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Sr. Marie Véronique Andral, OSB ap
San Bernardo e
Madre Mectilde de Bar
(Mectilde del SS. Sacramento)
[1]
Ora et Labora n. 4- 1991 (157-163) e n.1-1992 (16-22)

 

Madre Mectilde stessa dice: «Ho letto in san Bernardo...». E se, abitual­mente, si accontenta di dire: «Un Padre... i Padri... un Padre della Chie­sa...» senza precisare di più (come si trova 28 volte nei testi scelti per que­sto studio), nomina invece 12 volte san Bernardo, mentre sant'Agostino, per esempio, non è citato nominalmente che nove volte e san Giovanni Crisostomo due sole. Ciò indicherebbe una preferenza per «l'ultimo dei Padri?» Non vi sarebbe nulla di straordinario, dato che san Bernardo, san Paolo e sant'Agostino sono i tre «grandi» della riforma monastica del XVII secolo[2]. A questo proposito, sono rivelatrici le Costituzioni per le Figlie del SS. Sacramento di Port-Royal  [3]. Madre Mectilde aveva in orrore il Gian­senismo, ma ella apparteneva ai suo tempo.

In vista di questo lavoro, abbiamo riletto le antiche Costituzioni, con il Re­golamento degli Uffici che ne è un complemento più ricco di particolari, sia per lo spirito monastico che per la pratica di ogni giorno; e infine le Confe­renze e Capitoli, che contengono i commenti di Madre Mectilde sui Misteri e le Feste, sulla Regola di san Benedetto e sulle osservanze monastiche. Invece, non abbiamo esaminato la Corrispondenza (mare magnum!). Que­sto articolo non sarà quindi che l'avvio di una ricerca da proseguire.

Troviamo chiaramente, parecchie volte, sotto la penna di Madre Mectil­de, frasi come queste:

Domandate a voi stesse, come san Bernardo, perché siete venute qui [4].

O ancora, a proposito delle Sorelle portinaie, le quali sono come il cheru­bino che custodiva la porta del Paradiso:

II chiostro è il Paradiso della terra, secondo il pensiero di san Bernardo [5]

Ecco il gioco di parole tra cella e cielo:

Poiché san Bernardo dice che tra il cielo e la cella c'è poca differenza, esse cercheranno di rendersi compagne degli angeli, lodando Dio, amando il ritiro e onorando la solitudine di Gesù Cristo [6].

Dopo averci assicurato che «tutti i Padri ci dicono che non si può essere persone di vita intcriore e gran parlatori» [7], ella precisa:

essendo molto difficile, come dice san Bernardo, che dopo lunghi col­loqui l'anima non sia più arida, l'orazione meno fervente e il cuore meno irrorato dalla grazia.., [8]

secondo san Bernardo, una persona religiosa non può adempire i suoi obblighi né essere in alcun modo spirituale senza orazione [9].

Un po' più in là vi ritorna, quasi con le stesse parole [10]. Scrive alla contes­sa di Chàteauvieux:

Oh! com'è vero quello che dice san Bernardo, che un'anima che abbia veramente gustato Dio, è impossibile che se ne possa mai separare [11].

Ma soprattutto nei testi propriamente monastici troviamo san Bernardo. La prefazione delle antiche Costituzioni cominciava così:

Se san Bernardo ha potuto dire con verità che la Professione Religio­sa è altissima per la sua eccellenza, che si eleva al di sopra dei cicli e che può essere paragonata alla condizione degli angeli, si può dire che in qualche modo in questo santo Istituto è di una eminenza vera­mente divina e che le religiose che la professano devono essere dotate di una purità e santità tutta celeste che eguaglia quella degli angeli...

Si tratta qui di un argomento a fortiori: le religiose non solo devono imita­re i primi discepoli, ma devono entrare in una particolare alleanza con il Figlio di Dio; esse partecipano con lui della sua qualità di ostia e di vitti­ma, che gli è propria [12].

Ritroviamo san Bernardo nel capitolo delle «dispense», là dove entra in gioco la carità e il suo rapporto con la legge:

Come dice san Bernardo, le superiore non devono agire con minore fedeltà nel (dare?) le dispense, delle inferiori nell'obbedienza; poiché non sono al di sopra della Regola, ma le sono santamente soggette, non hanno il potere di introdurre nessun cambiamento, ma solo di in­terpretarla secondo i tempi, i luoghi, le persone, essendo giusto che quanto è stato ordinato dalla carità sia anche lasciato o interrotto o cambiato in qualcosa di più utile per gl'interessi della stessa carità [13].

