Home    Deus absconditus    Autori  Ora et Labora

 

Sr. Marie Véronique Andral OSB ap 
Il mistero di
Maria in Mectilde de Bar

Madre Mectilde contempla Maria

al centro del mistero divino della creazione,

della redenzione, della salvezza

 

 

ELEZIONE E NATIVITÀ

«Per parlare con ordine di questa gloriosa nascita, bisognerebbe porre le fondamenta di questo piccolo discorso più lontano, e vedere ciò che noi siamo in Adamo (…). Ci sarebbe utile saperlo per conoscere ciò che siamo in noi stessi e ciò che siamo in Cristo Gesù, per intravedere in seguito la santissima Vergine nella sua nascita gloriosa e tutta pura ... » (1976).

«Io dico che essa ha la stessa età di Dio. Non che sia eterna, ma che l’eterno Padre, generando il suo Verbo, gli destina contemporaneamente una madre: ella dunque è concepita da tutta l’eternità nel pensiero di Dio» (2374).

Qui madre Mectilde si ispira alla liturgia: «Ab aeterno et ante saecula creata sum».

Fin dalla sua Immacolata concezione, Maria è il tempio della Trinità:

«Voi, la prescelta del Padre. la prediletta del Figlio, la delizia dello Spirito Santo, fin da quel momento siete divenuta il tempio dell’adorabile Trinità» (2803).

«O bellezza senza precedenti (première), che attira a sé tutta la santa Trinità».

«Fin da quel momento, tanto eletta da essere Figlia del Padre, Madre del Figlio e Sposa dello Spirito Santo» (1852).

«Ella adempiva a perfezione, il primo comandamento di amare Dio con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la volontà, con tutta la forza ... La grazia la faceva aderire completamente a Dio e a Gesù Cristo, poiché il suo corpo e la sua anima erano tutti per Lui, dato che prima di tutti i secoli era eletta per concepirlo in un modo del tutto singolare e ineffabile; perciò il suo essere e le sue facoltà erano attratte potentemente da questo centro divino, tanto che una pietra non tende al basso con tanta rigidità e veemenza come ella tendeva a Gesù Cristo, senza tuttavia conoscere quello che ella sarebbe stata per lui» (1976).

Maria infatti ha vissuto nella fede, come noi; questo sarà sottolineato a proposito del Vangelo dell’infanzia.

Fin dalla sua nascita, Maria ci porta la gioia e ci «riferisce a Gesù Cristo»:

«Domani festeggeremo la natività della santissima Vergine che rallegra il cielo e la terra. Fino a quel momento, nessuna nascita aveva attirato la compiacenza di Dio, essendo tutte orribili (abominables), accompagnate dal peccato originale; ma la santissima Vergine è nata senza macchia…» (2374).

«Salutatela come Figlia di Dio, destinata a essere la Madre del Figlio e la Sposa dello Spirito Santo... Supplicatela affinché, per suo mezzo, possiate essere tutta riferita a Gesù Cristo» (1976).

PRESENTAZIONE DI MARIA AL TEMPIO

Maria presentata al tempio diventa nostro modello, sempre contemplata come il tempio della Trinità e orientata verso la divina maternità.

«La santa Vergine lascia tutto per seguire il Signore che la porta al tempio. Vi è condotta dallo Spirito di Dio... Sorelle mie, è la vittima più santa che sia stata offerta a Dio dalla nascita del mondo fino allora, e dalla quale tutta l’augusta Trinità riceve una gloria e una compiacenza infinite.

Ma cosa fa nel tempio?... Ella è dolce, caritatevole, benefica, sempre occupata di Dio che adora incessantemente nel suo tempio interiore, ove egli abitava molto più realmente e perfettamente che in quello materiale. Sì, sorelle mie, cosa mirabile eppur vera, la santissima Vergine non è mai uscita un solo istante da quel tempio divino; intendo dire dal suo interno, dove vedeva e adorava Dio di continuo, ed era oggetto, delle sue divine compiacenze, mentre gli angeli la contemplavano con stupore e venerazione, considerandola fin d’allora come la degnissima Madre di Dio-Verbo, che l’arricchiva di tutte le grazie e prerogative meritate da così alta dignità. Lei è per noi un modello perfetto sul quale dobbiamo formarci, per rendere i nostri sacrifici perfetti e graditi a Dio» (1050).

