine, dovevate venire ad annientarvi nei nostri petti... e mediante tale consumazione trasformarci in voi in un modo così alto e sublime che tutta la teologia e l’eloquenza degli uomini non può esprimere. E io potrei dire, Sorelle mie, che in qualche modo, voi divenite con la sacra Comunione madri di Gesù; poiché è l’estensione del mistero dell’Incarnazione ed egli vi fa la sua dimora, anche dopo la consumazione delle specie, in maniera tutta particolare, come lui stesso dice in san Giovanni: «Chi mangia di me vivrà per me; io dimoro in lui e lui in me. Il Padre e io faremo dimora presso di lui ecc.». Siamo solitarie con lui nei nostri cuori! Non lasciamolo mai solo in noi... Mi pare di non potervi parlare meglio di Gesù solitario, che esponendovi la spaventosa solitudine che egli sopporta nei cuori degli uomini, onde farvi sentire l’obbligo di rendergli i vostri omaggi e le vostre dichiarazioni» (6).

«Egli verrà nell’anima nostra con la Comunione, il vostro cuore è l’altare ove riposa» (50).

«Domani verrà in voi con la Comunione per attirarvi in lui e unirvi a sé, facendo per voi la stessa preghiera che fece per gli apostoli (che siano una cosa sola come noi siamo Uno) ... Entrate domani nel cielo del vostro interiore, nell’intimo dell’anima dove Dio fa la sua dimora» (101).

«Nostro Signore, in tutti i misteri divini e adorabili che ha operato, non ha che due motivi: il primo è per glorificare il Padre, e in secondo luogo la salvezza degli uomini. Ma si può dire che nell’Eucaristia, questo divino amante dei nostri cuori si è racchiuso unicamente per amore della sua creatura, e vi resterà fino alla fine dei secoli. Tutto questo non ci fa inabissare [per lo stupore]? Che cosa può fare di più, Sorelle mie? Un Dio viene lui stesso nell’intimo dei nostri cuori. Perché? Per fare di noi dei piccoli dei e renderci per grazia quello che lui è per natura ... Quale vantaggio, Sorelle, possedere questo Dio Santo e come il dono di Dio è poco conosciuto! Oh, se avessimo un po’ di fede, a che punto saremmo arrivate? Un Dio si dona così spesso a noi con la santa Comunione: tutto ciò che egli è e tutto ciò che egli ha, come se non fosse pienamente contento e felice in se stesso se non possedesse i nostri cuori. Diamoci a lui, Sorelle mie, e facciamone il padrone assoluto con le nostre fedeltà a morire a noi stesse. Infatti, la sacra Comunione è la consumazione del nostro Istituto. Ma bisogna farla santamente, disponendoci ad essa con la separazione e l’annientamento di tutto l’umano e la vita propria che è in noi, per fare con lui una cosa sola, di modo che per l’unità di spirito siamo le degne vittime di Gesù Cristo ... Mai dobbiamo comunicarci senza sacrificargli qualche cosa, morendo a tutto ciò che non è lui. Perché tutta la nostra gioia è di non essere niente perché lui sia Tutto ...» (117).

«Le nozze che Gesù Cristo vuol fare con l’anima vostra ... mediante l’adorabile Eucaristia ... Dove avviene il banchetto di queste nozze regali? Nell’intimo della vostra anima, palazzo magnifico che il Re del cielo ha fatto ornare con le sue mirabili ricchezze che sono le sue divine virtù, i suoi doni e le sue misericordie. Vi sono in soprappiù le grazie e i meriti di Gesù Sposo, che egli dona attualmente all’anima vostra. I testimoni di questo sacro matrimonio: le Persone divine, il Padre e lo Spirito Santo; mentre il Verbo eterno, parlando all’anima vostra, pronuncia quella meravigliosa parola che si trova nella sacra Scrittura: «Io ti sposo nella fede». Ciò è talmente profondo e così vero, che mai avviene che voi vi comunichiate senza che si rinnovi questo sacro matrimonio ... Non preferite nulla all’amore di Gesù Cristo, ma state attenta a non assistervi senza l’abito di nozze, che significa la purità di cuore ... o la purità di intenzioni. Facciamo tutte le cose in riferimento alla divina volontà. Questa intenzione mantiene l’anima separata da tutto ciò che non è Dio e la riveste delle sante disposizioni di Gesù Cristo. E allora essa è vestita con l’abito nuziale e in grado di essere ammessa al sublime e magnifico banchetto in cui viene saziata di Dio stesso con tale abbondanza, che chi l’ha mangiato una sola volta come si deve, con le disposizioni necessarie, non avrà mai più fame delle cose della terra. Oh, l’anima che mangia con fede Gesù Cristo nell’Ostia santa capisce bene ciò che dico! Tutte le creature le divengono insipide e non può più trovare gusto in altre delizie se non nel solo Gesù Cristo suo Sposo, che lei trova migliore del vino» (130).