In questo testo è notevole il valore dato all'obbedienza. Su tale argomen­to, stralciamo da uno dei Capitoli sull'obbedienza:

Avrete allora motivo di rallegrarvi, come quel buon religioso di san Bernardo che, al momento della morte, si mise a ridere con un'espres­sione di grande gioia. San Bernardo, meravigliato di vedere in lui tan­ta sicurezza in un momento così tremendo e che fa tremare le anime più sante, temendo che vi fosse in ciò una qualche presunzione, gli domandò il motivo della sua gioia e perché rideva. «Oh! Padre mio, rispose il religioso, non mi avete detto che un vero obbediente va in cielo sulle braccia del suo Superiore? Grazie a No­stro Signore, io ho sempre obbedito e non ho mai fatto la mia volon­tà; non ho dunque ragione di rallegrarmi dato che, secondo le vostre parole, ho motivo di credere che sta per essermi aperto il ciclo?». San Bernardo, ammirato della sua risposta, gli disse che aveva ragione e che poteva sperare con una totale sicurezza... [14]. Stimiamo dunque grandemente l'obbedienza. Guardiamo gli elogi che la sacra Scrittura e tutti i santi Padri fanno di questa virtù. Essi pen­sano che, dopo la nascita della santa Chiesa, mai un vero obbediente sia perito. Dicono che la sola pratica dell'obbedienza contiene in sé tutte le adorabili virtù di Gesù Cristo Nostro Signore [15].

Si ha tutto l'interesse a far bene la propria colpa in Capitolo, perché:

Ho letto in san Bernardo che un giorno fece confessare al diavolo che questi perdeva in Capitolo tutto ciò che guadagnava durante la settimana [16].

San Bernardo ci parla anche della grandezza di Dio in termini che non pos­sono non conquistare Madre Mectilde. Nel 1683, nel giorno della Festa del SS. Sacramento, ella dice:

San Bernardo, dopo essersi diffuso a dire tutto quel che ha potuto delle infinite grandezze, perfezioni e attributi di Dio, dice che non si tratta di tutto questo, e che sarebbe una specie di bestemmia il cre­derlo secondo la nostra comprensione, poiché egli è infinitamente al di sopra di tutto ciò che si può dire di una infinità di infinità. Dicia mo dunque, e io uso sempre questo termine, che Dio è incomprensi­bile, perché è impossibile, secondo il nostro linguaggio, farcelo cono­scere meglio nella sua altezza, grandezza e profondità, se non con questa parola di negazione, confessando così la nostra incapacità e dipendenza [17].

Infine, se si prendono i testi sulla Vergine Maria, si vede che, qui soprat­tutto, Madre Mectilde si è impegnata degli scritti di san Bernardo. Non sempre lo nomina espressamente e uno studio più approfondito riserbe­rebbe molte scoperte. Sgraniamo tuttavia ancora alcune spighe:

Parecchi Padri della Chiesa assicurano che tutte le grazie che ricevia­mo sulla terra ci sono distribuite da Lei. Ella è la mediatrice tra Dio e gli uomini [18].

È attraverso Maria che ci vengono distribuite tutte le grazie:

Ella ne è il canale, donde esse defluiscono [19]. Vi sono dei Padri della Chiesa i quali sono convinti che tutte le grazie a noi fatte da Nostro Signore passano per le sue (di Maria) sante mani. Ogni potere le è sta­to dato in ciclo e in terra [20].

Notiamo che in questa occasione Madre Mectilde non manca di precisare in qual modo si opera tale mediazione, e che non toglie nulla all'unico Me­diatore. Così pure per il termine di «redentrice»;

Dei Padri la chiamano la redentrice, dicendo che lei ha cooperato alla nostra redenzione [21].

Ecco una piccola eco del Respice stellam:

Se vi trovate nell'impotenza di occuparvi di Dio, se la vostra indegni­tà e le vostre miserie vi fanno temere di avvicinarvi a lui a causa della sua grandezza e della sua infinita purezza, andate alla SS. Madre di Dio. Ella accoglie le vostre debolezze, non ha in sé niente che ci re­spinga... [22].