LO SPOSALIZIO

Per la festa dello Sposalizio di Maria [1] abbiamo un testo abbastanza originale:

«San Giuseppe è veramente sposo della santissima Vergine e ne ha esteriormente tutto l’amore; ma questo perché egli rappresenta sulla terra lo Spirito Santo che ne è il vero Sposo. Com’è gloriosa questa festa per la santissima Vergine, perché proprio in questo giorno ella diventa la sposa dello Spirito Santo. Rallegriamoci dunque con lei, sorelle mie, della sua felicità e, quali figlie ben nate, entriamo negli interessi della nostra Santa Madre, che già possiamo chiamare la Madre di Dio, giacché queste nozze si celebrano proprio in vista dell’Incarnazione del Verbo. In questo giorno, ella comincia a essere unita alla santissima Trinità in modo tutto particolare. Salutiamola dunque come la Sposa dello Spirito Santo. In cielo è onorata in questa qualità, essendo stabilita come regina degli angeli e degli uomini ed elevata come regina degli angeli e degli uomini ed elevata sopra un trono di gloria e di grandezza che appartiene unicamente alla Madre di Dio al di sopra di tutte le alte intelligenze. Noi non possiamo comprendere tanta elevatezza. Neppure gli angeli la comprendono, essi che, stupiti di vedere una creatura elevata a un’alleanza così alta e sublime, domandano: «Chi è costei?» e fin da quel momento la riconoscono come loro regina e sovrana rendendole onore. Per darvi una pallida idea della sua grandezza e della sua elevazione, non posso farvi un esempio migliore di questo: quando una ragazza sposa un re, entra con lui in comunicazione di tutti i suoi beni, e i beni del re le appartengono. In proporzione, diciamo che la santissima Vergine in questo giorno entra, per così dire, in una unione così intima e stretta con lo Spirito Santo, che è la terza Persona dell’adorabile Trinità, che – dopo l’unione delle tre divine Persone tra loro e dell’Umanità santa col Verbo – non ce ne può essere una più elevata né in cielo né in terra.

Ma voi mi direte: però non è lo Spirito Santo che la sposa, è san Giuseppe! D’accordo, ma san Giuseppe serve da ombra allo Spirito Santo, è costituito custode di questa preziosa Vergine per servirle da difensore della sua purezza davanti agli uomini e per coprire il mistero dell’Incarnazione che si deve operare in lei, nascondendolo al mondo. E per provarvi che il solo Sposo di questa Vergine divina è lo Spirito Santo, guardate il mistero dell’Incarnazione: lui solo coopera con lei a formare il corpo di Gesù Cristo nel suo seno, e tale mistero è nascosto anche a san Giuseppe. Ma diciamo che, se la santissima Vergine è elevata alla sublime qualità di sposa dello Spirito Santo, anche san Giuseppe riceve un onore ben grande. Quale? di tenere sulla terra il posto dello Spirito Santo! e di essere scelto dalla santissima Trinità per essere il custode di colei che è destinata da tutta l’eternità a essere la madre nel tempo di Colui che l’eterno Padre genera eternamente! Trovo che questo grande Santo ha ricevuto una larga parte di questo giorno, e anche per essere stato scelto a essere, dopo la nascita del Bambino Gesù, il suo padre putativo e il suo difensore contro i nemici; infatti, è stato lui a portarlo in Egitto per preservarlo dalla morte, quando Erode lo cercava. In verità, vi assicuro che questo gran santo riceve oggi dal cielo il più grande di tutti i doni nella persona della santissima Vergine. Ecco una sposa che supera in dignità tutte quelle che sono state e saranno. Ma egli era un uomo giusto secondo il cuore di Dio. Lo vedete perciò ben ricompensato per la sua virtù con l’essere stabilito il custode di questa purissima Vergine che dovrà portare il tesoro dell’eterno Padre, possedendo Gesù Cristo suo divin Figlio». (945).

ANNUNCIAZIONE/INCARNAZIONE DI N.S.G.C.

Per l’Annunciazione, che Madre Mectilde chiama la festa dell’Incarnazione, la sua contemplazione è rivolta soprattutto verso il Verbo incarnato e annientato (Vedere l’Atto del 25 marzo-B. 531) [2].

