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Deus absconditus, anno 101, n. 3, Luglio-Settembre 2010, pp. 51-56

Sr. Maria Cecilia La Mela osb ap *
Madre Mectilde de Bar e suor Faustina Kowalska:
due spiritualità a confronto
 

Leggendo il Diario di Santa Faustina Kowalska (1905-1938) sono rimasta vivamente impressionata dalle numerose somiglianze tra la spiritualità di questa giovane suora polacca e quella della nostra Madre Fondatrice. Già il cognome religioso (del SS. Sacramento), scelto liberamente da entrambe, sembra indicare un comune denominatore, ossia il marcato orientamento eucaristico della loro vita spirituale.

Si può dire che quasi ogni pagina del Diario di Santa Faustina sottolinei, nel colloquio intimo davanti al Tabernacolo, questa centralità che palpita in tutti gli scritti mectildiani. L’Eucaristia è e resta la ragione dell’esistenza e della consacrazione di queste due donne davvero eccezionali che, a distanza di quasi tre secoli l’una dall’altra, sono straordinariamente vicine in quella convergenza mistica che è conferma dell’unico e universale soffio dello Spirito Santo. Le rivelazioni mistiche di Santa Faustina, approvate dalla Chiesa, ci aiutano a capire meglio il carisma mectildiano, anch’esso approvato ufficialmente e, data la loro modernità rispetto agli scritti della nostra Fondatrice, sembrano confutare le obiezioni di chi potrebbe trovare troppo duro e ormai superato il linguaggio mistico di madre Mectilde. Del resto, data l’ignoranza di Santa Faustina (erano davvero poche le letture che aveva fatto), è molto improbabile che ci siano legami diretti tra le due spiritualità, ma è sorprendente e riscalda davvero il cuore appurare come il linguaggio di Gesù all’anima sia sempre sullo stesso inconfondibile tono: le ispirazioni interiori sono uniche e irripetibili per chi le riceve ma, lette in sinossi ad altre, emergono nel segno dell’unitarietà di temi e di espressioni, quelle di un Vangelo colloquiale e intimo tradotto in sentimento, in poesia, in estasi, in rapimento, in colloqui struggenti…ma è il medesimo Signore che si rivela e feconda l’anima, guidandola nelle stanze del “castello interiore”, per dirla con Santa Teresa d’Avila, verso le alte vette della perfezione.

La fondazione della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia in cui entrò Santa Faustina, che ha come attività specifica l’educazione delle ragazze a rischio, risale al 1862. La Fondatrice, Madre Teresa Ewa Potockol, ha preso i metodi di lavoro per la salvezza delle ragazze e delle donne bisognose dalle suore francesi Madre Teresa Rondeau da Laval e da Madre Teresa Kardina de Lamourous da Bordeaux, orientate entrambe dalla spiritualità di S. Ignazio di Loyola [1]. Ci sono dunque alcuni fili conduttori, sicuramente indiretti, che legano il percorso da Mectilde de Bar a Santa Faustina: prima di tutto la Polonia dove nasce la Congregazione della B.M.V. della Misericordia e dove era già radicata la presenza di alcune case del nostro Istituto, poi la Francia attraverso la mediazione delle suore di Laval e Bordeaux e, non da ultimo, la spiritualità ignaziana  tanto cara anche a madre Mectilde che era solita chiamare, per i sermoni del giovedì, noti padri gesuiti. Tra l’altro alcune tradizioni di preghiere e riti praticati nel nostro Istituto e nella Congregazione della B.V.M. della Misericordia sembrano uguali o simili; questo è possibile in quanto alcune pratiche provenivano da epoche passate e influenzate, in un modo o nell’altro, dal monachesimo. La più evidente è quella che riguarda l’elezione della Madonna a Superiora Generale. Con un solenne atto, anche le suore della Congregazione della B.M.V. della Misericordia, il 5 agosto del 1937, hanno affidato alla Vergine Maria tutte le questioni temporali e spirituali, ripetendo da allora in poi, ogni 15 agosto, in occasione della solennità dell’Assunta, così come facciamo noi, l’atto di rielezione.

La pronta obbedienza alla volontà divina, la fedeltà ai voti religiosi, l’annientamento, la piccolezza, l’adesione alle ispirazioni divine, il primato della preghiera, l’adorazione e la riparazione, il silenzio, la devozione mariana, e altri ancora, sono valori fondamentali sia in madre Mectilde che in santa Faustina, ma preferisco soffermarmi su tre pilastri portanti del carisma specifico e insieme convergente di entrambe. Per motivo di spazio devo ridurre la scelta antologica limitandomi, pertanto, a qualche significativo esempio.