Non sono che briciole, rapide citazioni, ma sono significative se si inseri­scono nel contesto generale dell'universo spirituale di Madre Mectilde.

C'è un «luogo» in cui san Bernardo e Madre Mectilde si incontrano in mo­do tutto particolare: quello della Presentazione di Gesù al Tempio. I testi, in cui ogni parola è una allusione, sono ricchissimi, e la loro parentela è innegabile. Ecco per cominciare il testo di Bernardo:

Offri tuo Figlio, Vergine consacrata, e presenta al Signore il frutto benedetto del tuo grembo. Offri, per la riconciliazione di noi tutti, la Vittima santa che piace a Dio. Dio Padre accetterà totalmente que­sta offerta nuova, questa Vittima preziosissima della quale dice lui stes­so: «Questo è il Figlio mio prediletto in cui ho posto tutte le mie com­piacenze». Ma questa offerta sembra abbastanza dolce: è soltanto pre­sentata al Signore, riscattata con degli uccelli e riportata subito via. Verrà il giorno in cui non sarà più offerto nel Tempio né sulle braccia di Simeone, ma fuori della Città, sulle braccia della Croce. Verrà il giorno in cui non sarà più riscattato col sangue di una vittima, ma ri­scatterà gli altri col proprio sangue, perché Dio Padre lo ha mandato come redenzione per il suo popolo.

Quello sarà il sacrificio della sera; questo è il sacrificio del mattino. Questo è più gioioso, ma quello sarà più pieno, poiché questo è offer­to al tempo della nascita, quello è offerto nella pienezza dell'età.

Ascoltiamo ora Madre Mectilde:

È lei (Maria) che lo porta al Tempio, che lo dona al glorioso Simeone, e che, come una divina «sacerdotessa», l'offre all'eterno Padre per i peccati del mondo. Lei lo sacrifica e lo restituisce a suo Padre e Gesù, in questo mistero, sembra non appartenere più a sua madre. Lei l'ha reso a Colui dal quale l'aveva ricevuto. E questa presentazione e im­molazione sarebbe stata più che sufficiente per soddisfare la giustizia di Dio, se lo zelo divino di Gesù non lo avesse spinto a morire per la gloria del suo divin Padre. Ecco perché egli è stato riscattato col prezzo di due tortorelle e restituito a sua Madre. Ma perché? Per es­sere un'altra volta presentato all'eterno Padre, non più nel Tempio di Gerusalemme, ma sul Calvario; non fra le braccia di questa Madre benedetta, ma sulla Croce, dove spirerà senza che nessuno lo riscatti. O sacra immolazione, differente per un verso e molto simile per un altro [23]!

San Bernardo fa parte di quei

Padri della Chiesa (che) dicono che un solo desiderio di Maria era più capace di attirare il Figlio di Dio e di farlo venire sulla terra, che non tutti quelli dei santi Patriarchi e Profeti e di tutti i giusti che vi sono stati fin dall'inizio del mondo, perché esso veniva da un cuore più pu­ro e infinitamente più colmo di amore verso Dio [24].

Poiché ci troviamo alle citazioni ipotetiche, torniamo al Regolamento della Madre Priora:

Secondo i termini di un Padre della Chiesa, ella (la Madre Priora) de­ve generare come una madre spirituale, non nel suo seno, ma nel suo cuore e nella sua anima... Deve considerare, come dice un Padre della Chiesa, che la felicità della sua carica consiste nel servire le Sorelle con carità e nell'assoggettarsi con umiltà a ciò che riguarda il bene e l'utilità di quelle che le sono affidate; e che se davanti agli uomini, come dice lo stesso Padre, ella è elevata al di sopra delle sue Sorelle per il rango onorevole datole dalla sua dignità, davanti a Dio deve es­sere prostrata e abbassata ai loro piedi.

Citiamo ancora due brani delle sue Conferenze:

Voi venite in religione perché questo è il luogo ove si cerca più sicura­mente (Dio), ove lo si trova più facilmente, dove si hanno più mezzi per lavorare alla propria perfezione, e dove ci si rende più graditi a Nostro Signore.. [25].

Un santo Padre dice mirabilmente che l'umiltà è una pianta che estende le sue radici fino all'inferno, e i suoi rami, fiori e frutti fino al paradiso [26].