«O santa Comunione divina e ineffabile che ci unisce a Gesù Cristo ... e ci fa passare in lui! Rimaniamovi inabissate, perdiamoci in Gesù Cristo ... e applichiamoci soltanto ad amarlo e adorarlo…». (183) .

«Alla santa Comunione, io trovo due diverse maniere di fare orazione. La prima è delle anime unite a Gesù Cristo, per cui sono sempre in orazione, avendo l’anima e il cuore elevati e uniti a Dio; esse non fanno gran fatica: Gesù Cristo stesso fa orazione in loro. L’altra maniera di fare orazione è propria delle anime che tendono a tale unione e si uniscono a Gesù Cristo col desiderio e l’affetto; esse nell’orazione si uniscono alla sua divina intenzione e agli affetti e desideri della sua divina volontà. Fatto questo, esse restano in silenzio e rispetto ai suoi piedi, aderendo a Gesù senza il quale non possiamo far nulla. Lo dice lui stesso nel santo Vangelo: «Senza di me, non potete far niente, nessuno viene al Padre se non per me. Se non siete uniti a me come il tralcio alla vite, non porterete nessun frutto»… Egli dice anche: «Io sono la via, la verità, e la vita». In queste tre parole è racchiusa tutta la perfezione e la santità dei cristiani» (263).

 

 

Conf. per la XVI domenica dopo Pentecoste

 

Andate a comunicarvi e a ricevere Gesù Cristo mio Maestro, ma pregatelo che il forte distrugga il debole. Non tornate più a voi stessa. Mi sorprende molto che in un’anima si veda altra cosa che Gesù Cristo, dopo averlo ricevuto nella santa Comunione. Adorate per me i suoi sacri piedi, adorate questo Spirito Santo e questo cuore divino che ha tanto amato. Dopo la Comunione, voi possederete tutto Gesù Cristo. Quale felicità quando ci si comunica alla santa Messa; si ha la fortuna di assistere a due messe: quella del sacerdote che sacrifica Gesù Cristo, e quella di Gesù nell’anima che l’ha ricevuto, ove egli immola se stesso a Dio suo Padre, consumandosi alla sua gloria e rendendogli un onore infinito. Dunque l’anima si unisce a Gesù Cristo e si annienta lei pure, rimanendo in un profondo rispetto e nel silenzio. Quale felicità è la santa Comunione! Io non mi so capacitare e mi meraviglio che dopo [averlo ricevuto] si possa vedere in noi altro che Gesù Cristo. «Misit me vivens Pater», e come io vivo nel Padre e vivo per il Padre, così chi mangia me vivrà di me e per me ... Come sono adorabili queste parole e quali misteri contengono! Se Nostro Signore mi facesse la misericordia di vivere unicamente per Lui, sapete che non avrei proprio nessuna fretta di andare in Paradiso? Mi offrirei proprio di cuore a Dio per vivere novecento anni, se tale fosse il suo beneplacito.

E perché? Perché possiederei in me lo stesso Paradiso; infatti, essendo Gesù in me ed essendo la mia vita, le tre Persone divine, dalle quali egli è inseparabile, sarebbero nell’anima mia come in Cielo e, mediante Gesù, principio della mia vita, riceverebbero adorazioni e amore degni di loro, unico motivo che ci deve far desiderare il Paradiso. Nella santa Comunione ho ammirato l’infinita carità di Gesù Cristo per le anime. Infatti, vedendo che il peccato le aveva rese nemiche di Dio e quindi indegne dei suoi sguardi, che fa questo amabile Salvatore? Dice: «Scenderò con la Comunione fino al fondo abominevole di quest’anima e la coprirò con la mia divinità e con la mia virtù divina, affinché non sia più per mio Padre un oggetto di orrore ma di compiacenza, non vedendo più che me solo in tutta lei stessa!». Quindi, tutto quello che l’anima deve fare per prepararsi alla santa Comunione è di annientarsi e inabissarsi, perché solo Gesù appaia alla vista di Dio suo Padre, il quale non può compiacersi che nel Figlio; allora ella potrà dirgli arditamente: «Respice Domine in faciem Christi tui». Signore, guarda il tuo Cristo; non è più questa abominevole peccatrice, è il tuo Figlio diletto! Oh, quale mistero adorabile e ineffabile è la santa Comunione! Cioè quel banchetto di cui si parla nel Vangelo di oggi, ove il Maestro di tavola dice: «Amico sali più su».