AVVENTO

Per la festa dell’Attesa [del Parto] [3], la festa dei desideri di Maria, Madre Mectilde preciserà il suo ruolo nel mistero della Redenzione:

«Ella desidera con ardore la venuta di Gesù Cristo, e poiché l’eterno Padre glielo aveva donato, lei – ben lungi dal considerare la propria soddisfazione tenendoselo per sé, distaccata com’era da ogni interesse personale – niente desiderava tanto che di renderlo all’eterno Padre perché fosse immolato per la nostra salvezza».

«I disideri [desideri] ardenti del suo cuore che bramavano di dare agli uomini questo divino Riparatore... i suoi ardenti desideri erano di dare al mondo questo tesoro, poiché lei possedeva realmente questo Dio di amore e, per sé, non avrebbe potuto bramarlo più perfettamente» (1923).

«I suoi desideri erano più ardenti (di quelli dei patriarchi e dei profeti) perché sgorgavano da un cuore più puro e infinitamente più colmo dell’amore di Dio... lei infatti conosceva più di chiunque altro il pressante bisogno che il mondo aveva della venuta di Gesù Cristo» (2381).

«(Dio) permise che lei soffrisse... e questo per un disegno tutto adorabile, poiché doveva essere con il suo santo bambino la riparatrice del genere umano» (1923).

«Come è stata lei a dare Gesù Cristo al mondo, così è ancora lei che deve produrlo nei nostri cuori» (1431).

«Ella rimaneva in un santo distacco, perfino nei riguardi del tesoro infinito che portava nel suo seno: sapendo infatti che egli veniva per salvare tutti gli uomini, lei desiderava di donarlo al mondo. Oggi i suoi desideri aumentano, non essendo altro che gli stessi sacri desideri di Gesù. Mossa e animata dal suo divino Spirito, ella entra col Figlio in un desiderio ardente della santificazione di tutti gli uomini. E pur essendo [ora] gloriosa in cielo, continua questo zelo per la loro perfezione, mettendo in azione il suo credito perché egli nasca interiormente in ciascuno dei nostri cuori» (2721).

CON IL SUO RUOLO DI REDENTRICE, APPARE ANCHE LA SUA MEDIAZIONE

«Lei vi insegnerà a conoscere il suo Figlio divino e ad amarlo. Solo attraverso di lei si può conoscere Nostro Signore Gesù Cristo, è lei che ce lo ha fatto conoscere. Nessuno conosce il Figlio se non la Madre e nessuno la Madre se non il Figlio» (1200).

«Vi sono dei Padri della Chiesa i quali sostengono che tutte le grazie che ci fa Nostro Signore passano per le sue sante mani, essendole stata data ogni potenza in cielo e in terra» (945).

«Parecchi Padri della Chiesa assicurano che tutte le grazie da noi ricevute sulla terra ci vengono distribuite da lei. Lei è la mediatrice tra Dio e gli uomini» (2586).

TALE MEDIAZIONE È VISTA IN DIPENDENZA DA GESÙ CRISTO

«Ella è onnipotente, non indispensabilmente: essendo una pura creatura, non ha nulla e nulla può se non ricevendolo da Dio, il solo indipendente... Niente si può paragonare a questa pura creatura, è il capolavoro delle mani di Dio» (2586).

«In tutto questo, non pretendo commettere l’errore di attribuirle ciò che appartiene unicamente a Dio. So che non possiamo essere salvati se non per i meriti di Gesù Cristo, ma so pure che è la santissima Vergine ad applicarceli... Chiunque è salvato lo deve, dopo Gesù Cristo, alla santissima Vergine. Il suo caro Figlio le ha messo tra le mani le sue grazie e i suoi meriti perché lei ne disponga a suo piacere. Lei è la nostra avvocata che chiede misericordia per noi».

«So bene che Dio è il primo principio della conversione di un’anima, ma posso anche ben dire che la santissima Vergine ne è lo strumento, ne è la causa, non principale, ma per via di mediazione... È Maria che ottiene loro questa grande grazia con la sua intercessione, perché non c’è un solo peccatore convertito che non lo debba, dopo Gesù Cristo, alla santissima Vergine; certo, sono i meriti di Cristo, il prezzo del suo sangue a giustificare i peccatori, ma da lei ci sono applicati».