Diversi temi, cari a San Bernardo, si ritrovano in Madre Mectilde, ma in quale misura egli ne è l’ispiratore? Le fonti di Madre Mectilde sono numerose, giacché lei è immersa in tutta una tradizione, ricchissima in questo inizio del «Gran Secolo».

Una inchiesta sul tema dell’immagine denota l’influenza di Agostino, di Giovanni Eudes e di molti altri, ma sembra che anche san Bernardo vi abbia una buona parte. Riassumiamo rapidamente il suo insegnamento ben noto su questo punto.

L’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Egli deve per prima cosa riconoscere la propria grandezza, la propria dignità che lo rende «capace di Dio». Certo, egli non è direttamente l’immagine, ma «a immagine», poiché l’Immagine perfetta è il Verbo, il Figlio unico. L’immagine di Dio sta principalmente nel potere che l’uomo ha di volere il Bene, che la sua ragione conosce. L’immagine, significa essere libero in rapporto alla necessità; la somiglianza, è la libertà di ben giudicare ciò che si deve fare, e la libertà di volere il bene prescritto dalla ragione. L’immagine è incancellabile, anche se cadessimo nel fondo dell’inferno! La somiglianza, invece, è stata perduta a causa del peccato. La colpa originale fu, per l’uomo, un voltare le spalle alla conoscenza e all’amore di Dio, per rivolgersi alla conoscenza e all’amore delle cose temporali (le «creature», direbbe Madre Mectilde), così messe ormai in rapporto a se stesso invece di esserlo al Creatore. In tal modo egli diventa «dissomigliante», non amando più che se stesso e perde, di conseguenza, la sua rettitudine e la sua grandezza. Ecco perché conoscere se stessi, vuol dire conoscere la propria grandezza e la propria miseria.

L’essenza del peccato è la «volontà propria»: invece di volere Dio per se stesso, la creatura vuole innanzitutto se stessa, poi tutto il resto per se stessa, preferendosi a Dio. È la deviazione dell’amore.

Noi dunque siamo delle immagini di Dio che hanno perduto la loro somiglianza divina, e l’effetto della grazia dell’anima è di aiutarci a lavorare per recuperarla. La vita cristiana – e la vita monastica, evidentemente – è fatta per questo. Occorre dunque una rieducazione dell’amore. E san Bernardo ci descrive i quattro gradi che conducono all’amore puro di Dio (l’amore di Dio per se stesso).

Che cosa ci dice ora Madre Mectilde su questo tema dell’immagine? Abbiamo spigolato dal suo insegnamento e cercato di fissare alcuni passi più significativi:

 

– L’uomo è stato creato a immagine e «somiglianza» di Dio:

 

Dio, creando l’uomo, lo fece a sua immagine e somiglianza, di modo che in tutto se stesso non si vedeva che Dio; e quella nobile creatura, essendo tutta povera in sé. era ogni cosa in Dio... [27] Dio ha creato l’uomo con due inclinazioni: l’una all’elevazione, l’altra all’indipendenza. Queste due inclinazioni erano innocenti in Adamo, nella giustizia originale. Egli era portato all’elevazione e lo era con ragione, poiché Dio l’aveva fatto il più perfetto e il più completo di tutte le sue opere, era il suo capolavoro. Lo aveva formato indipendentemente da qualsiasi creatura e stabilito re e sovrano su tutte le cose: egli non aveva sopra di sé altri che il suo creatore, il quale esigeva da lui soltanto obbedienza e adorazione. Sarebbe stato trasportato felicemente dal Paradiso terrestre in Cielo senza morire, e là avrebbe goduto della visione beatifica di cui godono i beati in cielo, ma senza dover prima soffrire come loro le afflizioni, le malattie, le pene e tutte le conseguenze del peccato. È stato questo peccato, Sorelle mie, che hanno commesso i nostri primi padri, a corrompere quelle due inclinazioni, le quali da innocenti sono diventate criminali. Noi nasciamo in questa corruzione, nasciamo nemici di Dio... [28].

E poiché questa disgrazia è stata causata dalla nostra volontà propria:

È dunque necessario perderla e annientarla in quella di Dio per non vedere più altri che Dio solo regnare in noi. Felice stato che ci fa ritornare alla giustizia originale! [29].

Qual è dunque questa immagine e «somiglianza»?