Poiché l’anima, avvicinandosi alla santa Comunione, si è annientata profondamente per rispetto della sua Maestà divina, egli le dice nell’intimo, rapito dalla sua umiltà: «Sali più su»; e infatti, la fa salire ben in alto fino a farla abitare in Dio e trasformarla tutta in Lui. Questo è di fede: i santi Padri dicono che con la santa Comunione l’anima è unita a Gesù Cristo con l’unione più perfetta, divenendo ossa delle sue ossa e carne della sua carne. È meraviglioso! E dire che questa unione non dura e non sussiste soltanto finché durano le sacre specie, ma sempre, se l’anima rimane in grazia; non che Gesù Cristo vi resti sacramentalmente, ma vi dimora in un modo mistico e spirituale: è in lei principio di vita.

Ci si domanda: perché dunque, dopo la santa Comunione, non si resta tutta in Gesù Cristo? È perché l’anima manca di fedeltà dell’aderire a lui come al principio della sua vita, si ritira dalla dipendenza che deve avere, in tutto il suo agire, dallo Spirito divino; Gesù Cristo, in quanto vita, dovrebbe apparire nei nostri occhi, nelle nostre parole e in tutto il nostro esterno. In una parola, perché egli continui in noi la sua vita divinamente umana, bisogna lasciarlo il solo possessore di tutte noi stesse (20).

Il fondo, l’intimo

«Un Dio viene in persona nell’intimo dei nostri cuori!» (117).

«La maggior parte lo cercano e non lo trovano. Perché? Perché cercano al di fuori e nelle creature quello che posseggono in se stessi, ed è questa la ragione per cui sono sempre erranti e non hanno stabilità. Ho notato che sant’Agostino non ha mai fatto grandi cose tutto il tempo che ha cercato Dio nelle creature; poiché nonostante la sua bella capacità, il suo bello spirito e la sua scienza, rimaneva tuttavia nell’ignoranza. Come dice lui stesso, si rivolgeva a tutte le creature e domandava loro se erano Dio. Esse gli rispondevano di no. Vedete (dunque) un uomo nella perplessità, tutto zelante. Ma non appena, col favore di quella luce celeste, ebbe conosciuto di possedere in se stesso Colui che non aveva potuto trovare nelle creature, oh! da quel momento fece un progresso meraviglioso che l’ha reso uno dei grandi luminari della Chiesa. Così, mai un’anima avrà riposo, sarà sempre instabile, finché non avrà trovato il suo Dio nell’intimo della propria anima, dove egli abita. Allora possiederà una pace stabile. Conoscerà i misteri di Gesù Cristo col favore di questo bel sole che la illuminerà» (42).

«C’è differenza tra il rientrare in sé, come tutte le anime vengono esortate, e il vuotarsi di sé. Il raccoglimento ci fa entrare nel nostro fondo ove Dio risiede. Noi siamo riempite della sua maestà» (50).

«Domani entrate nel cielo del vostro interno, nell’intimo dell’anima ove Dio dimora» (101).