PRESENTAZIONE DI GESÙ

Il mistero della Presentazione di Gesù al Tempio ci manifesta questa mediazione di Maria al centro della redenzione:

«Dopo che la santa Madre di Dio ha presentato nel Tempio suo Figlio Gesù all’eterno Padre, noi possiamo considerarlo come nostro. Questa Madre divina lo aveva già presentato mille volte sull’altare del suo cuore per riconoscenza di questo bene infinito che riceveva dal suo Amore; e Dio Padre aveva ricevuto questa offerta santa con infinita compiacenza. Ma domani lei lo presenterà nel Tempio di Gerusalemme per la salvezza di tutti gli uomini e Dio gliela restituirà perché tutti lo ricevano dalle sue divine mani, affinché per Gesù possiamo accedere alla sua sovrana maestà e ricevere attraverso di Lui le sue misericordie ... Sorelle mie, quale felicità possediamo in Gesù Cristo e mediante Gesù Cristo, il quale ci viene donato attraverso la sacra Madre di Dio» (323).

«Ecco l’ostia pura, l’ostia santa, l’ostia immacolata, che compie la sua prima immolazione nel tempio del Signore. Ecco la prima messa che Gesù Sacerdote eterno celebra in pubblico mediante il ministero della sua degnissima Madre ... Questo mistero si compie perfettamente nel nostro cuore da parte di Gesù e della sua santa Madre. È lei che lo porta al Tempio, lo dà al glorioso Simeone e, come una divina sacerdotessa, l’offre all’eterno Padre per i peccati del mondo. Ella lo sacrifica e lo rende al Padre, e Gesù in questo mistero sembra non appartenere più alla sua santa madre. Lei lo ha restituito a colui dal quale l’aveva ricevuto. E questa presentazione e immolazione sarebbe stata più che sufficiente per soddisfare la giustizia divina, se lo zelo divino di Gesù non l’avesse spinto a morire per la gloria del suo divin Padre. Per questo è riscattato con due tortorelle. Egli viene restituito alla sua santa madre. Ma perché? per essere presentato un’altra volta all’eterno Padre, non più nel tempio di Gerusalemme, ma sul Calvario; non tra le braccia di questa madre benedetta, ma sulla croce» (459).

Quest’ultimo pensiero è caro a san Bernardo. Maria ha sofferto come noi, ha vissuto nella fede come noi, e questo faceva parte del mistero della sua compassione, annunciatole da Simeone:

«Non crediate che lei sia stata senza sofferenze e senza pene; ne ha avute e assai rigorose, ma non ha portato in sé nessuna ribellione come noi; perché, non avendo avuto il peccato originale, tutto nel suo interno era regolato e sottomesso a Dio. Ma ha avuto pene dolorose nei riguardi di suo Figlio Gesù, e grandi ... , perché Dio le nascondeva il modo in cui l’avrebbe condotta in tutta la sua vita pelligrinante [pellegrinante]. (Pensate che, se le avesse rivelato che avrebbe partorito in una stalla, lei non avrebbe fatto qualche provvista, per ricevere con maggiore decenza e comodità questo Dio bambino? Oh, senza dubbio!).

Il santo Vangelo ce la fa vedere tutta afflitta e angosciata nel Tempio quando aveva perduto il suo caro Figlio, e questo dimostra che quel mistero le era stato nascosto. Dio la conduceva per vie di tenebre e di angustie (captivité), nelle quali ella camminava con una sottomissione perfetta» (1050).

«Dio permise che soffrisse la fatica di un lungo viaggio, le intemperie, il freddo e i rigori dell’inverno, e questo per un disegno tutto adorabile, poiché lei doveva essere con il suo santo Bambino la riparatrice del genere umano» (923).

«Se l’amore della santa Vergine racchiude in sé l’amore di tutte le madri per i loro figli, si può ben dire che lei ha sofferto più di tutti i martiri insieme. Quando il santo Simeone le predice che il Figlio da lei portato tra le braccia sarà la causa della perdita di molti e che una spada di dolore le avrebbe trapassato il cuore, questo comincia fin da quel momento e non fu mai più senza dolore. Non c’è un tormento più crudele dell’amore. Il Figlio risente del dolore della Madre, e il Figlio e la Madre si amano con lo stesso amore. Il dolore del Figlio è il dolore della Madre e i due non ne formano che uno» (2693).

PRESSO LA CROCE DI GESÙ

Ed ecco Maria ai piedi della croce:

«Dio solo ha regnato nel suo cuore, lei è sempre stata la vittima del suo beneplacito; e quando suo Figlio è morto sulla Croce, lei non ha sofferto soltanto come madre, ma ben più, ha sentito in sé tutti i dolori che l’eterno Padre avrebbe sofferto se ne fosse stato capace. Egli le ha dato a questo scopo una forza e una capacità soprannaturale, perché supplisse alla compassione che egli avrebbe dovuto avere, se non fosse stata incompatibile con la divinità» (1200).