È presentata come immagine della SS. Trinità. E troviamo il parallelo classico fra la Trinità e le tre potenze dell’anima. La nostra anima è spirituale, come Dio è puro spirito; noi non possiamo conoscerla in se stessa, ma attraverso le sue operazioni, come Dio non è conosciuto in se stesso. ma mediante le sue operazioni:

Voi vedete bene di avere un’anima perché sentite l’operazione delle sue facoltà. Non vedete che avete una memoria, un’intelligenza e una volontà? Vi ricordate, sentite e comprendete, e amate. Vedete dunque che avete un’anima poiché le sue potenze sono operanti. Pensereste forse di vedere la vostra anima in qualche figura? Non sapete che è fatta a somiglianza di Dio? [30]

Tutte le mattine, svegliandoci, dobbiamo adorare la SS. Trinità inabissandoci nel suo adorabile seno, pregarla molto umilmente di esserci favorevole in tutte le nostre azioni, nelle nostre parole, e che tutti i moti dei nostri cuori siano sempre in adorazione di questo divino mistero. Infatti, anche se quaggiù lo vediamo solo con la fede, è una verità, Sorelle mie, che possediamo in noi questo tesoro adorabile. Perché voi sapete che le nostre anime sono create a onore dell’augustissima Trinità, e che le sue tre facoltà: memoria, intelligenza e volontà – sono le immagini e le vive rappresentazioni in noi delle Persone divine. La memoria è attribuita al Padre, l’intelligenza al Figlio e la volontà allo Spirito Santo [31].

Anche le tre virtù teologali, date nel Battesimo, sono messe in parallelo con le tre Persone:

Tre cose sono date nel Battesimo in virtù delle tre Persone divine: 1° la Fede, 2° la Speranza, 3° la Carità. La Fede è attribuita al Padre, la Speranza al Figlio, la Carità allo Spirito Santo [32].

Madre Mectilde, nella sua catechesi battesimale alla contessa de Châteauvieux, prende da san Giovanni Eudes questo brano del Royame de Jésus:

Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vi sono (nell’anima nostra) separandoci da tutte le cose, prendendo di noi possesso e consacrandoci ad essi in un modo tutto speciale, imprimendo in noi il loro divino carattere e la loro immagine, e stabilendo in noi – come nel loro tempio vivo, nel loro sacro tabernacolo, nel loro santo trono e nel loro cielo – la propria dimora, la propria gloria, il loro regno e la loro vita [33].

Il Battesimo ci fa entrare nella famiglia divina, come figli nel Figlio; e qui interviene il tema del Figlio Immagine del Padre, e dei figli immagini dell’Immagine, tema più caro a Madre Mectilde di quello delle tre potenze.

Di nuovo ella cita san Giovanni Eudes:

(Il Battesimo rappresenta) il mistero della sua nascita eterna, perché, come il Padre nella sua eterna generazione gli ha comunicato il proprio essere, la sua vita e tutte le sue divine perfezioni, per cui egli è il Figlio di Dio e l’Immagine perfetta del Padre suo, così col Battesimo egli ci comunica l’essere e la vita celeste e divina che ha ricevuto dal Padre, imprime in noi un’immagine viva di se stesso e ci rende figli del Padre del quale lui è il Figlio [34].

E se il peccato ha cancellato questa immagine, Gesù Cristo è venuto a restaurarla:

Voi avete peccato personalmente un grandissimo numero di volte, e vi siete macchiata volontariamente, cancellando in voi l’immagine della divinità; e che fate ancora ogni giorno preferendo gl’interessi del vostro amor proprio e le creature a Gesù Cristo? Ecco i capolavori che siete capaci di fare e, se attualmente non vi cadete, lo dovete alla grazia di Gesù Cristo[35].

Vi confesso che sono commossa, e lo sono doppiamente, quando vedo cancellato il carattere della divinità. O Gesù, divino Riparatore, riparate con la vostra onnipotenza, la vostra grazia e virtù, questa immagine adorabile. Io lo spero dalla pura vostra misericordia [36].

E se, secondo Adamo noi siamo degni di ogni riprovazione, secondo Gesù Cristo voi siete figlia di Dio, sposa di Gesù Cristo, rivestita di Gesù Cristo, rinnovata dalla sua grazia. Siete membro del suo Corpo e portate la sua immagine e somiglianza (Ef 2, 1-11). Voi siete la prediletta della Santa Trinità [37].