«(Ella spiegava che) la più reale e vera (presenza di Dio) era di trovare Dio in noi e che questo era il più grande segreto che migliaia di anime non potevano mai scoprire perché non vi si disponevano adeguatamente. Vorrei – diceva – che lo Spirito Santo me ne donasse l’intelligenza insieme alla grazia di poterlo insegnare. Preghiamolo per questo, perché in fondo fa veramente pena possedere un tale tesoro e non conoscerlo ... Ah! come mai cerchiamo invano ciò che possediamo in noi?... La fede ci assicura che Dio è presente nell’intimo di noi stessi, non soltanto con quella presenza di cui egli riempie il cielo e la terra, ma presente come in Paradiso e nel nostro adorabile Sacramento dell’altare. Tutto sta nel trovare questo piccolo nascondiglio [cabinet] ove egli risiede. Ma chi ce l’insegnerà? È la fede a farci possedere questo tesoro ... Dobbiamo dunque entrare in noi stesse, e di là passare in Gesù Cristo per rimanere con lui nascoste in Dio, come dice san Paolo. Ciò avverrà mediante lo Spirito Santo che ci renderà testimonianza di Gesù Cristo, ci istruirà su queste verità ... Gesù Cristo è innestato in noi per trasformarci tutte in lui» (104).

«Sorelle mie, se avessimo una fede viva, come saremmo felici!. .. Dio è in me! Basterebbe solo questa parola ... per applicare tutta la nostra attenzione al tesoro infinito che possediamo nell’intimo di noi stesse ... Il Creatore è nel nostro cuore in attesa che noi gli teniamo compagnia!» (114).

«L’anima nostra ... è fatta e creata per Dio solo, che risiede realmente nell’intimo dell’anima ... Noi possediamo la beatitudine dei santi e non ne godiamo. Perché non viviamo di fede? La fede ci trae fuori dai sensi... Cominciamo ad aprire gli occhi dell’anima ... e allora l’anima sa e conosce che Dio le è presente, e si applica fedelmente a rendergli omaggio e adorazione. Più nulla è capace di trarla fuori da questo Tempio sacro» (115).

«Dio Trinità risiede nel nostro intimo ... In questo luogo ... le persone interiori dimorano in Dio. È un buon rifugio, vi consiglio di nascondervi in esso ... Credetemi, rientriamo nell’intimo segreto della nostra anima ... L’azione di Dio opera nell’intimo di noi stessi ove, essendo ritirate, riceviamo le sue grazie e le sue intime comunicazioni» (117).

«Non si può essere introdotti nel Regno dei cieli che è nell’intimo di noi stessi, senza questa amabile pratica (di legarsi alla volontà di Dio) e io oso assicurare a un’anima che vorrà esercitarsi in questo, nel modo in cui intendo dire, che in breve ella troverà il segreto che conduce nel beato centro ove Dio risiede nel suo interno ... Un’anima che si lascia condurre, agire e inabissare dalla divina Volontà, vive in Dio stesso. Chi lo sperimenterà capirà ciò che intendo dire» (122).

«Abbandonatevi in modo assoluto e con un’intera confidenza a Dio presente in voi. Egli si prenderà cura di voi, farà tutto lui in voi e per voi. Farà meraviglie in vostro favore. Vuotatevi di tutto ed egli vi riempirà di se stesso, prenderà il vostro posto in voi» (59).

«Vi scongiuro, lasciatevi ben possedere dal suo amore svuotandovi di voi stessa, rimanendo in rispetto davanti a Dio» (60).

«Ho detto più volte che è necessario uscire da se stessi, dall’amore e stima di sé; a voi, dico di rientrare in voi stessa, nel vostro interno, tenendovi ai piedi della maestà di Dio: è là che lo troverete. Imparate da sant’Agostino, il quale, per tutto il tempo che ha cercato Dio nelle creature non l’ha trovato, e rientrato nel suo fondo interiore, trova che là egli dimora» (221).

«Ogni anima ha nel suo interno il suo edificio particolare. Sì, Sorelle mie, l’anima è un tempio ove Dio fa la sua dimora, questo è di fede, perché Dio è più in noi di noi stessi... Nel nostro interno noi abbiamo un cielo, e tutte le anime sono altrettanti cieli in cui Dio fa la sua dimora ... La parte superiore è il luogo ove Dio risiede ... L’anima in grazia ha un tesoro nascosto nel proprio fondo e questo tesoro non è altro che Gesù Cristo. Se mi domandate che cosa bisogna fare per trovarlo, vi dirò, Sorelle mie, che ognuna di voi ha un sentiero particolare per cercarlo ... Esso è stretto ... L’anima che è in grazia già cammina in Gesù Cristo e, se è fedele a seguire il suo sentiero, lo troverà infallibilmente (se lascia tutto e se stessa)» (199).