1) Il puro amore. È un tema nodale nella spiritualità mectildiana: basta leggere quanto scrive Santa Faustina per sentire viva l’impressione di incontrarsi con le parole di madre Mectilde:

“L’amore puro è capace di grandi imprese e non l’annientano né le difficoltà, né le contrarietà […] Per piacere a Dio una cosa è necessaria: fare con grande amore le cose più piccole. Amore e sempre amore. L’amore puro non sbaglia; esso ha singolarmente molta luce e non fa nulla che non debba piacere a Dio. È attento nel prevedere ciò che è più caro a Dio e non c’è nulla che lo eguagli; è felice quando può annientarsi e ardere come un sacrificio puro. Quanto più dà di sé, tanto più è felice” [2].

Ed ecco madre Mectilde:

“Il puro amore fa tutto per Dio. Rende tutto a Dio senza appropriarsi mai di cosa alcuna. La sua tendenza è di far regnare Dio, di glorificarlo in tutto, senza inquietarsi di sè” [3].

Continua Santa Faustina (Diario, nn° 201.293):

“Le cose esteriori non hanno significato per un amore puro; esso supera tutto. Né le porte di una prigione, né le porte del cielo contano per lui. Esso giunge fino a Dio Stesso e nulla riesce ad estinguerlo. Per lui non esistono barriere: è libero come un re ed ha ovunque ingresso libero. La morte stessa deve piegare la testa davanti a lui [...] Io non faccio profondi ragionamenti sulla mia vita interiore; non sto ad analizzare per quali vie mi conduce lo Spirito Divino. A me basta questo, che so di essere amata e che amo. L’amore puro mi fa conoscere Dio e mi dà la comprensione di molti misteri”.

È quanto consigliato da madre Mectilde:

“Bisogna che incominciate a vivere di puro amore, ossia puramente per Dio” [4] e sperimentato da Santa Faustina (Diario, nn.° 778.781.990.1092):

“Dio mi fece conoscere la sola ed unica cosa che ai Suoi occhi ha valore infinito e questa è l’amore di Dio, l’amore, l’amore ed ancora una volta l’amore. E nulla è paragonabile ad un solo atto di puro amor di Dio. Oh, quali ineffabili favori concede Iddio ad un’anima che lo ama sinceramente! Ed esse sono le anime piccole ed umili [...] O Amore, o regina [5] delle virtù! L’amore non conosce timore; esso non teme nessuno […] O puro amor di Dio, quanto sei grande ed impareggiabile! Oh se le anime conoscessero la Tua potenza! [...] So bene, o Signore, che tu non hai bisogno delle nostre opere. Tu vuoi amore, amore, e ancora una volta amore di Dio. Non vi è nulla più grande di questo, né in cielo, né in terra. La massima grandezza sta nell’amare Dio; la vera sapienza sta nell’amore di Dio […] Ho conosciuto che solo l’amore ha valore, l’amore è una cosa grande; nulla, nessuna opera può paragonarsi ad un atto di puro amore di Dio”.

Madre Mectilde stessa ci assicura che “bisogna aver sperimentato gli effetti del puro amore per parlarne efficacemente” [6]. E ancora, per concludere, qui di seguito madre Mectilde e Santa Faustina:

“L’amore puro è bello, colmo di attrattive, ma noi siamo ancora troppo impure per possederlo: esso riposa nelle anime totalmente annientate [...] L’amore puro non è mai senza sofferenza: la croce mantiene l’amore puro e l’amore puro sostiene la croce; sembrano inseparabili, e quando l’anima non sperimenta la croce, soffre di non soffrire” [7].

(Diario, nn° 1363.1365):

“L’amore puro è la guida della mia vita ed il frutto all’esterno è la Misericordia […] O Amore eterno, che accendi in me una nuova vita, una vita d’amore e di misericordia, sostienimi con la tua grazia, affinché io corrisponda degnamente alla Tua chiamata”.

2) La vittima. Sappiamo quanto varia e ricca sia la spiritualità vittimale in Mectilde de Bar. Mi limito solo a qualche breve trascrizione. Così scriveva alla comunità di Parigi:

“Vi invito a raddoppiare la vostra fedeltà per diventare vere vittime; questa non è una qualità nuova, è un titolo che Gesù Cristo ci ha impresso nel battesimo, con l’obbligo di renderlo efficace […] Le nostre sorelle stimino come un favore singolare la grazia della loro vocazione che, in qualche modo, le divinizza, associandole a Gesù Cristo in modo più intimo nel suo stato di ostia e di vittima, per immolarle con lui al Padre e riparare la sua gloria” [8].