Noi siamo l’immagine di Gesù Cristo. Questa affermazione si ritrova nel commento alla pericope evangelica: «Rendete a Cesare ...»:

Prego Nostro Signore Gesù Cristo che vi dia la grazia di darvi perfettamente a lui secondo l’obbligo che ne abbiamo in seguito al Vangelo di oggi: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio». Mia carissima Figlia, Voi siete l’immagine di Gesù Cristo, ecco perché dovete essere resa a Gesù Cristo. Datevi tutta a lui nella santa Comunione [38].

Io trovo così bello il Vangelo di domenica scorsa: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare», perché quella è l’immagine di Cesare; ma anche: «Rendete a Dio ciò che appartiene a Dio» ... Noi dunque dobbiamo restituire noi stesse a Dio, essendo state create per lui, e a sua immagine, che portiamo impressa in noi, se il peccato non la cancella. Riportiamo dunque tutto a Dio ... [39].

Questo ultimo testo, preso da un «colloquio familiare», porta la data del 1691, più di venti anni dopo il precedente. In una Conferenza sullo stesso Vangelo, rileviamo ancora:

Se Gesù Cristo è l’immagine di Dio suo Padre, bisogna dunque restituire Gesù al Padre. E il cristiano, di chi è l’immagine? Di Gesù Cristo. È quindi giusto che egli si riferisca tutto a lui. Prima del peccato, l’uomo portava l’immagine di Dio. Ma dopo la sua caduta, questa somiglianza divina è stata cancellata dal suo peccato: per cui Gesù Cristo, con una carità infinita, ha poi impresso in noi la sua immagine. Noi dunque apparteniamo a Gesù Cristo per diritto di giustizia, e dobbiamo portare questa immagine in tutta l’anima nostra, cioè rassomigliargli in tutte le cose. Per conoscere la dignità di un’anima cristiana, bisognerebbe poter dire qualcosa delle bellezze di Gesù Cristo: egli è perfetto, e porta grazia e forza nelle anime per poterlo imitare [40].

Madre Mectilde, in una Conferenza su «le tre dimore di Dio», per la festa di Ognissanti del 1662, precisa ancora che, a rigore di termini, non è l’immagine a essere distrutta dal peccato, ma la somiglianza:

 

Dobbiamo dunque parlare della terza casa di Dio, che è la sua dimora nelle nostre anime. In questo palazzo egli risiede con estremo piacere, in questa dimora si comunica all’anima, là riforma la sua immagine che il peccato aveva distrutta. È questa la preziosa casa di cui si parla nel Vangelo sotto diverse similitudini, come il tesoro nascosto nel campo, la perla preziosa, il lievito nascosto nella massa di farina, ecc ... In questo luogo il Profeta chiedeva di abitare tutti i giorni della sua vita, ben sapendo che non avrebbe potuto andare in cielo, nel soggiorno di gloria, senza morire, e per conseguenza senza consumare e finire i suoi giorni. Vedete dunque che chiede umilmente a Dio di dimorare sempre nella sua casa, che è il fondo del suo interno, dove Dio risiede in verità. Le Tre divine Persone vi stanno come nel loro tempio. Là esse compiono le operazioni del loro divino amore; là l’anima riceve la somiglianza con Dio che aveva perduto col suo crimine (= peccato).

Il peccato, Sorelle mie, non può assolutamente cancellare in noi l’immagine e il carattere di Dio, ma ce ne toglie del tutto la somiglianza che ci è stata data nel santo Battesimo e che Adamo aveva ricevuto al momento della sua creazione, quando Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza».

In questo luogo segreto l’anima riacquista una bellezza tutta divina, è resa conforme, uniforme e deiforme a Dio per mezzo di Gesù Cristo. È per lui che tutto si rifà nell’anima e che essa rientra in tutte le perfezioni che aveva perdute. In questa casa interiore, Sorelle mie, dobbiamo cercare di stabilire la nostra dimora [41].

Questo testo riassume un poco ciò che è stato detto e ci introduce nel tema dell’abitazione di Dio nell’anima, tema onnipresente nell’insegnamento di Madre Mectilde. Esso esigerebbe da solo tutto un lavoro che non rientra in questo che ci siamo proposti. Ma, prima di lasciare il tema dell’immagine, contempliamo quest’immagine, unica e perfetta, in una pura creatura, Maria.