«Noi abbiamo una dimora di Dio in noi ove pochissime anime entrano. Se io potessi starvi, non mi preoccuperei di tutto quello che mi potesse capitare. Voi sapete che Nostro Signore ha detto che quando sarebbe stato elevato da terra avrebbe attirato tutto a sé. Preghiamolo che ci attiri nel cielo che egli ha in noi, ma stiamo bene attente a non resistergli e a non essergli infedeli. Quando san Paolo dice che la nostra conversazione è nei cieli, vuol dire nel cielo di Dio in noi. Santa Teresa dice che molte anime arrivano talvolta fino a un certo grado e poi restano là, perché non hanno il coraggio di andare più lontano, cioè di morire a se stesse. Se si avesse abbastanza forza e fedeltà di lasciare (il proprio io) e di rinunciare a se stessi, si arriverebbe a quella dimora divina» (262).

«Vediamo (come dev’essere) l’olocausto interiore e come dobbiamo consumarci in omaggio alla maestà di Dio nel nostro interno… Per essere olocausto di Gesù, bisogna essere tutto di Gesù e per Gesù… Di solito si dice che Dio è nel nostro cuore ... Perché si dice nel cuore piuttosto che altrove? Perché il cuore è la sede dell’amore e della volontà: e si dice nell’intimo del cuore, ossia nel più profondo dell’amore e della volontà. Sì, Dio è là, e là dobbiamo dimorare con rispetto e grande attenzione a Dio presente in noi; e sempre dobbiamo immolare delle vittime sull’altare del nostro cuore ... Non siate mai senza olocausto ... e Dio vi infiammerà del suo amore che consumerà tutto in voi, fino al punto che non vi rimanga assolutamente nulla» (253).

«Dio ha diverse dimore sulla terra ... e il suo terzo ritiro è nell’intimo dell’anima di tutti i cristiani. Quello è il suo tempio e il luogo del suo riposo. Là dobbiamo aspirare e desiderare senza posa di entrare in questa dimora di Dio, ove la sua bontà si comunica all’anima in un modo ineffabile ... Entrare nella casa di Dio fin da questa vita, cioè nell’intimo fondo, e di là ... nel suo palazzo di gloria dove ci conducono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo» (92).

Adorazione perpetua nell’intimo dell’anima

«Tutte le mattine, svegliandoci, dobbiamo adorare la santissima Trinità inabissandoci nel suo seno adorabile» (114).

«La Trinità riceve per mezzo di Gesù Cristo adorazioni degne di lei» (128).

«Voi potete stare sempre nel vostro interno ove risiedono le Tre divine Persone, rendendo loro dappertutto i vostri omaggi e adorazioni .. (188).

«Il nostro voto di adorazione ... è divenuto per noi un’obbligazione indispensabile di vivere unicamente della vita di Gesù Cristo in questo divino Mistero. Non basta infatti, per adempierlo, che facciamo le nostre ore di adorazione: il nostro cuore deve amarlo e adorarlo sempre e in tutte le nostre azioni dobbiamo essere continuamente unite a lui. .. non applichiamoci ad altro che ad amarlo e adorarlo» (183).

«Voi avete veduta la sua stella e siete venute per adorarlo. Ma quale durata e quale estensione deve avere tale adorazione? In tutti gli istanti della nostra vita e in tutta l’estensione del nostro essere ... La nostra adorazione deve essere perpetua, poiché lo stesso Dio che adoriamo nel santo Sacramento ci è continuamente presente in tutti i luoghi. Dobbiamo adorarlo in spirito e verità: in spirito mediante un santo raccoglimento interiore, in verità facendo in modo che tutti i nostri esercizi siano una continua adorazione per la fedeltà con cui ci diamo a Dio in tutto quello che egli ci chiede, poiché quando manchiamo di fedeltà, cessiamo di adorare ... Per adorare sempre, non è necessario dire:  – Mio Dio, vi adoro –. Basta che ci sia in noi una certa tendenza interiore a Dio presente, un rispetto profondo in omaggio alla sua grandezza, credendo [credendolo] in voi come c’è in verità, poiché la santissima Trinità vi fa la sua dimora: il Padre vi agisce e opera con la sua potenza, il Figlio con la sua sapienza e lo Spirito Santo con la sua bontà. Dunque è proprio nell’intimo dell’anima vostra, in cui risiede Dio con la sua maestà, il luogo dove dovete adorarlo continuamente» (44).