 La preghiera di Santa Faustina (Diario n°483), “Fa’ di me, o Gesù, una vittima gradita e pura davanti al Volto del Padre tuo. O Gesù, Tu che puoi tutto, trasforma me misera e peccatrice in Te e consegnami al Tuo Eterno Padre” non è davvero in sintonia con la nostra spiritualità? E ancora (Diario n° 572): “Ogni suora arda come una pura vittima d’amore davanti alla Maestà di Dio, ma per essere gradita a Dio, si unisca strettamente a Gesù; soltanto con Lui, in Lui e per Lui, possiamo piacere a Dio” perché, come afferma madre Mectilde, “Gesù Cristo è il vero e degno riparatore della sua gloria e di quella del Padre” [9].

 

E, infine, metto di seguito una preghiera di madre Mectilde e una di Santa Faustina di immediata ed evidente somiglianza:

“Divino e adorabile Gesù, io ti credo, ti adoro e ti contemplo in questo mistero d’amore come Ostia Santa e Sacra, che porta su di sé e che cancella i peccati del mondo, ed è qui immolata da Te stesso per la gloria di Dio tuo Padre e per la salvezza degli uomini […] O mio adorabile Gesù! Per onorare ed in unione all’offerta e al sacrificio che fai di Te stesso a tuo Padre, mi offro a Te per essere ostia della tua amabilissima volontà e vittima immolata alla tua pura gloria. Uniscimi a Te. Attirami nel tuo Sacrificio, affinché io sia sacrificata con Te e da Te stesso; fammi morire a me stessa e a tutto ciò che ti dispiace” [10].

(Diario nn° 908.1264):

“Desidero diventare una vittima sacrificale per i peccatori. L’involucro del corpo nasconda il mio sacrificio, dato che anche il Tuo Sacratissimo Cuore è nascosto nell’ostia, dove pertanto sei un olocausto vivo. O Gesù, transustanziami in Te, affinché io sia un olocausto vivo a te gradito. Desidero riparare in ogni momento per i poveri peccatori […] O Gesù Ostia, che ho ricevuto in questo momento nel mio cuore, in unione con Te mi offro al Padre Celeste come vittima sacrificale, rimettendomi totalmente e nel modo più assoluto alla misericordiosissima e santa volontà del mio Dio”.

3) La Divina Misericordia. Ovviamente tutto il Diario di Santa Faustina è imperniato sulla Divina Misericordia e i numerosi confronti con madre Mectilde meriterebbero un articolo a parte. Offro allora, come esemplare per tutto, l’accostamento tra una affermazione di madre Mectilde e il corrispondente raffronto nel Diario:

“Dio si considera meno offeso da un delitto, che dal non credere alla sua misericordia […] A cosa serve allontanarsi dalla fiducia per gettarsi nella disperazione?” [11].

E Gesù conferma questa fiducia comandando così a Santa Faustina (Diario n° 1076):

“Scrivi: tutto ciò che esiste è racchiuso nelle viscere della mia Misericordia più profondamente di un bimbo nel grembo materno. Quanto dolorosamente mi ferisce la diffidenza verso la mia bontà! I peccati di sfiducia sono quelli che mi feriscono nella maniera più dolorosa”.

Ed è con questa grande apertura alla Misericordia Divina che madre Mectilde e Santa Faustina ripetono incessantemente anche all’umanità di oggi il messaggio prezioso dell’apostolo Giovanni: “Dio è amore e chi sta nell’amore dimora in Dio” (1Gv 4,16). È quanto ci sta dicendo con insistenza Papa Benedetto XVI che, con la sua prima enciclica Deus caritas est (2005) e la sua prima lettera apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis (2007), non fa altro che ribadire il cuore di un cristianesimo imperniato sui due comandamenti della carità: amore a Dio e amore al prossimo.

Solo così la nostra vita, baciata dalla misericordia di Dio, sarà trasfigurata dal “puro amore”!   

 

 

 



[1] Le notizie storiche mi sono state gentilmente concesse dalle Suore della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia che hanno una Casa a Roma, presso la chiesa di Santo Spirito in Sassia.

[2] Maria Faustina Kowalska, Diario, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2006, n° 140.

[3] C. M. De Bar, Il sapore di Dio. Scritti spirituali 1652-1675 =SD, Jaca Book, Milano 1977, p. 176.

[4] Ibidem, p. 179.

[5] Il sostantivo “amore” in polacco è femminile.

[6] C. M. De Bar, SD, p. 175.

[7] Ibidem, pp. 177.178.

[8] C. M. De Bar, Non date tregua a Dio. Lettere alle monache 1641-1697, Jaca Book, Milano 1978, p. 234.

[9] Ibidem, p. 236.

[10] C. M. De Bar, N. 363 Atto di offerta a Gesù nella Santa Eucaristia, in JOSEPH DAOUST, Il messaggio eucaristico di madre Mectilde del SS. Sacramento, Ronco-Ghiffa 1983, p. 177.

[11] C. M. De Bar, Colloqui familiari, Alatri 1987, p. 29.