Mi sembrava dunque di vedere la SS. Trinità tutta applicata a considerare questa Vergine incomparabile, prendendo in lei un infinito piacere. Si possono a giusto titolo applicare a lei quelle parole della Genesi: «Dio, guardando le sue opere, vide che erano buone». Questo è il capolavoro delle sue mani, perciò egli non la trova soltanto buona, ma perfettissima, del tutto eccellente e degna di lui. Si compiace nella sua opera congratulandosi con se stesso di essere riuscito così bene nel compiere un tale capolavoro di grazia e di natura; poiché fino ad allora non aveva visto, né riconosciuto in nessuna creatura le sue divine perfezioni, ma le trova tutte mirabilmente ben rappresentate nell’anima della santissima Vergine, da lui arricchita di tutti i doni e le grazie di cui può essere capace una pura creatura... Fino a quel momento, non c’era stato nessun sacrificio. nessuna vittima gradita a Dio. Tutto era stato corrotto dal peccato. e se Adamo era stato creato in grazia, non aveva perseverato. Il peccato aveva talmente sfigurato l’immagine di Dio che essa non si ritrovava più in nessuna creatura Ecco perché il più grande piacere che Dio ha avuto in questa pura e innocente creatura è stato di ritrovarsi in lei. Si è visto in lei come in uno specchio, e la gioia che ne ha avuta è stata così grande che, benché sia opera sua, la guarda oggi con tale compiacenza come se non l’avesse mai vista.

Tutta la Santa Trinità si è riversata in lei con tale pienezza di grazia che occorrerebbe una capacità uguale a quella che Dio aveva dato a lei per contenerle tutte. Il Padre la guarda e l’ama come sua Figlia. Il Figlio... come colei che sarebbe diventata sua Madre. Lo Spirito Santo la guarda come la sua Sposa. E, in queste tre qualità, ella fu ricolmata dalle Tre Persone Divine [42].

In Madre Mectilde non ritroviamo i quattro gradi dell’amore secondo san Bernardo; sembra che la sua impetuosità abbia bruciato le tappe e che si slanci fin dall’inizio verso la purezza dell’amore di Dio, amato per se stesso, in lui e per mezzo di lui, in un modo che dà un po’ le vertigini! Ma, se si guarda più da vicino, anche lei ne ha salito i gradini... Questa è un’altra storia che ci condurrebbe troppo lontano.

L’itinerario del ritorno è sempre quello dell’amore.

 

Sr. Marie Véronique Andral, OSB ap

 

Monastère des Bénédictines

F 20222 – ERBALUNGA (Corse)

 

 



[1] Tradotto da Collectanea Cisterciensia 52 (1990), 318-329. In omaggio a Dom Jean Le-clercq, verso il quale le nostre Federazioni (di Benedettine del SS. Sacramento) di Francia, Germania, Italia e Polonia hanno un così grande debito di riconoscenza per le conferenze, gli articoli, le prefazioni di opere ecc., da lui accordatici con tanta benevolenza e compren­sione.

[2] Si troveranno facilmente le Oeuvres già pubblicate di CATHERINE DE BAR — o Mère mechtilde du saint-sacrement — nella pagina di risguardo della recente opera: CA­THERINE DE bar, Une amitié spirituelle au Grand Siècle. Lettres de Mère Mechtilde de Bar a Marie de Chdteauvieux, Téqui, Paris 1989. Tuttavia, poiché abbiamo utilizzato scritti an­cora inediti, pensiamo sia necessario indicarne le fonti: 1) Constitutions: copia manoscritta delle «Constitutions rédigées par Mère Mechtilde», segnata P. 103 agli archivi di Parigi, rue Lhomond, attualmente negli archivi del monastero di Rouen (che ha raccolto quelli di Parigi dopo la sua chiusura); vi si può assegnare una data tra il 1698 e il 1706; - 2) Règle-ment des Offices: manoscritto non numerato, degli archivi di Rouen, dell'inizio del XVIII secolo; esistono parecchi esemplari di questo manoscritto, che è stato stampato — e defor­mato — nel XIX secolo; 3) Conférences et Ckapitres: raccolta fotocopiata dal monastero di Bayeux dai migliori manoscritti dell'epoca, manoscritti numerosi provenienti dai monaste­ri di Toul, Saint-Nicolas-du-Port (oggi Bayeux), Parigi, Rouen, Craon, ecc... Sono stati re­censiti, dattilografati, collazionati circa trent'anni fa. L'insieme degli «scritti» di Madre Mectilde comprende più di 3200 pezzi; i numeri indicano lo schedario generale che contie­ne le notizie su ogni pezzo e la referenza di tutti i manoscritti in cui si trova. Questo lavoro fu realizzato a Parigi da una équipe internazionale di religiose benedettine, «figlie» di Ma­dre Mectilde.