«Vi ricordo che domani è la festa dell’augusta Trinità che risiede nel vostro interno ... Il vostro esercizio sarà di raccogliervi... durante la giornata per adorare in voi le Tre Persone divine dell’augusta e ineffabile Trinità. La adorerete dicendo tre volte a diverse riprese: «Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto...». Vivete unicamente di amore, di lode, di gloria e di adorazione, che renderete senza posa alla maestà del Dio Trino e Uno ... E poiché Gesù Cristo deve essere la vostra gloria e la vostra lode al suo divin Padre, dimorate in lui, per lodarlo, e amarlo con lui. Lo Spirito Santo vi dirà il resto» (112).

«(Alla ricreazione dovete portare) uno spirito di carità e di stima per tutte le vostre Sorelle, che dovete considerare e riverire come altrettanti ciborii sacri, in cui Dio risiede e prende le sue compiacenze. Non è necessario andare in chiesa per adorarlo, lo possiamo fare dappertutto e in tutte le occasioni con un atto di fede che ce lo fa vedere nel cuore delle nostre Sorelle, cosa che ci deve dare amore e stima per tutte senza eccezione» (198).

«Solo nostro Signore Gesù Cristo può adorare Dio perfettamente in spirito e verità, e noi lo possiamo fare soltanto in unione con lui. Il tempo in cui siamo più unite a lui è dopo la santa Comunione. Allora egli attira a sé tutta la nostra sostanza. Oh, se si potessero vedere le meraviglie che avvengono in una persona che si comunica! In quei momenti ella è tutta trasformata in Gesù Cristo. Gesù adora Dio in lei, ed ella adora Dio per mezzo di Gesù Cristo; e questa adorazione si può continuare quanto si vuole ... Potete adorare Dio dappertutto. Egli è in voi... Ritiratevi in Dio nel fondo dell’anima vostra ... Spandete dovunque il buon profumo di Gesù Cristo e attingete tutta la dolcezza e la carità dal suo sacro Cuore» (261).

 

 

 

Sr. Véronique Andral OSB ap

Monastère des Bénédictines

F 20222 ERBALUNGA (CORSE)

 



[1]  Madre Monique des Anges de Beauvais , figlia di un Consigliere di stato e di una Dama d’onore della Casa d’Austria, entrò a quattordici anni e mezzo nel monastero della rue Cassette, dopo essere stata educata all’abbazia au Bois. Professò nel 1669 con una sorella maggiore di un anno. Fu tra le fondatrici del monastero di Rouen e ne scrisse la storia. Segretaria e copista intelligente e precisa, ci ha lasciato manoscritti di prim’ordine. Fu tra le figlie predilette di M. Mectilde.

[N.B. Tutte le note sono della Redazione].

[2]  Questo – e tutti i numeri che seguiranno – indicano la segnatura dei testi di M. Mectilde nello schedario generale che si trova nel monastero di Rouen (F).

[3]  Orig: le spire. Cf. inspirer =soffiare dentro. Nel francese oggi corrente non si usa più il vocabolo «le spire», ma si utilizza ancora in teologia il verbo «spirare» per indicare le «processioni» trinitarie: il Padre e il Figlio spirano lo Spirito Santo.

[4]  Il vocabolo: «sguardo» (regard), nella teologia della Scuola francese, ha uno spessore teologico ed antropologico, tant’è che si può anche rendere con il vocabolo «rapporto». Scriveva Bérulle nelle Grandeurs de Jésus, discorso V (= Migne 227 - 244) che il Verbo «est l’image vive que le Père éternel produit en se contemplant soi – même» (col. 237) e: « ... le Verbe et Fils éternel de Dieu est toujours regardant son Père, parce qu’il est son Père ...» (col. 238)

Sulla scia di questo «sguardo» / rapporto del Verbo e del Padre, il cristiano è colui che vive un «sguardo» / rapporto «al Figlio, perché è costituito nostro Padre» (col. 238; tr. it. nostra). M. Mectilde a sua volta, nel «Vero Spirito», e in modo caratteristico utilizza la teologia dello «sguardo» quando tratta del rapporto di Gesù verso il Padre e verso gli uomini (cf. cap 1: il duplice sguardo di Gesù nell’Eucaristica: la gloria del Padre e la salvezza degli uomini).