ASSUNZIONE DI MARIA

La sua assunzione è il coronamento di tutta la sua vita e la fissa per sempre accanto a suo Figlio, come la supplicante onnipotente, la regina del cielo e della terra:

«Ho solo una parola da dirvi, che traggo da sant’Agostino:  – Ama e fa’ ciò che vuoi».

«Vi dico dunque, Sorelle mie: amate, sì amate con amore ardente questa Madre del puro amore, rallegratevi con lei per vederla così bella, così ricca e ricolma di gloria in questo santo giorno della sua assunzione» (1067).

«Vediamo questa Madre morire d’amore. Ella muore non solo nell’amore e per l’amore di Dio, ma muore di amore» (1067).

«Il motivo per cui vi ho riuniti qui, Sorelle mie, è per dirvi che ho l’ordine di sapere da voi tutte in particolare che cosa desiderate dalla nostra degna e santa Madre. Ella, morendo, vuole lasciare a tutte voi dei pegni del suo amore e della sua protezione santa. Voi sapete che lei, non solo ha in mano i tesori del suo caro Figlio, ma inoltre è ricca di grazia, di meriti e virtù, che sono beni di cui lei non ha più bisogno e che vuole lasciarvi in eredità come a sue carissime figlie. Chiedete dunque, Sorelle mie, e io vi do la mia parola che le vostre richieste saranno esaudite. Mi incarico io di presentargliele, e m’impegno anche a farvi avere ciò che desiderate. Mi direte che parlo troppo arditamente e che prometto una cosa non piccola; è vero; però non oso parlare in tal modo per virtù mia, perché qui tengo il posto della nostra santa Abbadessa. Sì, Sorelle mie, ve lo ripeto, ditemi tutte l’una dopo l’altra ciò che, davanti a Dio, conoscete esservi più necessario per la vostra perfezione e io vi prometto di farvelo dare. Mi avvicinerò, benché indegna, in tutta umiltà al santo giaciglio di questa regina d’amore per esporle i desideri dei vostri cuori e non ho nessun dubbio che siano pienamente soddisfatti» (1067).

«Meditate la morte della santissima Vergine. Domani l’amore la consumerà; è infatti una conseguenza dell’amore quello che le toglie la vita, vita che lei ha cominciato nell’amore al momento della sua immacolata concezione, ha progredito vivendo di amore ed è morta d’amore. Sì, l’amore consuma in questo ultimo istante la vita della Madre di Dio ... E in questo momento della sua morte, ella dice al Padre come suo Figlio, il nostro Signore Gesù Cristo: – Ho compiuto l’opera che mi hai dato da fare. – E, con l’Apostolo: – Dammi la ricompensa» (2170).

«Prego la sacra Madre di Gesù che ci faccia entrare nella grazia della sua gloriosa Assunzione, separandoci dalle cose create, e che ci faccia partecipare alla grazia dei suoi tre tipi di consumazione: il primo è di aver portato a terminare soprattutto tutti i disegni di Dio su di lei, cioè l’opera di Dio in lei; secondo, ha compiuto tutte le virtù e tutta la santità che Dio esigeva da lei; terzo, ha portato a compimento tutta la forza dell’amore divino in lei e l’amore divino l’ha consumata in Dio» (1307) .

«Seguiamo la nostra augusta Principessa, andiamo in cielo e non ritorniamo più sulla terra, ove non si trova nulla che non sia pieno di corruzione. Mettiamo i nostri cuori nel suo cuore verginale e supplichiamola che se li porti in cielo e non ce li restituisca più perché non si macchino ancora, e affinché non abbiano ormai altra vita se non quella che il suo amore riverserà in noi. Amiamo la nostra adorabile Madre e Maestra e preziosa Abbadessa, affidiamoci alle sue cure e alla sua buona guida; niente può perire nelle sue mani benedette» (2388) .

«Tutta la santissima Trinità la guarda con occhi di compiacenza nella sua entrata in cielo, per colmarla di gloria e di meriti: l’eterno Padre come sua figlia, il Figlio come madre sua e lo Spirito Santo come la sua sposa amatissima; infine tutti gli angeli e i santi la contemplano come un prodigio di grazia e ricevono un nuovo accrescimento di gloria all’entrata della loro regina. Ella è la gioia del paradiso. Il trionfo della santissima Madre di Dio, nostra degna Abbadessa e nostra carissima Madre, è una festa universale. Come i suoi figli devono partecipare alla sua felicità!» (2586).