Nel presente lavoro, le Constitutions saranno designate con Const., il Réglement des Offices con RO, e le Conférences et Cbapitres con CC.

[3] Le Constìtutions du Monastère de Port Royal du Saint Sacrement, A Paris, chez G. Desprez e J. Dessessartz, 1721, p. 19: «... Esse avranno dunque una devozione particolare a san Paolo, a sant'Agostino e a san Bernardo, in onore della santa Trinità, che venereran­no in questi tre Santi, e in onore della grazia, di Gesù Cristo, per l'intelligenza della quale ognuno di essi è stato eccelso nel suo secolo.

[4] N. 2139, n. 1752.

[5] RO, p. 113.

[6] Const., cap. 22.

[7] CC, n. 118 e 120.

[8] RO, p. 12

[9] Ibidem, p. 53.

 

[10] Ibid., p. 80.

[11] N. 2252. Questo testo, indirizzato alla contessa di Chàteauvieux, non rientra nel no­
stro programma d'investigazione; ma essendoci venuto sotto gli occhi, non abbiamo resisti­
to al desiderio di trascriverlo.

[12] Const., Préface.; tr. it.: Costituzioni di M. Mectilde de Bar sulla Regola di san Benedetto,
Monastero Benedettine SS. Sacramento di Alatri (It.) 1982, p. XVII (prò manuscripto)
[N.d.T.].

[13] RO, p. 19.

[14] Capitolo del 1693; CC, n. 1752.

[15] Conferenza sull'obbedienza; CC, n. 2138.

[16] CC, n. 527 («Dans quel esprit nous devons faire nos actions»); tr. it. in G. GUERVIL-
LE, C. Mectilde de Bar. II. Uno stile di «lectio divina», Città Nuova, Roma 1989, pp. 211-212
[N.d.T.J.

[17] N. 188.

[18] Conferenza per la festa dell'Assunta, 1691; CC, n. 2786.

[19] Conferenza sull'Immacolata Concezione della SS. Vergine, 15 dicembre 1964; CC, n.
175.

[20] Conferenza del 22 ottobre 1694; CC, n. 945.

[21] Conferenza sulla Natività della SS. Vergine, CC, n. 2374.

[22] Conferenza sul Sacratissimo Cuore della SS. Vergine, 7 febbraio 1695, CC, n. 1200.

[23] Conferenza sulla Presentazione di Gesù al Tempio; CC, n. 459. San BERNARDO, Ser­mone 3 per la Purificazione.

[24] Conferenza per il 17 dicembre 1694; CC, n. 2381

[25] Secondo Capitolo a Rouen, 29 novembre 1677; CC n. 3155.

[26] Conferenza del 17 dicembre 1663; CC, n. 2721.

[27]  Conferenza per la festa di Ognissanti; n. 68.

[28]  Conferenza sull’umiltà; CC, n. 2215.

[29]  CC, n. 68.

[30] CATHERINE de BAR, Une amitié spirituelle au Grand Siècle ... (vedi nota 1), p. 113.

[31]  Conferenza sulla festa della SS. Trinità; CC, n. 114.

[32]  CATHERINE de BAR, Une amitié ... (vedi nota 1), p. 100.

[33]  Ibidem, p. 85; S: JEAN EUDES, Le Royame de Jésus, 7e partie, XIV.

[34]  CATHERINE de BAR, Une amitié… (ved. nota 1), p. 103 ; S. JEAN EUDES, Royame de Jésus, 7e partie, VIII.

[35]  Istruzione alla contessa di Châteauvieux, n. 1723.

[36]  Ibidem, n. 1387.

[37]  Ibidem, n. 3041.

[38]  Ibidem, n. 1320.

[39]  Entretiens Familiers, p. 4.

[40]  Conferenza per l’8a domenica dopo Pentecoste; CC, n. 2690.

[41]  N. 2029.

[42]  Entretien Familier, 21 novembre 1696; n. 2120.