«Aspiriamo alla felicità di vederla nella sua gloria. Preghiamola perché il suo amore aumenti in noi tutti i giorni. Quando esso ci sarà, vi sarà anche l’amore del Figlio suo, essendogli lei così unita che non si può amare l’uno senza l’altro. Attacchiamoci interamente a questa Madre d’amore, andiamo a lei con fiducia e preghiamola di essere la nostra avvocata in questo mondo e nell’altro» (2586).

COMPENDIO SUL MISTERO DI MARIA

Ecco infine un testo che riassume proprio come il Vaticano II il mistero di Maria:

«La santissima Vergine ha le medesime inclinazioni del suo caro Figlio. Ora, egli è venuto sulla terra proprio per i peccatori, ha cercato unicamente la gloria del Padre ed è vissuto solo per farlo conoscere e onorare operando la nostra salvezza. Così, la santissima Vergine, che ha partecipato più di chiunque altro alle disposizioni di Gesù Cristo, essendo entrata nei disegni di Dio fin dall’istante della sua immacolata concezione, per tutto il tempo della sua vita santissima non ha cercato che la gloria di Dio e la salvezza degli uomini. Ella ha sempre avuto un perfetto rapporto con suo Figlio. Ha partecipato alle sue sofferenze sulla croce ... (è stata) il sostegno della Chiesa nascente ... per la consolazione degli apostoli e dei discepoli, che istruiva in particolare sui misteri del Figlio suo. Non leggiamo infatti che lei abbia predicato in pubblico, come avrebbe potuto ben fare, avendo abbastanza luce e scienza per farlo. Ma ella preferì lavorare alla salvezza degli uomini nel silenzio e nel ritiro con la preghiera e l’orazione, piuttosto che con lunghi discorsi, onorando (così) la vita nascosta di Gesù Cristo. Ora che è in cielo, non ha diminuito il suo zelo per la salvezza dei peccatori. Ha sempre lo stesso desiderio di salvarli e un potere ancor più grande di aiutarli. Prega continuamente suo Figlio per loro. Niente le è impossibile. Per comprenderlo, basti dire che è la madre di Dio ... Tutte le grazie che Dio loro fa, passano attraverso di lei, che ne è il canale. La santissima Vergine conosce tutti i nostri bisogni... Ella vede tutto in Dio. Il suo potere, il suo credito, la sua bontà come pure la sua compassione per i peccatori è aldilà di tutto quello che possiamo pensare» (175).



[1]  Attualmente cancellata dal calendario liturgico. Nel calendario di m. Mectilde (e fino alla riforma del Vaticano II) risultava celebrata il 23 gennaio [N.d.R.].

[2]  Pubblicheremo il testo (in trad. ital.) sul prossimo numero, nella rubrica «Pregare con madre Mectilde» [N.d.R.].

[3]  La festa cadeva il 18 dicembre. Si celebrava originariamente, in Spagna, in questo giorno – cf. X Concilio di Toledo, anno 656 –, l’Annunciazione della Vergine. Quando la Chiesa di Spagna si uniformò all’uso universale di celebrare questa ricorrenza il 25 marzo – soprassedendo al disagio indotto dalla necessità, talvolta, per i giorni impediti del periodo quaresimale, di doverla posticipare a dopo Pasqua –, per non venir meno a una celebrazione entrata nella pietà popolare e diffusasi anche al di fuori della Spagna, introdusse questa festa, dell’Attesa del Parto della Vergine. Essa divenne nota pure quale festa di «Notre Dame de l’O», in quanto in quel giorno si cantavano, al vespro, sia l’antifona mariana O Virgo virginum, sia l’antifona cosiddetta maggiore del 18 dicembre O Adonai (cf. P. GUERANGER, L’année liturgique, H. Oudin éd., Paris/Poitiers 1874, 4 éd., voI.: «L’Avent», pp. 531-533). Cf. BENEDETTINE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO DI ROUEN (F), Il posto della Vergine Maria nella vita di m. Mectilde de Bar e in s. Jean Eudes in Ora et Labora, 1991, n. 4, 164-174 [N.d.R.].